In una conferenza poco frequentata del 1974, Herbert Marcuse ha avvertito l’importanza di un contatto tra teoria e pratica. Per Marcuse la teoria e la pratica non costituiscono mai un’unità immediata. Tuttavia in determinati frangenti storici è importante porre l’esigenza di «una conversione del lavoro alienato in lavoro creativo e del passaggio dal dominio sulla natura alla cooperazione con essa». Accanto alla pratica (volta alla trasformazione del mondo), il compito della teoria consiste, difatti, nel «liberare il lavoro intellettuale». E, per liberare il lavoro intellettuale è necessario, per Marcuse, che ci sia uno scambio: scambio che può nascere, però, soltanto dopo aver fatto fronte ad un rapporto di «alterità», ovvero ad una tensione con la pratica che appartiene all’essenza stessa della teoria.
«Sapere&Arte», il recente incontro tenuto a Pescara nella Sala Congressi dell’Aeroporto Internazionale d’Abruzzo Pasquale Liberi, riapre questo dossier – questo legame imprescindibile tra teoria e pratica – per costruire una riflessione luminosa sullo stato della cultura attuale. Di una cultura che sente l’esigenza di smarcarsi dall’ornamento (spazio nel quale è relegata dalla cintura politica attuale) per istituire uno spazio d’azione in grado di garantire nuove strategie, nuovi intenti comuni, nuovi rapporti di cooperazione e di compenetrazione tra le realtà economiche (industriali e artigianali) più interessanti della Regione Abruzzo e quelle intellettuali che dialogano con il panorama planetario dell’arte contemporanea.
Grazie alla partecipazione di due protagonisti cardinali dell’appuntamento, Giorgio Fasol (collezionista e mecenate di arte contemporanea tra i più luminosi in Italia) e Umberto Sulpasso (economista ideatore del «Prodotto Nazionale Sapere»), «Sapere&Arte. Una nuova rete per crescere», è, allora un incontro che pone fondamenti fruttuosi, zoccoli utili a riconquistare il dialogo: un dialogo attraverso il quale produrre ed estendere il gusto alle varie forme di creatività umana. Per uscire dall’impasse delle crisi attuali.
«Il desiderio», suggeriscono Mariantonietta Firmani (direttore artistico Parallelo42 contemporary art) e Alessandro Addari (curatore del volume La rivoluzione del Business Collaborativo), ideatori e organizzatori dell’incontro, «è quello di creare un cortocircuito tra la ricerca economica, che mette tecnici e politici insieme (per cercare una svolta possibile alla grande recessione che ha gettato in crisi l’Occidente e il suo sistema monetario) e la produttività economico-culturale del mercato dell’arte, il cui valore di scambio è invece la Conoscenza che parte dall’uomo per arrivare al mondo, in un processo praticamente inverso a quello economico». La speranza di una fattibilità, di una teoria che sposi la pratica sotto il segno del cosiddetto «fattore K / Knowledge» (individuato nella libera circolazione delle idee, nel dialogo e nel confronto costante tra ambiti disciplinari diversi che attraversano orizzontalmente la società), è garantita – e bisogna dirlo – dalla presenza, accanto a Fasol e Sulpasso, di alcuni relatori programmati, accademici e imprenditori, tra gli altri: Enrico Marramiero (presidente Confindustria Pescara), Carmine Di Ilio (Rettore Università G. d’Annunzio Chieti Pescara) e Italo Lupo (presidente Unesco Pescara), pongono le basi per un reale processo di «Conoscenza» reciproca, ma con nuovi ingredienti, adatti a formulare una «ricetta per la promozione di una economia sempre più centrata sulla produzione di valore culturale che sappia proiettare l’Abruzzo nel mondo». Non resta che attendere i frutti e i prossimi step di questo primo incontro che, tra i gusti dell’arte e le varie manovre dell’economia culturale (la DOCUMENTA DI Kassel e il Guggenheim di Bilbao, da angolazioni differenti, ne sono prove vincenti), disegna il panorama del prossimo futuro.