Le parole danno vita a sguardi, atteggiamenti, espressioni, presenze. I delicati ritratti, come una nuvola evanescente, delicatamente si appoggiano sulle pareti della galleria. I due piani dello spazio espositivo sono ridondanti di parole, che non confondono o disturbano ma che, con armonia, creano forme inaspettate. La mostra alla Woolff gallery della giovane artista del Cambridgeshire, Annemarie Wright (1979), presenta ritratti di personaggi della nostra epoca, appena passata o presente, più alcuni paesaggi urbani londinesi. I sentimenti e le emozioni che i personaggi hanno suscitato nell’artista divengono parole che danno forma allo sguardo, al viso, al ritratto. La nube dei suoi pensieri, prende corpo nei lavori tramite l’espressione personale della scrittura manuale. I semplici ritratti in bianco e nero, eseguiti con inchiostro su carta, solo in un secondo momento ci rivelano di essere formati da parole.
Divertente è cercare di riconoscere i soggetti ritratti. In The world used us as an excuse to go mad (2010) vi sono i quattro di Liverpool, Andy Warhol in I like boring thinks (2010) e Margaret Thatcher in The lady is not for turning (2011). Ma l’artista è conosciuta per il provocatorio ritratto di Tony Blear, Their families have been told (2011) creato scrivendo i nomi dei soldati britannici caduti nei conflitti in Iraq e Afghanistan, suscitando disappunto per l’aver associato i nomi delle vittime al carnefice. Quest’ultimo lavoro fa parte della serie Scandals-art that rocked the world come anche They shouldn’t be restless (2010), dove le Twin Towers sono create usando i nomi delle vittime dell’attentato terroristico dell’11 settembre. Il valore di questi lavori risiede, oltre che nell’armonia e nella delicatezza della composizione, anche nel caricare di un forte valore simbolico la scrittura. Proprio la scrittura sembra, quindi, essere al centro dell’intero lavoro dell’artista. Condannata ad una storia travagliata, ad essere dimenticata e sfavorita rispetto alla voce, la scrittura è tornata, da qualche tempo, al centro degli interessi della nostra cultura. Un esempio su tutti è il filosofo francese Jacques Derrida che, di un’analisi della scrittura, ne ha fatto una filosofia. La scrittura, nei lavori della Wraight, diventa un segno corporeo e, in quanto tale, è il tramite sia per un concetto che di un gesto. Nei suoi lavori il tratto manoscritto si presenta più sottile, altre volte più spesso e, insieme anche alle pause del testo, crea il chiaro scuro.
I volti ritratti nascono in questo modo dalla fisicità delle parole. La traccia del segno grafico annuncia ed allo stesso tempo ricorda. La scrittura dotata di fisicità, possiede un volume, effetti sedutivi ed emanazioni sensibili, non si limita, quindi, a esprimere un concetto, ma è capace di esprimere l’espressione di un volto.
martina adami
mostra visitata il 24 marzo
dal 25 marzo al 14 maggio 2011
Annemarie Wrighht
Londra, Woolff gallery
89 Charlotte St, London, W1T 4PU
Info: info@woolffgallery.co.uk,
Tel.: +44 (0) 207 631 0551, Cell.: + 44 (0) 7961 417 334
Orari: Lun.-Ven. 10.30-18, Sab. 11-17
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Leggere questa recensione mi ha fatto venir voglia di andare a visitare la mostra..ma soprattutto di cercare di tornare a dare un reale "valore simbolico alle parole", cosa che ormai con l'insorgere di immagini flash si è andato perdendo. Grazie lavoro ben fatto.
Caro Exibart. Grazie così tanto per un bellissimo articolo sul mio lavoro artistico. E 'stato bello sentire le belle cose scritte su di me. Per favore mi segua su Twitter @artmouse79
xxx