La curatrice Gioia Mori ha tracciato le fila di un’opera scandalosa e dai richiami cinematografici.
E’ quella di Tamara de Lempicka (Varsavia, 1898 – Cuernavaca, 1980), artista che esplode e si rifugia nella vita.
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si tratta della personale di gran lunga più completa celebrante la stravagante artista polacca.
Si direbbe una Greta Garbo dalla follia compassata negli occhi e nei gesti da attrice di era hollywoodiana anni ‘30.
Una mangiatrice di tele (oltre 100 quelle esposte in questa personale a lei dedicata), di luoghi, di relazioni.
La sua vita scorre tra le maggiori capitali del bel mondo, sin dagli studi compiuti in tenera età in Svizzera, per poi approdare a San Pietroburgo, dove fa la conoscenza del suo primo marito da cui deriva il suo nome, il giovane avvocato Tadeusz Lempicki. A seguito della Rivoluzione Russa la coppia si trasferirà a Parigi, dove Tamara, sotto consiglio della sorella dotata di uno spiccato senso pratico, che le suggerisce di industriarsi per far fronte alle difficoltà economiche, consegue gli studi di pittura presso l’Académie de la Grande Chaumière con maestri del calibro di Maurice Denis e André Lhote. Ma è la sua passione per Ingres a donare ai suoi dipinti una resa scultorea ventilante l’introduzione di un’avanguardia artistica che segnerà la sua epoca. Le sue donne infatti sono iscritte in una corrente nuova, che abbina sapientemente il classico con il cubismo e l’altera superbia delle dive del cinema muto.
In Germania approda all’illustrazione di Die Dame, rivista femminile in gran voga. Le sue donne sono glamour, eleganti, alla moda. In questa fase la Lempicka dipinge gli anni ruggenti, la fragorosa voglia di vivere che si scatena nella sua esistenza stessa irrandiandosi nei volti della società che dipinge: sono per lo più conoscenze legate alla mondanità europea quelle contrassegnate dal giovane pennello di Tamara (rinomato il ritratto di Madame Zanetos del 1924; risalgono invece al 1925 il ritratto della duchessa di Valmy, quello dello scrittore André Gide, dei marchesi d’Afflitto e Sommi, di altezze reali quali il principe Eristoff e Sua Altezza Imperiale il Granduca Gabriel Constantinovič). A seguito dell’esposizione delle sue opere nel 1928 al Salon d’Automne, lo statuto di artista viene formalmente riconosciuto alla Lempicka. Ne risulta una vita fuori dalle righe, sviluppata secondo dogmi epicurei. Conduce una relazione assidua e scandalosa con Ira Perrot, rappresentata in un quadro, il favorito dalla Lempicka stessa; è di dimensioni importanti (116×73 cm) il ritratto di Ira Perrot, la sua Tristezza, datato 1923 e visibile al pubblico per la prima volta dopo essere stato rinvenuto presso un collezionista privato, in occasione di questa favolosa mostra al Vittoriano. A Milano si tiene la sua prima esibizione personale, nella Bottega di Poesia del conte Emanuele Castelbarco. A Parigi da luce a sua figlia e si apre all’esperienza della maternità: Tamara, dallo stile di vita gaudente e noncurante, si rifugia negli occhi dell’amata Kizette (presente in Ritratto di bambina con il suo Orsacchiotto – 1923; Ritratto di Kizette – 1924; Kizette in Rosa – 1926; Ritratto di Kizette adulta – 1955), che ritrae a più riprese nel corso della sua esistenza sottolineandone il candore. La sua condotta opulenta e libertina dirige il suo matrimonio verso un divorzio, ulteriore elemento di scandalo negli anni febbrili dell’Art Decò.
Il secondo uomo a portarla all’altare sarà il barone Kuffner, con il quale si trasferisce negli Stati Uniti verso la fine degli anni ‘30. A Los Angeles compie un vero e proprio blitz di marketing su se stessa, tanto che in pochi mesi viene definita dalle maggiori testate come “la baronessa col pennello”, collocandosi rapidamente alle vette della vita mondana del luogo.
Artista riconosciuta ed apprezzata, conduce una vita sfarzosa e priva di inibizioni fino alla fine.
Cruciale la sua esterofilia per spiegare il suo intervento multiforme nell’arte. Quale sublime figura rappresentativa del moderno, ella acquisisce tratti provenienti da differenti correnti artistiche inglobandoli in un nuovo, rivoluzionario ed ancora attuale movimento proprio.
eleonora galasso
mostra visitata il 10 marzo 2011
dall’11 marzo al 10 luglio 2011
Tamara de Lempicka – La regina del moderno
a cura di Gioia Mori
Complesso del Vittoriano, Via san Pietro in Carcere, Fori Imperiali, Roma
Orario:dal lunedì al giovedì 9.30-19.30; venerdì e sabato 9.30-23.30; domenica 9.30-20.30
Ingresso: intero
€ 12; ridotto
€ 8.50
Catalogo: Skira
Info: 06/6780664
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