Categorie: altrecittà

Verso Est

di - 5 Aprile 2011

Un richiamo verso est. Sono i primi anni settanta. Tiziano Terzani raggiunge con famiglia la città di Singapore. Inizierà una fitta corrispondenza, che durerà un  trentennio, con il Der Spiegel. Il giornalista diventerà la voce d’oriente dell’illustre rivista tedesca.

Sarà un viaggio nella storia e nella spiritualità di “un altro mondo” ancora sconosciuto e non civilizzato, che il reporter, l’uomo, si troverà a percorrere.

Tiziano Terzani. Clic! 30 anni di Asia è l’intensa mostra fotografica che Palazzo Incontro di Roma dedica al grande giornalista fiorentino, scomparso nel 2004. Un’esposizione curata dal figlio Folco, e promossa dalla Provincia di Roma-Progetto ABC, con l’organizzazione di Civita in collaborazione con Fandango.

Un emozionante viaggio al fianco della Storia, con la s maiuscola, che Terzani per passione e per mestiere si è ritrovato a documentare, ma non solo. Accanto agli scatti veloci di guerra, dove la realtà è catturata nella brevità dell’istante in cui accade, dalla prontezza interventista del professionista, cronista per parole e per immagini, si accompagnano altre foto, quelle della lentezza che regalano il piacere della sospensione temporale, della scoperta di luoghi inesplorati.

Si parte dal Vietnam. E’ il 1972, Tiziano Terzani decide di raggiungere il paese indocinese per “capire la guerra e la rivoluzione”. Subitaneo e spontaneo, fu il rigetto di fronte al dissolversi della radice antica di quella società, inopportunamente attaccata dalla modernità che la guerra le imponeva, con i suoi carri armati, con le armi e le bombe “che non c’entravano niente”.
Sarà tra i pochi coraggiosi giornalisti a restare, a documentare per intero la parabola del conflitto fino alla vittoria dei comunisti. E così un Terzani festante, con pipa in bocca e pugno alzato, al grido di “Giai Phong! Giai Phong! Liberazione!” racconta: “Erano le 12.10. Per me era la Storia. Piansi. Quel giorno ha cambiato la storia dell’Indocina”.

“Ho sempre avuto la fortuna di sapere quando la storia mi passava davanti”. Continua il suo viaggio per immagini. Siamo in Cina. In mezzo ad un brulicare di persone spunta il suo viso, l’unico a puntare fisso l’obiettivo. Il giornalista sarà tra i primi vedere da vicino quel mondo e a poterlo fotografare. Una grande avventura che si conclude tragicamente: è il 1984 il giornalista viene arrestato e poi estradato dalla Repubblica Popolare Cinese per attività “controrivoluzionarie”. 

E ancora più verso est, in Giappone, unico esempio di modernità in un contesto, quello asiatico, ancora del tutto terzomondista. Agli scatti ordinati del Sol Levante, il cui avanzato progresso terrorizzò Terzani, si frappone la silente vastità del panorama tibetano. Arriva il 1989, l’Unione Sovietica e la delusione socialista. Terzani ne racconterà il crollo e lo farà da un punto di vista del tutto inedito: durante un lungo viaggio transiberiano, da est a ovest, osserverà il disfacimento del corpo sovietico dalla prospettiva periferica delle province. E di nuovo immagini di guerra, di massacro, di morte. Terzani fa ritorno in Cambogia dopo la caduta del regime di Pol Pot e dei khmer rossi e ne racconta l’orrore genocida. Drammaticità visiva a cui si contrappongono le immagini di “ordinaria” vita indiana, tutta intrisa di spiritualità.

Ecco che arriva, potente e pieno, il respiro delle montagne del Mustang.

Un luogo vergine che apriva le sue frontiere solo nei primi anni Novanta, dove la civiltà moderna e i suoi feticci, non erano ancora arrivati. E’ qui che il giornalista abbandona le vesti del fotoreporter di guerra, e decide di fermarsi. L’istantaneità del reale si dilata: Terzani si abbandonerà alla passione fotografica, puntando il suo obiettivo verso il semplice vuoto del paesaggio o ritraendo i volti delle persone, come nel caso di Anji, eremita del Mustang, a metà tra il medico e il mago.Gli ultimi anni saranno quelli della riflessione sull’uomo e sul significato dell’esistenza, che passerà ritirandosi dal mondo, prima in una baita nelle montagne dell’Himalaya, poi nel suo eremo ad Orsigna, in Toscana.

A completamento della mostra, un illuminante documento video, realizzato da Mario Zanot, dove lo spettatore incontra Tiziano Terzani, gli si siede di fronte e si mette in ascolto. A parlare è un uomo barbuto, con le vesti bianche, la voce bonaria e lo sguardo pacificato. Con intelligente ironia, parla dei viaggi fatti per trovare una cura contro il cancro. Infine, la scelta di vivere isolato dalla civiltà, di fare i conti con la malattia di mortalità, di cui tutti, prima o poi, ci si ammala, nella sentita convinzione che, la fine sarebbe stata un nuovo inizio. 


rebecca vespa

mostra visitata il 30 marzo 2011

dal 23 marzo al 29 maggio 2011

Tiziano Terzani. Clic! 30 anni di Asia. La mostra

a cura di Folco Terzani

Palazzo Incontro

Via dei Prefetti 22, Roma

dalle 10 alle 19. Lunedì chiuso

ingresso: 6 euro, ridotto 4 euro

tel. 06 32810

www.fandangoincontro.it

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