76 interventi e 105 milioni: si chiude il Grande Progetto Pompei

di - 18 Febbraio 2020

76 interventi programmati dal 2014 a oggi, per 105 milioni di euro: sono alcuni dei numeri del Grande Progetto Pompei che, oggi, è entrato nella sua fase conclusiva, con la messa in sicurezza delle Regiones I, II e III e l’apertura al pubblico di tre nuove domus. Soldi e tempo spesi bene, considerando che, solo nel 2019, il Parco Archeologico di Pompei è stato visitato da circa 4 milioni di persone, piazzandosi stabilmente nel podio dei siti più frequentati in Italia, dopo il Colosseo e gli Uffizi. E sappiamo quanto certe cifre contino, soprattutto di questi tempi.

«Pompei è una bellissima storia di riscatto e rinascita. Era sinonimo di crolli, di file di turisti in attesa davanti ai cancelli, di incapacità di spendere i fondi, adesso è l’opposto. È un modello nel mondo, come hanno riconosciuto l’Unesco e la stessa Unione Europea», ha commentato il ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, in visita oggi agli scavi.

«I 105 milioni di euro previsti per il Grande progetto Pompei sono stati spesi tutti e bene. Adesso abbiamo stanziato altri 50 milioni di euro per proseguire i lavori perché a Pompei i lavori non finiranno mai, ci sono 22 ettari ancora da scavare e la città richiede manutenzione e ricerca continua. I risultati di questi anni sono sotto gli occhi di tutti e il merito va al lavoro lungo e silenzioso delle tante professionalità dei beni culturali che hanno lavorato con impegno e tenacia», ha aggiunto Franceschini. Insomma, non è finita qui: «A Pompei non è più il tempo delle emergenze. Abbiamo davanti a noi nuove e importanti sfide per la tutela, la conoscenza e la valorizzazione degli scavi e del territorio», ha dichiarato il Direttore del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, riconfermato per il secondo mandato nel maggio 2019.

La crescita del Grande Progetto Pompei

In questi anni, pur se con qualche inevitabile difficoltà “strutturale”, Pompei ha confermato il suo ruolo di primo piano nel sistema museale nazionale, forte della sua attrattività potenzialmente illimitata. Infatti, fin dal suo primo mandato, Franceschini ha intravisto queste possibilità e ha puntato molta parte delle sue strategie sul Parco Archeologico più esteso in Europa. Che poi l’equilibrio conservativo dell’antica città sommersa dalla lava del Vesuvio sia delicato e che il turismo di massa sia essenzialmente un fattore di consumo, sono altri discorsi. Per il momento, il Parco Archeologico di Pompei è una macchina che funziona a pieno regime, anche grazie a un hub ferroviario appositamente dedicato che la collega a Napoli. Il che è una notizia clamorosa, nel defunto sistema del trasporto pubblico campano.

Tornando ai numeri del Grande Progetto Pompei, 51 sono stati gli interventi diretti alle strutture archeologiche, otto i progetti rivolti alla conoscenza e otto per la fruizione e comunicazione, due per il piano della sicurezza, sette per il piano della capacity building. 75 gli interventi conclusi, che hanno coinvolto architetti, archeologi, ingegneri e restauratori, con cinque cantieri attualmente in collaudo. Quasi concluso il cantiere di messa in sicurezza dei fronti di scavo, esteso su tre chilometri di perimetro che costeggiano l’area non scavata di Pompei. In questa area estesa, era stata aperta al pubblico, nel 2018, la magnifica domus di Leda e il Cigno. 105 i milioni di euro complessivamente investiti, di cui 75 provenienti da fondi europei e 25 dalle casse dello Stato.

Oggi sono state restituite alla fruizione tre nuove domus: quella della Nave Europa, quella del Frutteto e quella degli Amanti. Quest’ultima, in particolare, venne scavata nel 1931 dal grande archeologo e soprintendente Amedeo Maiuri e prende il nome da un verso inciso in una pittura murale: Amantes, ut apes, vitam melitam exigunt, gli amanti, come le api, conducono una vita dolce come il miele. Chiuso fin dal terremoto dell’Irpinia del 1980, la Domus è ricca di affreschi e decorazioni ed è uno dei rari casi in cui l’edificio ha conservato quasi interamente il secondo piano.

Pompei al MANN

Dal 19 febbraio, inoltre, riaprirà al Museo Archeologico Nazionale di Napoli la collezione degli oggetti della vita quotidiana nelle città vesuviane. Le cinque sale che ospitano oltre cinquecento reperti databili tra la fine del I sec. a.C. e l’eruzione del 79 d.C., sono state oggetto, dallo scorso dicembre, di lavori di riallestimento.

«C’è più Pompei da oggi al MANN: nella nuova sezione dedicata alla vita quotidiana delle città vesuviane, riaperta a tempo record dopo due mesi, trovano posto reperti mai visti. Come lo straordinario piatto in vetro cameo bianco e blu, numerose terrecotte e preziose suppellettili sono emerse dai depositi, il nostro immenso giacimento finalmente oggetto di uno storico riordino. Un lavoro che può definirsi quasi di scavo e di ricerca e che si affianca, in parallelo, a quello del Laboratorio di Restauro interno. Ancora più ricca, questa collezione unica al mondo, dal vasellame agli argenti, dagli strumenti chirurgici a quelli musicali, ci rivela il gusto per la bellezza ed anche le usanze domestiche di donne e uomini di duemila anni anni fa. Il riallestimento compiuto con passione dai nostri archeologi accompagnerà con maggior chiarezza e semplicità la meraviglia dei visitatori», ha commentato il Direttore del Museo, Paolo Giulierini.

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