3mila monete e 50 gemme dedicate a divinità ma dagli scavi potrebbero emergere molti altri reperti, perché l’antica città romana di Claterna, situata a Ozzano dell’Emilia, provincia di Bologna, era una delle più fiorenti dell’epoca. «Ci troviamo davanti all’area archeologica non stratificata più grande del Nord Italia», ha dichiarato il Sottosegretario di Stato al Ministero della cultura Lucia Borgonzoni, intervenuta oggi alla presentazione dei reperti rinvenuti durante i più recenti scavi eseguiti – e ancora in corso – dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.
La città romana si estende lungo la Via Emilia per 600 metri e per 300 metri a nord e sud della stessa strada consolare, nell’area compresa tra l’abitato di Maggio e il torrente Quaderna, da cui prende il nome. Le prime notizie che riguardano Claterna si riferiscono a un episodio della guerra di Modena, quando Aulo Irzio, nel 43 a.C., la espugnò per insediarvisi e rafforzare la posizione di Ottaviano contro Antonio. È Cicerone a riportare come la città fosse stata presa con le armi, lasciando quindi intendere la presenza di postazioni difensive. La città è ricordata anche da S. Ambrogio, vescovo di Milano, che sul finire del IV secolo la include tra i “semirutarum urbium cadavera”, cadaveri di città semidirute, riferendosi al destino di decadenza economica e spoliazione da parte degli eserciti barbarici o al servizio di usurpatori che accomunava molti altri centri della regione.
Ma della storia di Claterna si conosce ancora relativamente poco. Non ci sono ruderi emergenti in superficie ma dalle zolle affiorano vestigia di passato. A partire dal 1891 varie campagne di scavo sono state condotte nel suolo del centro urbano antico, uno dei pochi della regione a non aver avuto continuità abitativa dall’antichità a oggi. I saggi di scavo – tutti poi ricoperti per preservare le strutture – hanno messo in luce reperti di notevole interesse: strade, ambienti termali, case, fognature, iscrizioni, oggetti d’uso e d’ornamento. Le abitazioni mostrano stanze spaziose, con bei pavimenti spesso a mosaico o in cocciopesto decorati con disegni eleganti, geometrici o ispirati a motivi vegetali.
Da qualche decennio la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna sta curando una serie di esplorazioni sistematiche volte ad approfondire, con grandi saggi di scavo, alcuni dei temi posti dall’urbanistica e dalle fasi evolutive della città antica. «Per importanza e quantità di reperti finora riportati alla luce probabilmente si può parlare di una Pompei del Nord. Ed è un’area, quella dell’antica città romana di Claterna, che è una continua scoperta», ha proseguito Borgonzoni. Tra le scoperte recenti, oltre a iscrizioni e frammenti di marmo colorato, anche un Quinario, moneta d’argento della Repubblica Romana del valore di ½ denario, datata 97 a.C., rinvenuta in un corridoio della cavea del teatro. Da queste scoperte, si può evincere che Claterna sia stata più di una città di passaggio, piuttosto un centro di commercio con contatti diretti con Roma.
«Le ricerche hanno infatti finora riguardato soltanto un decimo del sito, un’area di ben 18 ettari», ha specificato Borgonzoni. «Massimo impegno da parte del Ministero per valorizzarlo come merita con risorse economiche e progetti che diano al sito nuova vita: oltre a proseguire con gli scavi, con la Soprintendenza di Bologna – che ringrazio per il lavoro svolto – abbiamo intenzione di mettere in campo una serie di attività che coinvolgeranno realtà e istituzioni del territorio, pensate per avvicinare alla conoscenza di questo luogo magico e ricco di storia innanzitutto i più giovani e fare da richiamo a quanti più visitatori in arrivo da tutto il mondo. Non ultima, sul tavolo, l’idea di restituire al teatro la sua originaria funzione di luogo di spettacolo».
«C’è un aspetto molto importante da considerare e cioè – ha affermato la Soprintendente di Bologna, Francesca Tomba – che gran parte dell’area resta da scoprire. Possiamo quindi progettare una grande fase di conoscenza e di valorizzazione ad ampio raggio di un sito che ha ancora tanto da raccontare. Un’area non compromessa, visto che siamo in piena campagna, altro aspetto da sottolineare che caratterizza il sito».
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