Il cerchio si stringe intorno al British Museum e un altro tassello fondamentale appartenente al patrimonio storico e culturale dell’umanità potrebbe tornare al suo posto: il famoso archeologo egiziano Zahi Hawass ha infatti chiesto ufficialmente al prestigioso museo londinese di restituire la Stele di Rosetta, l’inestimabile reperto risalente al 196 d.C., che riporta un’iscrizione tradotta in tre grafie, geroglifici, demotico e greco antico.
Dunque, dopo i Marmi del Partenone, al centro di un’annosa querelle, il British dovrà affrontare un’altra tempesta museale e non solo. La questione delle restituzioni dei beni culturali trafugati o esportati in condizioni poco chiare, ha ormai assunto degli evidenti connotati politici, coinvolgendo istituzioni e governi. È il caso del Belgio che, in collaborazione con il Congo, ha dato il via all’istituzione di una commissione speciale che giudicherà tutti i reperti acquisiti – o requisiti – dalle collezioni pubbliche durante l’epoca coloniale.
Composta di roccia di granodiorite, alta 114,4 centimetri, larga 72,3, spessa 27,9 e dal peso di circa 760 chilogrammi, la Stele di Rosetta venne ritrovata nel 1799, nell’antica città di Rashid, situata sul delta del Nilo. La scoperta casuale, avvenuta durante i lavori di riparazione di fortificazioni militari, si deve a Pierre-François Bouchard, ufficiale nella campagna d’Egitto di Napoleone. O meglio, a un anonimo soldato, del quale però è andato perduto il nome. Capita l’importanza della pietra – che è un frammento di una stele più grande e mai ritrovata – Bouchard la mostrò al generale Jacques François Menou, che la fece traslare ad Alessandria. Nel 1801, a conclusione – momentanea – delle ostilità tra Francia e Inghilterra, fu considerata come bottino di guerra e consegnata agli inglesi, con molto rammarico del generale Menou, che fino all’ultimo aveva tentato di nasconderla. Dal 1802, dunque, la Stele di Rosetta è custodita ed esposta al British Museum.
È ancora evidente la copertura di gesso bianco, usato per rendere più evidenti alcune parti dell’iscrizione. Nel 1988 fu sottoposta a operazioni di pulitura ma i segni non furono rimossi. Nel testo sono riportati tutti i benefici resi al Paese dal faraone Tolomeo V Epifane, che all’epoca era appena tredicenne e regnava da un anno. Incommensurabile è il valore storico della stelle: nel testo stesso viene esplicitata la decisione di “pubblicare” il decreto nelle “parole degli dei”, cioè in geroglifico, la scrittura monumentale incisa nella pietra, in demotico, cioè nella “scrittura del popolo”, una semplificazione del geroglifico usata per documenti ordinari, e in greco. La compresenza di queste tre scritture è stata fondamentale per perfezionare la conoscenza dei geroglifici e, oggi, il suo nome è usato anche per molti software di traduzione automatica: “Rosetta Stone” è un marchio di un software per l’apprendimento delle lingue pubblicato dalla Rosetta Stone Ltd.
Ispettore di numerose spedizioni archeologiche e di siti archeologici egizi, ex ministro della antichità, personaggio pubblico in Egitto, Zahi Hawass ha annunciato il lancio di una petizione, firmata da un gruppo di intellettuali egiziani e rivolta ai maggiori musei europei, per richiedere la restituzione di vari manufatti. Oltre alla Stele del British Museum, Hawass cita anche il busto della Regina Nefertiti, capolavoro della ritrattistica di tutti i tempi, conservato al Neues Museum di Berlino, e del bassorilievo dello Zodiaco di Dendera, proveniente dal soffitto del pronao di una cappella dedicata a Osiride nel grande Tempio di Hathor ed esposto al Louvre di Parigi.
«Credo che questi tre oggetti siano unici e la loro casa dovrebbe essere in Egitto. Abbiamo raccolto tutte le prove che dimostrano che questi tre oggetti sono stati rubati dall’Egitto», ha dichiarato Hawass, che durante il suo mandato si è impegnato per la restituzione di numerosi reperti. Non è la prima volta che il British Museum riceve una richiesta del genere. Già nel 2003 Hawass contattò l’ex direttore del museo, Neil MacGregor, per invocare la restituzione volontaria della Stele. A oggi, il reperto è ancora a Londra ma i tempi sono cambiati. «La Stele di Rosetta è l’icona dell’identità egiziana. Il British Museum non ha il diritto di mostrare questo manufatto al pubblico», ha concluso l’archeologo.
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