Categorie: Archeologia

Il Getty Museum restituisca l’antico frammento pompeiano all’Italia

di - 21 Marzo 2022

Il professor Christos Tsirogiannis ha lanciato un appello al Getty Museum di Los Angeles, affinché restituisca all’Italia un frammento di una pittura murale di epoca romana che, secondo quanto rilevato dall’archeologo forense e docente alla Università di Aarhus, in Danimarca, è stato trafugato illegalmente. Tsirogiannis sostiene di avere prove che collegano il reperto a un mercante d’arte accusato di traffici illeciti di manufatti archeologici e opere d’arte, il famigerato Robert Hecht.

Statunitense ma con sede a Parigi, ex direttore dell’Istituto Archeologico Tedesco a Roma, Hecht è morto nel 2012 e, fino a poco prima della scomparsa, era stato processato proprio in Italia, accusato di traffico di reperti antichi saccheggiati, in combutta con Marion True, ex curatrice delle antichità al J. Paul Getty Museum. Tra i manufatti dalla provenienza dubbia venduti dall’art dealer, anche il famoso Cratere Euphronios, o Cratere Sarpedonte, un bellissimo vaso greco risalente al 515 a.C. circa, venduto nel 1972 per l’allora cifra record di poco più di un 1 milione di dollari al Metropolitan Museum of Art di New York, restituito in Italia nel 2008 ed esposto al Museo Archeologico di Cerveteri.

Il professor Tsirogiannis ha una fotografia dello stesso frammento di pittura parietale, presa dall’archivio di Robert Hecht, sequestrato dalla polizia nel 2001. Nel reperto è raffigurata una giovane donna che si affaccia da un balcone, sorseggiando una bevanda da una tacca tenuta nella mano destra. Il frammento era stato donato al Getty nel 1996 da Barbara e Lawrence Fleischman – la cui collezione di antichità greche e romane è considerata tra le più importati al mondo – che lo avevano acquistato da uno degli intermediari di Hecht nel 1987. Tsirogiannis crede che il frammento possa provenire da Pompei e ha allertato l’ufficio del procuratore distrettuale di New York. La scorsa settimana ha quindi chiesto al Getty di restituirlo all’Italia.

«È una bella e rara raffigurazione che proviene dalla zona del Vesuvio, probabilmente da una delle ville distrutte da l’eruzione. Il museo ha prove sostanziali che lo collegano a noti trafficanti. Decine di antichità della stessa collezione privata sono già state restituite dal Getty in Italia. Questo è un altro caso». Peraltro, nel 2000, Lord Renfrew, archeologo di Cambridge, individuò il frammento come “di provenienza sconosciuta” e mise in dubbio l’acquisizione da parte del collezionista privato.

Ex archeologo sul campo per l’Università di Cambridge, negli ultimi anni il lavoro di Tsirogiannis si è concentrato sulle antichità e sulle reti clandestine del traffico dei beni culturali: già dai primi 2000, le forze dell’ordine gli hanno concesso l’accesso a decine di migliaia di immagini e altro materiale d’archivio sequestrato durante le incursioni e i sequestri degli inquirenti nei depositi e negli archivi di persone coinvolte nel commercio illecito. In 15 anni, Tsirogiannis ha identificato circa 1.580 reperti saccheggiati e transitati attraverso case d’asta, gallerie commerciali, collezioni private e musei.

Dopo aver collegato una serie di antichità a Hecht, inclusi due grandi vasi che sono stati rimpatriati in Italia nel 2012, Tsirogiannis ha affermato che l’ultimo esempio è un elmo romano che Christie’s New York metterà in asta il 12 aprile, per una stima di 600mila dollari. Ha detto di avere prove fotografiche simili che dimostrano che anche questo reperto proviene dai traffici illeciti di Hecht.

Per il momento, il MiC – Ministero della Cultura non si è ancora espresso. In ogni caso, i rapporti tra il Getty Museum e l’Italia sono da tempo sulla corda, a partire almeno dal caso dell’Atleta di Lisippo, la cui provenienza illecita è stata ormai accertata ma, nonostate le sentenze della Cassazione, è ancora bloccato negli Stati Uniti (ne scrivevamo qui).

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