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In Perù sono stati scoperti 168 nuovi, spettacolari geoglifi dei Nazca
Archeologia
di redazione
Gli archeologi hanno scoperto 168 nuovi geoglifi nell’area desertica di Nazca, nel sud del Perù. I disegni tracciati nel terreno, che comprendono raffigurazioni di animali vari, tra cui uccelli e serpenti ma anche gatti ed esseri umani, risalgono al periodo compreso tra il 100 a.C. e il 300 d.C., quando la fiorente civiltà preincaica di Nazca abitava la regione. Questa nuova scoperta arricchisce il già significativo “portfolio” delle cosiddette “Linee di Nazca”, il cui primo riferimento risale a un’osservazione di Pedro Cieza de León nel 1547 ma che furono correttamente individuate solo nel XX secolo.
Nonostante i molti e appassionati studi, a oggi non sono ancora chiari i motivi che spinsero i Nazca a realizzare questi disegni, composti da un insieme di oltre 13mile linee che vanno a formare più di 800 disegni stilizzati di alcuni tra gli animali più comuni nell’area, come balene, pappagalli, colibrì, un ragno di 45 metri e una lucertola di 180 metri. Le linee sono tutte tracciate sul terreno dell’arido altopiano che si estende per circa 80 chilometri tra le città di Nazca e di Palpa, nel Perù meridionale. In realtà, i disegni furono realizzati per sottrazione, rimuovendo le pietre contenenti ossidi di ferro dalla superficie del deserto, in contrasto con il pietrisco chiaro sottostante. Considerando il clima stabile della pianura, i disegni giganti sono rimasti intatti per secoli.
Sebbene l’esatta funzione dei geoglifi Nazca rimanga sconosciuta, una delle ipotesi più accreditate è che abbiano avuto uno scopo rituale, in relazione all’astrologia. A dare un contributo fondamentale in questo senso fu l’archeologa tedesca Maria Reiche che, negli anni ’40 del Novecento, mise in relazione le figure disegnate e le costellazioni: la Scimmia con l’Orsa Maggiore e il Delfino e il Ragno con la Costellazione di Orione.
La campagna di esplorazione che ha portato all’identificazione dei 168 nuovi geoglifi è stata guidata dal professor Masato Sakai dell’Università di Yamagata, in Giappone, e dall’archeologo peruviano Jorge Olano. Il team ha utilizzato fotografie aeree, alcune catturate da droni, per decifrare le linee. La maggior parte delle figure appena scoperte sono relativamente piccole, meno di nove metri, e molte sono state disegnate sui pendii. L’Università di Yamagata ha iniziato a rilevare le linee di Nazca nel 2004 e la scoperta più recente risale al 2019.
L’area che contiene la maggior parte delle Linee di Nazca è un Sito del patrimonio mondiale dell’UNESCO. La maggior parte delle opere è conservata in buono stato, anche se la costruzione della linea Panamericana nel 1937 ne ha tagliate alcune e nell’ultimo decennio sono stati registrati alcuni danni isolati, riconducibili spesso a interventi antropici. Nel 2014, loro malgrado, furono gli attivisti di Greenpeace durante una manifestazione, mentre nel 2018 un camionista, attraversando la zona, tagliò tre disegni. Sakai ha spiegato che le iniziative minerarie potrebbero minacciare le Linee di Nazca e l’Università di Yamagata ha dichiarato che intende utilizzare l’intelligenza artificiale per stabilire i modelli di distribuzione delle linee: i dati saranno utilizzati per ipotizzare una campagna di conservazione.