16 febbraio 2024

L’Italia dona all’Iraq una replica del Toro di Nimrud distrutto dall’Isis

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Grazie a tecnologie avanzate e competenze artigianali, un team italiano ha ricostruito il Toro di Nimrud, scultura assira distrutta dall’ISIS nel 2015: l’opera è ora esposta al Museo di Basrah, in Iraq

Replica del Toro al Museo di Basrah

L’Italia ha recentemente donato all’Iraq una replica del celebre Toro di Nimrud, un’opera d’arte assira risalente al IX secolo a.C. Il Toro originale, una maestosa scultura che adornava la facciata della grande sala del trono del palazzo reale di Ashurnasirpal II, era situato nell’antica città di Nimrud, vicino all’attuale Mosul. Questa imponente statua, alta 5 metri, raffigurava un toro alato con testa umana barbuta, uno dei numerosi “lamassu” che decoravano il palazzo assiro. Insieme ad altri preziosi manufatti, l’originale Toro di Nimrud è stato distrutto dai miliziani dell’ISIS durante gli attacchi del 2015 al sito archeologico.

Ma attraverso la combinazione di tecnologie all’avanguardia e competenze artigianali tradizionali è stato possibile riprodurre l’opera con un livello di dettaglio e precisione straordinario. A portare avanti questa impresa è stato un team tutto italiano guidato da Nicola Salvioli, specialista nel campo del restauro. Il primo passo è stato quello di raccogliere il maggior numero possibile di informazioni sull’aspetto e sulle dimensioni dell’originale, basandosi su foto, disegni e altri documenti che raffiguravano la statua prima della sua distruzione. Ciò ha permesso di creare una copia in polistirolo che, grazie all’utilizzo di software specializzati, laser e stampanti 3D, è servita da modello per la produzione della replica in fibra di vetro, successivamente ricoperta da sostanze plastiche mescolate con polvere di pietra per renderla più autentica e garantirne la resistenza agli agenti atmosferici.

Infine, una volta che tutte le parti sono state stampate, assemblate e rifinite a mano, sono stati applicati dettagli decorativi e rifiniture per riprodurre con precisione gli elementi artistici e stilistici dell’opera originale. Il risultato finale è stata una replica del Toro di Nimrud ricostruito in scala 1:1 che, nonostante sia stata realizzata con tecnologie contemporanee, cattura l’essenza e la bellezza dell’opera antica, permettendo al suo splendore di rivivere e di essere ammirato ancora una volta.

Replica del Toro di Nimrud al Colosseo

Dopo la sua realizzazione, la replica del Toro di Nimrud è stata esposta in diverse sedi, tra cui il Colosseo di Roma (all’interno della mostra Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmira) e nella sede dell’UNESCO a Parigi, fino a quando, questo febbraio, è stata donata al Basrah Musem, a Bassora, in Iraq. Questo gesto ha rappresentato non solo un omaggio alla cultura e alla storia del Paese medio-orientale, ma anche un messaggio di solidarietà internazionale. Francesco Rutelli, ex ministro della Cultura italiano e presidente dell’Associazione Incontro di Civiltà che ha coordinato e finanziato i lavori di restauro, ha elogiato l’iniziativa definendola «Un piccolo miracolo del soft power italiano, della nostra diplomazia culturale».

Basrah museum

Anche il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha sottolineato l’importanza della salvaguardia del patrimonio culturale, definendo l’Italia «In prima linea» in questo impegno. La presenza di numerose autorità irachene alla cerimonia di inaugurazione presso il Museo di Basrah – che ha sede nell’ex Palazzo di Saddam Hussein – ha testimoniato l’importanza e l’apprezzamento per questo dono anche da parte delle istituzioni del Paese, che l’hanno definita una felice tappa nella ricostruzione del patrimonio culturale del Paese e una vittoria morale sulla furia iconoclasta dell’ISIS.

L’atto della donazione segue un altro gesto significativo, avvenuto lo scorso giugno, quando l’Italia ha restituito all’Iraq una preziosa tavoletta incisa con testo cuneiforme e l’insegna del re assiro Shalmaneser III. Secondo rapporti precedenti, «Le circostanze che hanno portato la tavoletta in Italia rimangono poco chiare».

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