Una tomba antica, di proporzioni monumentali, con mura di oltre dieci metri di altezza e costituita da un ipogeo e da una sala superiore, adibita alle cerimonie di culto. Eppure, erano in pochi a conoscerla, perlopiù attraverso le fotografie d’epoca in bianco e nero conservate negli Archivi Alinari. Si tratta del Mausoleo di Sant’Urbano, da tempo in stato di semiabbandono ma appena tornato a far parte del patrimonio dello Stato e incluso nel complesso del Parco archeologico dell’Appia Antica. La tomba, risalente probabilmente al II secolo dC e situata al IV miglio della Regina Viarum, era infatti rimasta in mani private e presentava diverse emergenze strutturali ma, entrando a far parte del complesso archeologico più ampio al mondo, sarà possibile per tutti turnare ad ammirarla nel suo antico splendore, Covid-19 permettendo ovviamente.
«L’acquisizione del Mausoleo di Sant’Urbano da parte del Parco è l’inizio di un percorso che aprirà ai cittadini questo sito straordinario, arricchendo così l’esperienza di visita della più grande area archeologica al mondo», ha dichiarato il Ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini che, nel 2017, aveva dato impulso alla trattiva di acquisizione, finalmente conclusa in questi ultimi giorni. La trattativa non è stata semplice: per poter perfezionare la cessione, è stato necessario concordare con la proprietà, riferita all’avvocato Gianfranco Anzalone – la trattativa è stata portata avanti dalla vedova Marisa Antonietta Gigantino – consistenti lavori di ripristino, che hanno portato all’individuazione e all’eliminazione delle manomissioni apposte all’interno dell’area. Nel corso degli anni, infatti, erano state innalzate diverse strutture poggiate al monumento o nei suoi pressi e adibite a per usi impropri, tra forni, barbecue e piscine, che ne compromettevano il valore storico.
Indagato alla fine dell’Ottocento da Rodolfo Lanciani con i fratelli Giambattista e Bernardo Lugari, che avevano acquistato il terreno dal principe Alessandro Torlonia, l’edificio deve il suo nome all’episodio citato dalle fonti cristiane, secondo le quali il corpo del Santo sarebbe stato trasportato dalla devota matrona Marmenia in un edificio appositamente realizzato in un’area di sua proprietà, lungo la via consolare. Costruita in laterizi, rimangono abside e nicchie laterali, oltre che i resti della scalinata frontale d’accesso. Nel XIII secolo il sepolcro fu trasformato in una torre fortificata, il torrione dei Borgiani, di cui si distinguono ancora i resti, nella parte superiore del monumento.
«Sono particolarmente felice di aver potuto siglare oggi l’atto definitivo che consegna al nostro Istituto il sepolcro», ha dichiarato il direttore del Parco dell’Appia antica, Simone Quilici. «È una buona notizia che ravviva un momento complicato per tutti. Il mausoleo è diventato negli anni un simbolo della deturpazione e degli abusi che in questa zona erano impunemente perpetrati a danno dei beni culturali nonostante le innumerevoli denunce di tanti intellettuali tra i quali voglio ricordare Antonio Cederna. Con questo nuovo acquisto avremo non solo modo di poter studiare a fondo l’edificio, e acquisire dati scientifici rilevanti, ma potremo anche restaurare e restituire alla cittadinanza e alla fruizione pubblica un nuovo spazio verde, in uno dei tratti più suggestivi della via Appia Antica: un luogo davvero spettacolare che ha ancora molto da raccontare», ha concluso Quilici.
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