Come raccontare la porta d’Italia? Il Salento, quella terra tutt’uno con il mare Mediterraneo, il cui passato richiama culture gloriose e antiche e che, oggi, non smette di narrare di nuove, tragiche vite. Un capitolo di questa storia sarà riportato in occasione di “Nel mare dell’intimità” mostra diffusa tra più sedi, in memoria di Predrag Matvejević e a cura di Rita Auriemma e Luigi De Luca, specificamente incentrata sull’archeologia subacquea.
La mostra è stata presentata oggi, 5 luglio, all’aeroporto di Brindisi che, da luogo di transito e accoglienza del Salento della contemporaneità, diventa spazio espositivo, tra reperti di archeologia subacquea, contenuti multimediali inediti, arte contemporanea e narrazioni. «Abbiamo scelto il luogo del viaggio per eccellenza, l’aeroporto, porto dei nostri tempi, per raccontare l’inizio di un’odissea salentina, alla ricerca delle tante storie che fanno la storia di questa terra di approdi e passaggi, di contatti e contaminazioni. Abbiamo scelto il mare come voce narrante perché è lui il protagonista assoluto di questa terra, “percepita” dallo sguardo di chi per mare andava – da Enea agli albanesi della nave Vlora – come porta d’Italia, promessa di un patto di intimità, familiarità e accoglienza suggellato nel nome del mare», ha sottolineato Auriemma.
Alcuni autori latini spiegano l’etimologia di Salentini come derivato da sal, cioè mare, perché secondo la leggenda, sul mare, il loro riferimento più prezioso, i popoli del Salento avrebbero stretto un patto di amicizia. Oggi, a ripercorrere le rotte marittime e i continui, fecondi rapporti tra gli uomini e le rive, è l’archeologia o, meglio, la storia dei suoi paesaggi d’acqua, complice la ricerca subacquea, grazie ai numerosi giacimenti sommersi.
Un mondo tutto da scoprire, dall’eterogeneità dei beni che viaggiano per mare, alla specificità della costruzione navale antica, dalla frequenza degli insediamenti costieri alla ricchezza delle infrastrutture, dal carattere diacronico della documentazione, al dinamismo dei paesaggi costieri. In aeroporto saranno esposti i modelli digitali tridimensionali delle più importanti tra le statue in bronzo che costituivano il carico della nave affondata a Punta del Serrone, poco a nord di Brindisi, in età tardo antica, probabilmente nel IV-V sec. d.C..
Ma non finisce qui. L’allestimento si configura, infatti, come un gate di accesso alla storia, all’archeologia e ai luoghi della cultura, al territorio, alle risorse ambientali e al paesaggio del Salento, e proseguirà idealmente nei musei e nei luoghi della cultura che hanno aderito al progetto: Museo Ribezzo di Brindisi, Area Marina Protetta di Torre Guaceto, MArTa-Museo Archeologico Nazionale di Taranto, Museo Sigismondo Castromediano di Lecce, Museo civico di Gallipoli, Museo del mare di Nardò, Area Archeologica di Roca vecchia di Melendugno, Comune, Area Marina Protetta di Porto Cesareo e Mostra archeologica di Torre Chianca, Museo del Castello Dentice di Frasso, a Carovigno.
«Ci sono storie profonde che intendiamo assolutamente tutelare e promuovere, sono quelle dei nostri beni culturali e del patrimonio dei musei – grandi e piccoli – che con la mostra metteremo in rete. Contenuti multimediali, reperti, ricostruzioni 3D e un allestimento complesso e accattivante: il progetto valorizza anche le ricerche condotte da alcuni gruppi di ricerca negli ultimi decenni. È questo, infatti, il nostro compito: la valorizzazione delle competenze e dei saperi», ha dichiarato Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia.