Il Parco archeologico del Colosseo ha inaugurato la straordinaria mostra L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto, ideata e organizzata dal Parco archeologico del Colosseo con la curatela di Alfonsina Russo, Francesca Guarneri, Stefano Borghini e Massimiliana Pozzi. L’esposizione sarà visitabile sino al prossimo 14 gennaio all’interno della Domus Aurea. La mostra rappresenta un’occasione unica per presentare al grande pubblico aspetti inediti e suggestivi della storia della Roma antica, in particolare il legame tra Roma e l’Egitto nel I sec. d.C. attraverso la figura di un imperatore, Nerone, che con l’Oriente e l’Egitto instaurò un rapporto profondo e duraturo.
La grande mostra raccoglie oltre 150 opere e vede la collaborazione di numerosi musei ed enti prestatori tra cui, solo per citarne alcuni, il Museo Egizio di Torino, il Civico Museo Archeologico di Milano, il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, il Museo Nazionale Romano, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco archeologico di Pompei e lo Staatliches Museum Ägyptischer Kunst di Monaco.
Tra le opere piĂą significative della mostra, la statua monumentale di Tutmosi I (dal Museo Egizio di Torino), il busto del faraone Amasi (Museo Archeologico Nazionale di Firenze) e la statua raffigurante probabilmente Nerone come faraone insieme a una piccola figura femminile con attributi isiaci (Museo Nazionale Romano).
L’idea nasce dai recenti lavori di restauro che hanno svelato la presenza di una straordinaria decorazione egittizzante, con soggetti legati al culto isiaco, nel Grande Criptoportico del palazzo neroniano. «Ambiente che diventa quindi parte integrante dell’esposizione e strumento per approfondire, attraverso le opere, gli aspetti, gli eventi e i protagonisti della diffusione dell’idea di “Egitto” nell’immaginario collettivo dei Romani del I sec. d.C.», spiegano gli organizzatori. L’intrigante rapporto tra Nerone e l’Egitto inizia negli anni della sua formazione, con precettori come Cheremone di Naucrati, direttore della biblioteca conservata presso il Serapeo di Alessandria e Seneca, autore di un’intera opera sull’Egitto e che continua nella vita adulta con il matrimonio con Poppea Sabina, appartenente a una famiglia vicina ai culti isiaci. Il titolo stesso della mostra richiama la definizione usata da Nerone nel nome di intronizzazione testimoniato nel tempio di Dendera, in Egitto; qui l’imperatore, oltre che Autokrator Neron, è infatti detto «Re dell’Alto e Basso Egitto, Signore delle Due Terre, Sovrano dei Sovrani, scelto di Ptah, amato di Iside».
«Questa mostra» – ha commentato Alfonsina Russo, Direttrice del Parco archeologico del Colosseo – «vuole soprattutto sottolineare l’impegno del Parco nei confronti del proprio pubblico, posto al centro di tutti i programmi e attività : quello di far ritornare all’antico splendore alcuni ambienti del palazzo neroniano attraverso l’attento e accurato restauro delle preziose pareti dipinte e con rinnovati e coinvolgenti progetti culturali».
Non appena entrati nella Domus Aurea, il visitatore è immerso in un coinvolgente percorso espositivo che si snoda attraverso le ricche sale della Reggia Imperiale, seguendo una linea critica che consente di approfondire non solo la presenza di Nerone in Egitto, ma anche la diffusione del culto isiaco a Roma e di ri-scoprire questi spazi monumentali attraverso un’apertura straordinaria del sito che permette una fruizione tutti i giorni della settimana.
Il percorso è immaginato in due grandi sezioni: L’Egitto di Nerone e L’Egitto a Roma. La prima racconta il significato dell’Egitto nella formazione e nella vita di Nerone, «la sua presenza nel Paese attraverso l’analisi delle dediche e delle costruzioni realizzate dall’imperatore in luoghi che sono strategici da un punto di vista politico e commerciale, restituendo il fascino della regalità faraonica, simbolo della Terra del Nilo». Un ruolo primario riveste la città di Alessandria e il suo impianto urbanistico: il meraviglioso palazzo dei Tolomei fu infatti un modello importante nella progettazione della Domus Aurea da parte degli architetti, “magistri e machinatores”, Severo e Celere, tra il 64 e il 68 d.C.
Il fascino e l’interesse rivestito dal Paese dei Faraoni sono testimoniati anche dall’epica spedizione per trovare le sorgenti del fiume Nilo, voluta da Nerone e testimoniata dalle fonti (Seneca e Plinio il Vecchio). Questa missione, oltre alla natura esplorativa, aveva lo scopo di acquisire informazioni geografiche delle regioni a sud dell’Egitto in vista di una possibile espansione verso l’Etiopia. Queste zone erano attraversate da grandi carovane che portavano in Egitto e nelle province sahariane che si affacciavano sul Mediterraneo materiali preziosi, come l’oro, ed essenze raffinate usate per profumi e unguenti.
La seconda sezione, che inizia uscendo dalla Sala Ottagonale, racconta l’Egitto a Roma, la politica religiosa degli imperatori e “l’alterna fortuna” dei culti egizi, radicati a Roma fin dall’età repubblicana, che diventano con Domiziano componente organica del linguaggio imperiale. In mostra, quindi, i frammenti appartenenti a statue di Iside, di Horus in sembianze di falco e di Arpocrate, ritrovati nel Tevere (Staatliches Museum Ägyptischer Kunst di Monaco) e probabilmente collegati alla distruzione dell’Iseo Campense da parte di Tiberio, dialogano con la statua di Domiziano (Museo provinciale del Sannio di Benevento) mostrando gli estremi opposti di questo atteggiamento degli imperatori. Sullo sfondo rimane costante l’uso delle decorazioni egittizzanti come testimoniato dai frammenti di affresco provenienti dalla Casa di Augusto e dai rilievi del Palatino (Parco archeologico del Colosseo).
Completano il ricco apparato espositivo installazioni multimediali che forniscono suggestioni al racconto, permettendo in alcuni casi, come per i templi di File e di Dendera, di fruire di luoghi lontani attraverso la ricostruzione 3D, offrendo un’esperienza immersiva. Vero e proprio cuore pulsante dell’esposizione è il Grande Criptoportico, un corridoio di servizio, lungo circa 60 m, che collegava anticamente i due cortili esterni pentagonali e permetteva di raggiungere velocemente gli ambienti di rappresentanza più importanti del palazzo neroniano: la Sala della Volta Dorata e la Sala Ottagonale. Proprio qui i recenti lavori di restauro hanno permesso di individuare una decorazione egittizzante caratterizzata dalla presenza di figure riconducibili all’ambito isiaco (divinità , sacerdoti e fedeli) che rappresenta un unicum all’interno del palazzo neroniano. In questa sezione, l’esposizione è caratterizzata dalle statue monumentali della dea Iside (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) e del celebre dio dei morti Anubi (Parco archeologico dei Campi Flegrei) e dalle raffigurazioni di sfingi e di Arpocrate, che dialogano con le immagini dipinte sulle pareti.
Il Grande Criptoportico rimarrà visitabile anche dopo la fine della mostra, arricchendo in modo suggestivo il percorso di visita del monumento. In occasione dell’esposizione verrà presentato al pubblico anche il recente lavoro di restauro effettuato in uno degli ambienti adiacenti al Grande Criptoportico (vano 84). “L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto” si configura dunque come una mostra imperdibile, che vi consigliamo di visitare non solo per la ricca selezione di opere in mostra ma anche per il solido apparato critico e scientifico che l’accompagna.
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