Durante i lavori di scavo per la costruzione del nuovo tunnel autostradale, due nuovi siti funerari sono stati ritrovati nei pressi di Stonehenge. Fra i reperti, anche oggetti del Neolitico e dell’Età del Bronzo. L’autostrada A303, con i suoi tre chilometri sotteranei, è un progetto che ha incontrato molte difficoltà fin dall’inizio. Il presidente dell’organizzazione Stonehenge Alliance, Tom Holland, aveva lanciato una petizione per bloccare i lavori, sostenendo che, nelle varie fasi dei cantieri, si sarebbero persi moltissimi reperti. La petizione ha raccolto 125mila firme ma il progetto è andato avanti ugualmente.
Grazie ai 1777 pozzi di prova e alle 440 fosse scavate, sono così riaffiorati i preziosi reperti. Fra questi, oggetti provenienti dalla tomba di una donna, morta fra i 20 e i 30 anni, e un piccolo bicchiere, posizionato nella tomba di un neonato. Il ritrovamento di pezzi di selce bruciata, sembrerebbe indicare la presenza di un’area di lavoro, in cui venivano trattati metalli o pelli animali.
Tutto questo, a un miglio di distanza dal sito di Stonehenge, che dal 1986 da parte della lista dei Patrimoni dell’Umanità  dell’UNESCO. Questi ultimi ritrovamenti sembrano confermare la presenza di numerosi altri reperti archeologici, interrati nei dintorni del celeberrimo monumento megalitico, riportando alla ribalta i problemi di un’operazione così invasiva, come la costruzione di un tunnel autostradale sotteraneo. Alcuni oppositori del progetto, infatti, sostengono che la costruzione della A303 sotto Stonehenge potrebbe causare problemi di statica a tutto il cromlech, portando all’infossamento o al ribaltamento delle stesse pietre colossali.
Ricordiamo, comunque, che la disposizione attuale dei megaliti risale all’Ottocento ma interventi di risistemazione e restauro sono proseguiti fino agli anni ’70 del Novecento. Secondo diversi studiosi, inoltre, la posizione del monumento sarebbe molto diversa rispetto a quella pensata dai costruttori originari, millenni fa.
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