Due gladiatori al termine del combattimento, l’uno che vince e l’altro, ferito, che soccombe: è questa la straordinaria scena dell’ultimo affresco rinvenuto a Pompei nell’area di cantiere della Regio V, nell’ambito dei lavori di messa in sicurezza e rimodulazione dei fronti di scavo previsti dal Grande Progetto Pompei. I due gladiatori impegnati nella lotta sono un Mirmillone e un Trace, tradizionali avversari negli scontri e sono ritratti su uno sfondo bianco delimitato su tre lati da una fascia rossa: a sinistra il Mirmillone della categoria degli Scutati, armato di gladium (la corta spada romana) e scutum (il grande scudo rettangolare) e con il tipico elmo a tesa larga (galea) dotato di visiera con cimiero; a destra, in posizione soccombente, c’è un Trace della categoria dei Parmularii, visibilmente ferito – con tanti di spruzzi di sangue – e con lo scudo a terra.
L’affresco, che misura circa 1,12 metri x 1,5, è riemerso in un ambiente che si trova alle spalle dello slargo di incrocio tra il Vicolo dei Balconi e il vicolo delle Nozze d’Argento. Ha una strana forma trapezoidale perché era collocato nel sottoscala, forse di una bottega, come mostra anche l’impronta della scala lignea, ancora ben visibile. Molto probabilmente la pittura decorava un luogo frequentato dai gladiatori, forse una bettola dotata di un piano superiore destinato ad alloggio dei proprietari dell’esercizio commerciale o forse più probabilmente, soprattutto vista la presenza dei celebri “divi delle arene”, destinato alle prostitute. A confermarlo è anche il direttore generale del sito, Massimo Osanna: “Siamo nella Regio V, non lontani dalla caserma dei gladiatori da dove, tra l’altro, provengono il numero più alto di iscrizioni graffite riferite a questo mondo. In questo affresco, di particolare interesse è la rappresentazione estremamente realistica delle ferite, come quella al polso e al petto del gladiatore soccombente, che lascia fuoriuscire il sangue e bagna i gambali. Non sappiamo quale fosse l’esito finale di questo combattimento. Si poteva morire o avere la grazia. In questo caso c’è un gesto singolare che il trace ferito fa con la mano, forse, per implorare salvezza; è il gesto dell’adlocutio, abitualmente fatto dall’imperatore o dal generale per concedere la grazia”. Un tentativo disperato, insomma, di invocare la missio – al termine del combattimento gli spettatori urlavano “Mitte!”, lascialo andare, o viceversa “Iugula!”, tagliagli la gola, ma è tutto da stabilire quanto venissero ascoltati – e aver così salva la vita..
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