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Scoperti in Spagna decine di accampamenti militari degli antichi romani
Archeologia
Una nuova scoperta sorprende il mondo dell’archeologia: decine di accampamenti militari romani, risalenti a circa 2000 anni fa, sono stati ritrovati in varie zone della Spagna. La scoperta ci permette di approfondire la vasta portata dell’esercito romano mentre marciava per conquistare la Penisola Iberica. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Geosciences, rivela le dinamiche e le strategie militari perseguite tra la provincia ispanica e Roma, focalizzandosi intorno al I secolo dC.
Accampamenti militari in Spagna: uno sguardo sulla strategia romana
Grazie a moderne tecnologie di telerilevamento sono state individuate le tracce di ben 66 campi militari, costruiti dai romani nella parte settentrionale del Paese, progettati e adibiti all’addestramento e al ricovero e per dare supporto alle truppe coinvolte sul territorio, disposte alle falde dei monti Cantabrici. Hanno dimensioni variabili, che vanno da poche migliaia di piedi quadrati fino a 37 acri (15 ettari).
Il co-autore e ricercatore João Fonte ha dichiarato: «I resti appartengono a dei campi temporanei che l’esercito romano allestisce quando si muove in un territorio ostile o durante l’esecuzione di operazioni e movimenti intorno alle loro basi permanenti. Questi rivelano l’intensa attività romana all’ingresso dei monti Cantabrici durante l’ultima fase della conquista romana della Hispania». La scoperta di questi accampamenti ci indica che i soldati romani, per avanzare nel territorio spagnolo, procedevano dalle creste della Cordigliera Cantabrica per proteggersi da eventuali attacchi ed evitando così le zone pianeggianti che erano più pericolose ed esposte.
Gli insediamenti militari sono concentrati in zone ben definite, in particolare attorno le province della Cantabria, di Leon, Burgos e Palencia. A riprova del fatto che l’amministrazione romana aveva delle sedi ben radicate nel territorio, dove inviava costantemente un gran numero di soldati e rifornimenti. Inoltre, proprio vicino alle basi dell’esercito si trovavano i principali centri urbani costruiti dai romani. Un accampamento militare ha una funzione di ristoro per le truppe e di supporto logistico non solo temporaneo ma anche prolungato, visto che l’esercito doveva stabilirsi per lunghi periodi di tempo nella penisola iberica, specialmente nei mesi invernali.
La ricerca non si sofferma soltanto sull’aspetto storico, riguardante le tecniche utilizzate dai militari e sul modo di avanzare in guerra dell’esercito romano. Ma anche sulle tecnologie utilizzate dal gruppo di ricercatori, che hanno permesso questa scoperta. La Spagna non era una regione facilmente penetrabile né un dominio facile da governare. Per questo motivo era fondamentale, dopo la sua conquista e la nascita dell’Impero, dal 27 dC, mantenere la strategia di presidiare militarmente il territorio spagnolo per evitare qualsiasi tipo di sommossa popolare di grandi dimensioni, che avrebbe messo in crisi l’ancora fragile dominio romano. Lo sforzo necessario per conquistare questi territori era enorme, poiché erano occupati da popolazioni indigene guerriere e fiere della propria indipendenza.
Le indagini tecnologiche a sostegno della scoperta archeologica
Fondamentale per questa scoperta è stato l’utilizzo delle tecnologie più avanzate in diverse combinazioni, tra cui varie forme di telerilevamento, come il laser scanner aereo e fotografie aeree, che hanno permesso di rintracciare con precisione il perimetro dei campi militari. Il curatore dell’analisi Joao Fonte ha sottolineato: «Abbiamo identificato così tanti siti perché abbiamo utilizzato diversi tipi di telerilevamento. La scansione laser aviotrasportata ha dato buoni risultati per alcuni siti in luoghi più remoti perché ha mostrato molto bene i movimenti di terra. La fotografia aerea ha funzionato meglio nelle zone di pianura per il rilevamento dei cropmarks».
Il team di ricercatori e archeologi ha utilizzato le fotografie aeree insieme alle immagini satellitari prese dall’Istituto Geografico Nazionale Spagnolo e da geoportali come Google Earth e Bing Maps, confrontandole con i dati ricevuti dal LIDAR e dai droni, per ricostruire un modello tridimensionale dell’intera area. Questi strumenti hanno permesso di individuare le tracce dei resti archeologici e segnarli in mappe dettagliate. È stata tracciata una mappa 2D che ha individuato come i campi venissero costruiti secondo una tecnica comune e frequente: hanno tutti forma rettangolare e la posizione tipica degli avamposti romani nelle province europee. Inoltre, nel corso del tempo sono stati sotterrati, lasciando resti e tracce molto sottili e fragili.
Fonte ha evidenziato come questi accampamenti nascessero nei pressi di insediamenti che sarebbero diventati le grandi città romane di epoca successiva. Infatti, la fotografia aerea ha permesso agli archeologi di rintracciare attività di coltivazione e agricoltura che si sviluppava intorno agli insediamenti militari. Una testimonianza ulteriore della gestione proficua degli accampamenti e di come da insediamenti temporanei si configurassero come delle piccole città. I romani avevano una strategia ben definita nell’occupare i territori, costruivano strutture comode, sicure e ben progettate. Gli insediamenti militari hanno contribuito allo sviluppo dell’impero romano, nello sfruttamento delle risorse naturali, come stagno e oro, che venivano utilizzate per produrre monete e gioielli.
Le ultime scoperte sull’antica Roma
Negli ultimi anni si sono succedute diverse scoperte che si aggiungono alla nostra conoscenza dell’antico mondo romano. Nel 2017, i ricercatori hanno scoperto una rara moneta romana su una lontana isola scozzese. Nell’ottobre 2019, sono stati ritrovati e “sfogliati” per la prima volta in assoluto dei rotoli risalenti a 2000 anni, probabilmente appartenenti alla famiglia di Cesare, che furono sepolti e carbonizzati durante l’eruzione del Vesuvio. Nel giugno del 2020, attraverso la tecnologia Ground Penetrating Radar, è stata scoperta un’intera antica città romana. Il mese successivo, 13 anfore romane e giare furono recuperata da un negozio di frutti di mare nella città spagnola di Alicante. Infine, nell’ottobre 2020 è comparsa una moneta rara dal valore inestimabile, che ricorda l’assassinio di Giulio Cesare.
La dimostrazione che la tecnologia ormai è un valido alleato, uno strumento necessario e dalla portata rivoluzionaria che, se usato in costante rapporto con le altre discipline, può dare grandi risultati nella ricerca archeologica e nel mondo dei beni culturali.
Ho visto un articolo riguardante il ritrovamento e la scoperta portato alla luce il più grande tesoro di monete romane mai scoperta nel Nord della Spagna,
successivamente nella municipalità di Grado, nelle Asturie e gli archeologi sono andati a visitare la Grotta di la Cuesta hanno ritrovato gli studiosi archeologi
una scoperta eccezzionale di monete numero 209 datate tra il terzo e il quinto secolo dC la notizia e apparsa sul quotidiano spagnolo El Pais potete darmi conferma di questa notizia o vi risulta falsa attendo un Vs risconto grazie