76 interventi, tra lavori, servizi e forniture, ripartiti in cinque piani, realizzati in due fasi di finanziamento, di cui la prima per un importo complessivo di 39,7 milioni di euro, la seconda pari a 65,3 mln di euro. 781 gli operatori economici coinvolti nelle lavorazioni e nei servizi, le cui attività sono state tutte sottoposte a monitoraggio. Sono questi alcuni dei numeri del Grande Progetto Pompei che, avviato nel 2011, arriverà alla chiusura nel dicembre 2023, dopo la proroga stabilita dal decreto “Milleproroghe” di gennaio.
Un programma imponente, nato su iniziativa del Governo italiano per favorire la tutela e la valorizzazione, tramite interventi conservativi, di prevenzione, manutenzione e restauro, di una delle aree archeologiche più importanti al mondo, inclusa nella lista del Patrimonio Unesco e visitata da una media di 12mila turisti al giorno, con punte che superano le 15mila presenze.
Al termine dei lavori di realizzazione dell’ambizioso programma, risultano essere messi in sicurezza 2,7 chilometri di fronti di scavo, che costeggiano i 22 ettari di area ancora non interessata dagli scavi. Sono state quindi rimosse 30mila tonnellate di materiale, tra lapilli, cenere e terreno, salvaguardati 50 km di colmi murari e 10mila metri quadrati di intonaci, per complessivi 45 edifici oggetto di restauro. È stato sviluppato un itinerario facilitato di oltre 4 km per persone con ridotta funzionalità motoria e, naturalmente, sono stati rinvenuti numerosissimi reperti archeologici, circa 1167. Di incalcolabile valore le scoperte avvenute nel corso di vari scavi, in particolare nella Regio V, come il Thermopolium, un’antica tavola calda con tanto di bancone in muratura, e la domus di Leda e il Cigno, che prende il nome dalle raffinate pitture murali a tema mitologico e amoroso. E poi la nuova, suggestiva illuminazione del Foro, della Basilica, delle Terme Suburbane, fino a Porta Marina, per rendere fruibile il sito anche durante gli orari serali.
E considerando le necessità peculiari di un sito del genere, si guarda anche al futuro: è stata infatti messa insieme una squadra di manutenzione programmata e interdisciplinare, assumendo 50 persone fra operai specializzati e restauratori, ingegneri, architetti e archeologi, così da monitorare costantemente lo stato della struttura e pianificare gli interventi, inserendo tutti i dati in un archivio digitalizzato.
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