Considerato tra gli architetti contemporanei più influenti al mondo, vincitore di tantissimi premi di primo piano per i suoi progetti dal forte impatto sociale, Balkrishna Doshi è morto oggi, 24 gennaio 2023, a 95 anni. Nel 2018 Balkrishna Doshi fu insignito del Pritzker Architecture Prize, il più illustre riconoscimento dedicato all’architettura, considerato una sorta di Premio Nobel del settore. Primo architetto indiano a vincere tale onorificenza, Doshi era una delle personalità più conosciute del suo Paese, con alle spalle 70 anni di lavoro e 100 progetti realizzati, con collaborazioni con Louis Kahn e Le Corbusier. «Le mie opere sono un’estensione della mia vita, della mia filosofia e dei miei sogni. Devo questo prestigioso premio al mio guru, Le Corbusier», così commentava il conferimento del Pritzker Prize. Nel 2022 gli è stata attributa anche la RIBA Royal Gold Medal, per il suo contributo nella definizione dell’architettura contemporanea in India e nelle Regioni adiacenti.
Nato a Pune, in India, il 26 agosto 1927, da una famiglia di produttori di mobili, Doshi iniziò la sua carriera nello studio parigino di Le Corbusier, supervisionando alcuni progetti del suo mentore a Chandigarh e Ahmedabad. Ha poi continuato a lavorare con Kahn, creando l’Indian Institute of Management ad Ahmedabad, che ha segnato l’inizio di una collaborazione durata più di un decennio. Tra le sue opere più conosciute, l’Atira Guest House, nel 1958, la galleria d’arte sotterranea Amdavad ni Gufa, nel 1994, e la CEPT University, nel 1966.
La sua opera più imponente risale al 1989, quando progettò, a Indore, l’Aranya Low Cost Housing, un complesso labirintico di case color ruggine che fornisce abitazioni a prezzi accessibili a 80mila persone, dimostrando una innata capacità di pianificazione della intera vita urbana della comunità, dagli spazi pubblici a quelli privati. Nel 1954 dichiarò: «Faccio questo giuramento che ricorderò per tutta la vita: fornirò una dimora appropriata alle classi sociali più basse».
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