Architetto e teorico dell’architettura, epigono del Postmoderno, personalità di spicco nel dibattito culturale italiano e internazionale, Paolo Portoghesi è morto nella mattinata del 30 maggio 2023, a 91 anni, nella sua casa di Calcata, in provincia di Viterbo. A confermare la notizia, l’architetto Luca Ribichini, docente all’Università La Sapienza. Tantissimi i suoi progetti, con i quali, fin dalla metà degli anni ’60, anticipò il movimento Postmoderno, dal quale poi, negli ultimi anni si sarebbe distaccato, per esplorare altre idee e nuovi criteri, come quelli della Geoarchitettura. Tra i lavori ancora un corso, un libro sulla bellezza.
Paolo Portoghesi nacque a Roma, il 2 novembre 1931, e crebbe nel rione Pigna del centro storico della capitale che, con la sua architettura barocca, sarebbe rimasta la sua fonte di ispirazione. Durante gli studi alla Facoltà di Architettura della Sapienza, pubblicò una monografia sull’architetto del ‘600 Guarino Guarini e in particolare alcuni saggi su Francesco Borromini, uno dei principali esponenti dell’architettura barocca.
Si laureò nel 1957 e nel 1961 si iscrisse al Partito Socialista Italiano, nelle cui fila avrebbe militato fino allo scioglimento del partito. L’anno seguente iniziò a insegnare Storia della critica alla facoltà di Architettura a Roma, collaborando con Bruno Zevi alla realizzazione della fondamentale mostra su “Michelangelo architetto”, presentata nel febbraio 1964 a Palazzo delle Esposizioni. Nello stesso anno aprì uno studio insieme all’ingegnere Vittorio Gigliotti, con il quale avrebbe dato vita a un lungo sodalizio.
Nel 1966 fondò la rivista “Controspazio”, quindi svolse il ruolo di direttore del Dizionario Enciclopedico di Architettura e, dagli anni ’70 a primi 2000, delle riviste Itaca, Eupalino, Materia e Abitare la Terra. Preside della facoltà di architettura del Politecnico di Milano nel 1968, in seguito ai moti del Sessantotto fu sospeso dall’insegnamento insieme ad altri colleghi.
Studioso della cultura islamica, negli anni Settanta progettò il Palazzo dei reali di Giordania ad Amman, l’aeroporto e il piano regolatore di Khartum, le Moschee di Roma e di Strasburgo.Nel 1976 pubblicò il saggio “Le inibizioni dell’architettura moderna”, testo fondativo dell’approccio postmoderno italiano in architettura, i cui prodromi si ravvisano già dal progetto di Casa Papanice del 1968, un edificio civile di Roma situato in via Giuseppe Marchi, progettato insieme a Gigliotti e già sede dell’ambasciata del Regno Hascemita di Giordania.
Nel 1979 fu eletto direttore della prima Biennale di Architettura di Venezia che si svolse nel 1980, intorno al tema della “Presenza del Passato”. Fu in questa occasione che vene sviluppato il progetto “Strada Novissima”, costituito da 20 facciate, progettate da altrettanti grandi architetti di fama internazionale, tra cui Frank Gehry, Rem Koolhaas, Charles Moore, Hans Hollein e Franco Purini, pensate come quinte teatrali di un’ipotetica “strada” di edifici postmoderni. Il progetto suscitò molto clamore ed è considerato il manifesto italiano dell’Architettura postmoderna.
Tra il 1990 e il 2008, progettò il grande parco della sua villa Calcata, in cui confluiscono tutte le forme più caratteristiche della sua architettura. Qui hanno sede anche il suo studio e la biblioteca personale, collocata in alcuni edifici ristrutturati. Applicando le teorie sulla decrescita di Serge Latouche, negli ultimi decenni Portoghesi definì la nuova corrente della Geoarchitettura, un’architettura umanistica ispirata a sette criteri fondamentali per il presente e il futuro: imparare dalla natura, confrontarsi con il luogo, imparare dalla storia, impegnarsi nell’innovazione, attingere alla coralità, tutelare gli equilibri naturali e contribuire alla riduzione dei consumi.
«Storico, critico, architetto, autore di saggi fondamentali per la cultura architettonica, Paolo Portoghesi, a cui nel 2021 abbiamo assegnato il Premio italiano di Architettura alla Carriera insieme al MAXXI, è stato un grande umanista dell’architettura, ha scandito con le sue opere gli ultimi settant’anni dell’architettura planetaria», ha dichiarato Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano.
A esprimere il proprio cordoglio, anche il Presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca Marco Tirelli, il Vicepresidente Francesco Cellini e l’Ex Presidente Paolo Icaro, il Segretario Generale Claudio Strinati, tutti gli accademici e i dipendenti. Portoghesi fu fu presidente dell’istituzione nel biennio 2013-2014.
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