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All’M9: come cambia Venezia, e Mestre non dorme
Architettura
A Mestre (Venezia) l’M9, Museo del 900, multimediale e interattivo aperto nel 2018, ha un’architettura che dialoga con la città, e la collezione permanente con le mostre temporanee.
Per comprendere come Venezia lagunare si è espansa sulla terraferma e approfondire il suo incessante cambiamento per non morire, è imperdibile la mostra “Le sfide di Venezia. L’architettura e la città del Novecento”, prodotta da M9 Museo del Novecento e Fondazione Venezia in collaborazione con l’Università IUAV di Venezia- Archivi Progetti- in occasione delle celebrazioni per i 1600 anni della nascita del capoluogo lagunare, in contemporanea alla grande esposizione “Venetia 1600. Nascite e rinascite” ospitata a Palazzo Ducale.
Il curatore Guido Zucconi (storico dell’architettura e professore ordinario presso l’Università IUAV Venezia) e Archivio Progetti- Università IUAV di Venezia, in partnership con la Fondazione Musei Civici, hanno selezionato 80 opere uscite per la prima volta dall’Archivio dell’Università, davvero sorprendenti per qualità scientifica ed estetica, esposte nel corridoio al primo piano di M9, sono tutte da scoprire.
In questo spazio di passaggio si trovano fotografie, plastici e tre importanti mappe realizzate per questa occasione che tracciano; una l’espansione dell’edilizia sociale che hanno caratterizzato lo spazio metropolitano a partire dal 1902, la seconda le sedi universitarie intorno a Ca’ Foscari e IUAV, punti nevralgici della città, che si sono aggiunte dagli anni Settanta, mentre la terza è incentrata sulle istituzioni culturali.
Questa capillare mappatura di Venezia dimostra come Venezia nel Novecento trova soluzioni a diverse problematiche , complessità territoriali che diventano opportunità di innovazione urbanistica ed architettonica, soprattutto nel connettere la mobilità terrestre con il sistema acqueo di Venezia.
Venezia, città anfibia comprensiva parti di terraferma e di laguna, se vista dall’alto è a forma di pesce, lo scrive anche Tiziano Scarpa nel romanzo Venezia è un pesce. Una guida Nuova (2020), ha una doppia identità culturale-turistica e industriale e portuale ed è da sempre stata pronta a cogliere nuove sfide, mira all’equilibrio tra modernità e tradizione.
Come cambia Venezia lo racconta questa mostra “d’appendice” suddivisa in sei sezioni (Venezia oltre Venezia: La dimensione Internazionale; Venezia oltre Venezia: la dimensione territoriale; La dimensione internazionale nel secondo Dopoguerra; La fine del modello espansionistico a partire dagli anni Sessanta; Dopo il 1980, Venezia laboratorio Internazionale per l’architettura) a quella più grande esposta a Palazzo Ducale, incentrata sulla narrazione delle sue espansioni extra lagunari, oltre il centro storico verso la terraferma.
L’architettura coglie lo spirito del tempo e i materiali dell’Archivio IUAV, “parlano” di rigenerazione urbanistica e di nuove architetture, mostrando infrastrutture della mobilità, quali ponti, stazioni, garage, aggiornate attrezzature per il turismo balneare, edilizia residenziale e altro ancora. Si tratta di una mostra non didascalica -cronologica bensì tematica; capace di proporre riflessioni su processi dinamici insiti nella città; che ribaltano la nostra percezione del territorio e rappresenta una sfida coraggiosa per liberare Venezia dal pregiudizio di “città stagnante” votata alla decadenza, secondo l’immagine letteraria mortifera che però non corrisponde alla realtà.
La sa bene chi vive o studia a Venezia. La città continua e continuerà a cambiare, per armonizzare il nuovo con l’esistente, intrecciare modernità e tradizione. L’arrivo della ferrovia nel 1847 e l’apertura del ponte automobilistico nel 1933, fino a quello di Santiago Caltrava del 1999, rispondono alla necessità di connettere la mobilità terrestre con il sistema acqueo di Venezia; l’obiettivo di Venezia è di innestare il nuovo nell’antico; e continua a trovare soluzioni innovative.
Venezia con un porto moderno che ha collegato ferrovia e navi, nel giro di 12 anni è diventata il quarto porto del Mediterraneo e la quarta città industriale d’Italia, ancora prima della nascita di Marghera, poi ha compreso il Lido, Mestre e il nuovo polo industriale di Marghera, destinato a diventare nel nuovo millennio polo di progettazione d’innovazione tecnologica sulla quale si sta investendo.
Sappiamo che il “futuro ha un cuore antico” e la conferma si trova proprio nei materiali, molti dei quali inediti dell’Archivio dello IUAV, un tesoro nazionale di straordinario valore. La Venezia internazionale nasce con la Biennale, nel 1895 e di Cà Pesaro, centro di eccellenza dell’arte moderna.
Ed è subito chiaro un fatto, Venezia mira a rompere con la tradizione investendo nell’arte moderna. E non dimentichiamoci è stata la prima sede del festival del cinema, oggi più che mai laboratorio di avanguardia. Nel 1980, La Biennale di Architettura diventa una manifestazione radicata nell’area dei Giardini e, per laprima volta, negli spazi storici dell’Arsenale della Repubblica di Venezia.
Pochi sanno che Venezia è la prima ad aver lanciato nel 1891 un programma sociale, fu talmente all’avanguardia tanto da aver ispirato la Legge Luzzati, prima legge nazionale per case popolari 1903. Sul tema dell’alloggio sociale sono una chicca gli interventi PEET ai margini della città.
Lo dimostrano le immagini in mostra nell’ambito dell’edilizia sociale, basati sulla qualità urbana diffusa (si pensi al quartiere di Santa Marta, e quello di Sant’Elena, i Giardini del Lido e tutta Marghera). Che dire poi delle periferie interne, intorno al cuore di Venezia, come Cannaregio, la Giudecca e Castello?
Nel 1999, con la ricostruzione del Parco Scientifico-tecnologico (Vega) lungo la via di collegamento translagunare si comincia a costruire un nuovo centro direzionale disposto attorno a due poli separati dall’acqua: da un lato la laguna, il nucleo piazzale Roma/Stazione Santa Lucia e, dall’altro terraferma. Nel 2018 M9, sostenuto dalla Fondazione di Venezia è un segno evidente della riqualificazione del centro di Mestre, con il riordino di piazza Ferretto.
Anche la seconda mostra monografica “Draw love build – l’architettura di Sauerbruch Huttun” dedicata ai progettisti di M9, Matthias Sauerbruck e Louisa Hutton, in occasione del trentennale della fondazione dello studio berlinese, conferma come il preesistente s’innesta con il nuovo. Lo documentano 60 modellini di varie architetture disposti su altrettanti tavolini e 100 straordinari disegni che narrano il modus operandi dei progettisti esposti al terzo e ultimo piano del museo mestrino, in una ampia sala illuminata da luce naturale proveniente dalle finestre.
Le mostre di architettura rischiano di essere noiose per i non addetti ai lavori, ma non questa, che è un inno al disegno, all’amore di costruire nuove architetture sulle “rovine” del passato grazie a un allestimento dinamico, in uno spazio “riscaldato” da pareti colorate con i colori preferiti dagli architetti, per rompere il rigore dello spazio , creando una sensazione più domestico.
Colori, comfort, sostenibilità dei materiali e sensualità delle forme sono insieme al recupero del preesistente le caratteristiche distintive del loro operare per e nella città come luogo di relazioni.
Secondo i progettisti per rispondere complessità del presente bisogna avere la passione di costruire città riutilizzando strutture esistenti, rigenerare aree marginali, renderle vivibili puntando sulla qualità architettonica e sociale; è un esempio M9 che connette il passato con un futuro ancora tutto da immaginare e vivere.