La sigla MVRDV, che graficamente sembra evocare lo skyline geometrico e stilizzato di una metropoli in verticale, rappresenta nient’altro che le iniziali dei nomi di Maas, Van Rijs, de Vries, gli architetti olandesi che nel 1991 fondarono l’ormai prestigioso studio di architettura e urbanistica a Rotterdam, oggi tra i più conosciuti a livello internazionale.
Per comprendere la logica progettuale di questo gruppo bisogna partire dal sistema di riferimento in cui si collocano i loro progetti, in una società come quella olandese che coniuga alta densità urbana e affermazione di un ceto borghese esigente e di buona cultura. La necessità di soddisfare la richiesta di nuovi canali di comunicazione diventa per MVRDV l’occasione per una sfida creativa improntata all’economically and
Così, la necessità di non invadere il limitato spazio oggi disponibile nelle metropoli si traduce nell’elaborazione di programmi, prima che di progetti, per città sostenibili, sviluppando complessi residenziali con percorsi e comunicazioni comuni di collegamento alle singole unità abitative.
Il progetto di Container City, studiato per Rotterdam (2002), è pensato come assemblaggio di unità abitative, pari a 3500 container, incastrate entro percorsi comprensivi di spazi comuni utilizzati come piccoli belvedere. La grande mole dell’edificio si autorappresenta rivelando il doppio ruolo di contenitore e nuovo monumento urbano.
Anche la torre residenziale vincitrice del recente concorso per la periferia di Madrid, a Sanchinarro, impone la forza del suo volume nel paesaggio metropolitano, senza timore alcuno di confrontarsi con il tessuto circostante dal quale emerge.
Costruire per la società significa anche riflettere i cambiamenti legati all’evoluzione tecnologica e alle sue ripercussioni in ambito culturale: connessione e simultaneità, new media e global market sono alcuni degli aspetti che l’architettura deve interpretare come espressione della contemporaneità.
Il Galaxy Museum of Art and Technology per Eybeam, a New York, rappresenta la volontà di sintesi di tali istanze, ricercando nuova espressione formale per spazi fluidi e correlati, uniformati da una pelle metallica forata, per innovative e totalizzanti esperienze sensoriali.
Il progetto diventa così il pretesto per sperimentazioni tecnologiche finalizzate a tensioni espressive spesso sradicate dall’ambiente di riferimento con vanità autoreferenziali.
Pare che niente possa sottrarsi, per MVRDV, all’opportunità di manipolazione delle regole e dello sguardo riferiti all’architettura: persino la natura, nel Padiglione Olandese per il World Expo di Hannover del 2000, era interpretata e rappresentata alla maniera di un totem ad espansione verticale, nozione paradossale di coesione tra naturale ed artificiale, in una direzione nuova, che è gioco e sfida, senza paura.
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susanna tradati
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