Nato nel 1904 Giuseppe Terragni studiò al Politecnico di Milano, prese parte al gruppo “7” con Libera, Figini, Frette, Larco, Pollini e Rava, firmatari del primo documento del Razionalismo italiano. Partecipò alla prima esposizione di architettura razionale e al Miar. Nel 1927 aprì nella città di Como uno studio insieme ad il fratello Attilio. Mori a soli 39 anni, lasciando almeno 13 opere realizzate, decine di progetti, opere di design, quadri, sculture e parole.
A cent’anni dalla sua nascita Como celebra con un grande evento non solo una figura centrale di quel momento storico ma soprattutto un esempio per le generazioni che hanno percorso il suo pensiero e le sue opere.
Il comitato scientifico, presieduto da Attilio Terragni annovera fra i responsabili scientifici nomi internazionalmente noti quali: Daniel Libeskind, Rafael Moneo e Peter Eisenman.
Il 18 aprile, giorno dell’inaugurazione del centenario, è stato l’architetto Daniel Libeskind, vincitore del concorso per la ricostruzione delle Twin Towers di New York, a tenere una conferenza dal titolo Life after life: what I love about Terragni. Seguita poi dall’intervento presso la ex Casa del Fascio dell’architetto Paolo Portoghesi.
Si tratta –forse- della prima vera mostra monografica di respiro internazionale dedicata ad un architetto in Italia. Grazie alla felice intuizione di concepire e coinvolgere diversi punti della città come se fosse un unico grande corpo percorribile, un laboratorio in cui per un anno si susseguiranno mostre, dibattiti, conferenze, spettacoli teatrali, workshop ed altri eventi per coinvolgere studenti, turisti, professionisti e curiosi.
La mostra “Terragni Architetto Europeo” presso la Ex Chiesa di San Francesco presenta efficacemente immagini e documenti grazie all’ottimo allestimento curato da Attilio Terragni che accompagna i visitatori offrendo loro due possibili percorsi. Nel primo il lavoro dell’architetto è contestualizzato storicamente grazie ai immagini ed indicazioni visive che tratteggiano la breve ma intensa carriera. Attraverso i sui schizzi, i progetti -alcuni attualissimi- in cui emerge la sua incredibile capacità di pensare lo spazio. Dal dettaglio al piano urbanistico.
Nell’altro possibile percorso viene messa in luce la vita del personaggio Terragni. Fotografie, dipinti, disegni ma soprattutto frasi e pensieri lasciate dall’architetto. Parole che definiscono senza ambiguità la sua poetica e le sue idee, prive di schematismi programmatici, ma cariche di calore e sensibilità. Come in alcuni disegni e pitture ad olio dove il segno è sempre costruttivo e disciplinato ed il colore è caldo e materico.
La mostra ”Terragni fra Ragione e Utopia” allestita alla ex Casa del Fascio è un esempio sorprendente di come il celebre edificio-manifesto di Terragni, sia ancora un’opera modernissima. Grazie a video proiezioni sulla parete ceca della facciata, ed al ripristino (condotto per l’evento) dell’illuminazione originale, il palazzo si trasforma in ipertesto. Interpretando forse quello che è il capolavoro riconosciuto di Terragni come un oggetto mitologico, vero e proprio brano di architettura ed opera parlante.
Luci, proiezioni, tutti elementi effimeri che davvero possono fornire un esempio possibile ed auspicabile di come intervenire in modo efficace nel tessuto urbano senza danneggiare le preesistenze, ma con mezzi che raccontano criticamente l’architettura, astraendola ed offrendola ai cittadini.
Così l’Infospazio, realizzato dallo studio Arkham -situato alla base del palazzo del broletto del Duomo di Como- non è solo il classico infopoint dove trovare libri, mappe e gadget, ma un possibile nodo nevralgico che collega concettualmente le opere dell’architetto e le varie sedi degli eventi. Con materiali e toni ispirati agli edifici di Terragni e rivisitando moduli e geometrie della ex casa del fascio, questa è una vera e propria stazione di partenza ideale per avventurarsi in una sorta di promenade architectural. Una passeggiata tra le opere più e meno note dell’architetto quali: l’Asilo Sant’Elia, il Novocomum, la Casa Giuliani Frigerio, la Casa Pedraglio, la Casa del floricultore, le Case di via Anzani e il Monumento ai Caduti fino alla celebre Casa del Fascio. Tutti edifici che raccontano e mostrano la grande capacità dell’architetto di organizzare con sensibilità e coscienza lo spazio e la forma, superando se possibile, la lezione del puro razionalismo.
Una grande manifestazione ed una grande possibilità per la città di Como di aprirsi ad un futuro europeo. Partendo dal passato di un illustre cittadino.
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