Lo studio di Matteo Monteduro, Emiliano Roia e Andrea Quagliola è tra i migliori emergenti europei. Complimenti allora a Google che, aderendo a logiche differenti da quelle che sottendono quest’indagine, offre solo 23 risultati alla ricerca di Morq architecture.
Avendo conosciuto architetti che auto-cliccavano mezz’ora al giorno la loro pagina su Europaconcorsi al fine di acquisire la stessa visibilità di Arup, Morq sembra invece piuttosto sereno verso la disparità imbarazzante tra l’attenzione ricevuta dai palinsesti di comunicazione dell’architettura e la consistenza della produzione rispetto alla media degli studi coetanei. “A volte ci chiediamo come mai, ma finora abbiamo da lavorare”.
Andrea ed Emiliano s’individuano lavorando brevemente assieme per Michele Molé e Claudia Clemente; poi Matteo, amico di Andrea, propone a entrambi la partecipazione al primo incarico. Un momento di fortunata continuità di clientela e Morq mette via cose come il too flat, ludomus, sami flat e il tto caffè (il locale a metà di via Garibaldi a Roma, per capirci), e altre che qualsiasi studio di piccole dimensioni avrebbe sbandierato come punti di arrivo. E invece loro ci tirano su i 23 risultati.
La ricerca di un linguaggio facilmente comunicabile non sembra essere il centro di questi primi lavori. Piuttosto una nitidezza grafica organizzata attorno a oggetti forti, nonostante i quali rimane una certa discrezione nella composizione degli elementi. Il senso è dato dall’elevata qualità diffusa, dalla ricerca di soluzioni distributive generate da un disegno bidimensionale attento e dal carattere artigianale della realizzazione e della finitura delle superfici più evidenti, che impediscono all’eleganza generale di raffreddarsi e diventare patinata.
A quattro anni dalla nascita, Morq si dipana fra Perth e Roma. Andrea organizza i primi tempi dello studio in Australia, raggiunto qualche anno dopo da Emiliano, con cui tiene in parallelo corsi di progettazione presso la Faculty of Architecture, Landscape and Visual Arts della University of Western Australia. Raccontano di giornate intense, concluse da incontri serali a casa di Emiliano. Bossa nova e le ultime sigarette buone a preparare il lavoro del giorno dopo. Matteo coordina – e consolida – lo studio di Roma.
Morq ci aiuta a identificare un’ulteriore ambizione di questa rubrica, proporre progettisti disinteressati all’armamentario ego-dottrinale consueto nei giovani architetti italiani. L’energia che altri spendono nel confezionamento di proclami, qui viene indirizzata nell’ascolto delle esigenze dei clienti. “Richiediamo brief davvero dettagliati”. Del resto, quanto può esser presa ancora sul serio la patetica convinzione che l’architettura sia il solo motore nella costruzione dello spazio pubblico e domestico? Ci riescono meglio moda, pubblicità e playlist personali. Questo c’interessa. La capacità di ascoltare, interpretare e comunicare con sensibilità e semplicità.
Non emerge alcuna necessità di confondere le acque. Come spesso accade lavorando in un ambiente linguistico differente da quello italiano, la comunicazione dev’essere diretta, non formale, professionale, priva della capacità di generare malintesi. Anche forzato a specificare la propria processualità, Morq risponde in termini di lavoro sulle piante, progressione dei modelli e ascolto delle esigenze.
Una delle poche occasioni che ha visto lo studio imporsi sulle scelte iniziali dei clienti è coincisa con la volontà di preservare i due alberi che occupavano l’area del loro ultimo progetto, un’abitazione privata a Margaret River, 250 chilometri a sud di Perth. Anche qui, la scelta è stata poetica solo un attimo, restando poi sospesa sul progetto, subito convertita in perizie botaniche, sondaggi radicali e valutazioni sulla migliore esposizione e distribuzione ottenibili con la modifica rispetto all’idea originale. La casa sembra semplice e interessante.
luca diffuse
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Che paura l'ego-dottrina. Davvero, mi terrorizza ogni volta che aggiungo contenuti al mio sito. In uno dei 23 risultati su Google si dice "modernità e astrazione", è molto!
tutto il concetto articolato è molto interessante... ma non ho capito il fine del topic.
E' una discussione aperta ed in evoluzione?
E' una, meritata, lode... che finisce qui?
è una meritata lode. in forma di primo numero di una nuova rubrica. a seguire altre meritate lodi.
Condivido la vostra attenzione verso gli Studi di Architettura minori che ogni giorno, da anni, lavorano in Italia per recuperare, integrare, rigenerare il territorio, le città, i borghi e i luoghi costituenti la vera "italia". A poco servono i Lavori Pubblici e i grandi concorsi vinti dalle "archistar" o similari, se nell'intorno, costituito nella maggior parte di immobili Privati, non si interviene per modificare il deserto fisico e culturale odierno; a nulla servono tali interventi se non sono integrati nel contesto urbano della città e non si realizzano in "tempi umani".
Noi, nello specifico, lavoriamo in Puglia, dal 1985, studiando il territorio e le città distrutte e aggredite dall'uomo nella prospettiva che il nostro lavoro possa essere considerato "corretto" e "utile" alle città, al territorio e alle nuove generazioni di questa regione. Grazie per l'attenzione.
Domenico Tangaro Architetto.