Prima d’ ora solo nel lontano 1988, per celebrare il decimo anniversario, il Premio Pritzker, nobel da centomila dollari per la qualità in architettura, era stato conferito a due nominativi. Ma la motivazione per il binomio di quest’ anno è ben diversa, e notevolmente più interessante: Jacques Herzog e Pierre de Meuron lavorano con una complementarietà che non permette distinzione. Ognuno dei loro venti capolavori esprime un prezioso affiatamento, e tale merito viene colto ed esaltato dalla scelta di premiarli insieme.
Certo questa invidiabile integrazione di due talenti non è certo l’ unico, e tanto meno il più importante, dei motivi che giustificano questo Pritzker. La firma svizzera si è particolarmente distinta per l’ alta qualità delle sue recenti realizzazioni, culminate con un successo di grande risonanza nella ristrutturazione di una centrale elettrica per la Tate Gallery di Londra.
I commenti dei giurati celebrano la capacità dei due svizzeri di stupire lavorando sull’ equilibrio tra modernismo e matericità con una particolare chiarezza formale e concettuale. La motivazione ufficiale sintetizza quanto trapelato: “The architecture of Jacques Herzog and Pierre de Meuron combines the artistry of an age-old profession with the fresh approach of a new century’s technical capabilities. Both architects’ roots in European tradition are combined with current technology in extraordinarily inventive architectural solutions to their clients’ needs that range from a modest switching station for trains to an entirely new approach to the design of a winery.”
Dunque il Pritzker, premio attento al rapporto tra ricerca e pragmatismo, dopo un periodo di transizione è ormai tornato ad insignire maestri di elevato livello. Per i grandissimi Piano, Foster, Koolhaas delle ultime edizioni il verdetto era abbastanza facile; ora con Herzog & de Meuron si scommette soprattutto sul presente, ed il futuro, di quella che potrebbe diventare un’ importante scuola di Architettura, un innovativo recupero di capacità sopite.
Marco Felici
[exibart]
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Tate di Londra o Orsay di Parigi? ... mamma mia che differenza! Qual' è il miglior conteniore per l' arte? Qual' è il miglior modo di recuperare l' archeologia industriale?
La Tate non mi è piaciuta per nulla, un allestimento confuso e brutto, che sminuisce tutte le opere esposte, mi è parso più uno spazio di promozione degli artisti "nuovi" inglesi, di sicuro un'ottimo spazio mercatale.... meglio il Museo d'Orsey sia come opere che come esposizione...
Viva Herzog e de Meuron ...
Largo ai giovani!
Il punto è che il tempo passa, e l' Orsay rappresenta un epoca ormai lontana dall' attuale Tate ...
Quando si progetta secondo la moda ...
Cmq sono entrambe architetture di valore, a prescindere dalla diversa sensibilità con cui si pensa il rapporto tra spazio espositivo e opera esposta.
se la tate (ancora non l'ho vista) riesce a riabilitare il pessimo spazio espositivo del museo d'Orsay a Parigi... siamo messi davvero male
Perchè nella maggior parte dei casi un ex edificio industriale deve diventare uno spazio espositivo? Perchè non un ospedale, un municipio o una chiesa? Un'opera d'arte ha bisogno di queste bomboniere per essere ammirata?
xLeLe: Il punto non è nelle necessità dell'arte bensì è nella convinzione che il riuso compatibile di un edificio sia il museificarlo: come se un organismo possa sopravvivere solo dentro un frigorifero o su un altare!
...ma perchè tutti questi commenti negativi sulla Tate !!!! io credo sia una delle esposizioni più interessante dal punto di vista architettonico che abbia mai visitato !!!