La Casa del Vento, Borgo Coroglio, la Radura della Scienza e quella degli Agrumi e poi ancora quella del Benessere e del Melograno. I nomi suggestivi, a tratti fiabeschi, nei quali è suddiviso questo lungo e frastagliato tratto costiero scorrono, tra colori smeraldini e cristallini, sul rendering video che illustra i punti salienti di Balneolis, il progetto presentato da una cordata di 12 soggetti e vincitore di UrbaNAture, il concorso internazionale di idee promosso da Invitalia, per sciogliere uno dei grandi nodi del nostro Paese: la bonifica e la risistemazione di tutta l’area dell’ex Italsider di Bagnoli.
Un’area enorme, circa 250 ettari, molti dei quali occupati dal mastodontico impianto siderurgico che ha attraversato tutto il Novecento, tra sogni di industrializzazione di un’Italia unita da poco e Guerre mondiali, e di cui rimangono alcuni scheletri arrugginiti che infondono all’atmosfera una profonda venatura cyberpunk. Vista dall’alto – tipica è la prospettiva dalla collina di Posillipo – è come affacciarsi su un altro mondo, su una vasta distesa attraversata da venti sconosciuti e fantastici, come fosse Marte. E invece quella faglia residuale in cui il nulla si cristallizza in minuscoli granelli di eternit e di cemento armato sgretolato, un po’ Deserto dei Tartari e un po’ Zona di Tarkovskij, è tremendamente lì, una concavità incisa nella costola di una delle metropoli più affollate dell’Europa, ed è cronaca, anche se la poesia è innegabile.
Nel corso dei tanti anni durante i quali si è parlato di bonifica e riqualificazione, in quella rientranza di Napoli si sono riversate le idee più avanzate dell’urbanistica e dell’architettura, un ginepraio di schemi e buoni propositi. Abbiamo visto le menti migliori delle rispettive generazioni mettersi alla prova con l’ipotesi di rendere quei 250 ettari pienamente vivibili. E non è semplice interpretare il significato di quel brivido, che si avverte nello sfogliare i raffinati rendering di Balneolis proprio all’indomani dell’apertura della Biennale di Architettura di Venezia, con le sue visioni progettuali di materiali organici che sconfinano volentieri nell’alessandrinismo, attuabili ma, allo stesso tempo, distanti.
«Bagnoli è stata per anni sinonimo di inefficienza. Questo progetto restituisce il nome antico al futuro dell’area. Finalmente i napoletani avranno modo di capire cosa sarà Bagnoli nei prossimi anni. È “il progetto”, non uno dei tanti visti in questi anni», ha dichiarato Francesco Floro Flores, commissario straordinario di governo per il risanamento ambientale e la rigenerazione urbana di Bagnoli-Coroglio.
Parco naturale, bosco produttivo, parco urbano: questi i tre ambiti intorno ai quali è incentrato il progetto, «Declinato secondo una interpretazione contemporanea del genius loci, che si esprime con l’esaltazione dei caratteri naturali, agricoli, cromatici, estetici e del benessere propri di questo Sito», si legge nell’idea progettuale. Tra studi di progettazione architettonica, urbana e paesaggistica, società di ingegneria e professionisti del settore, operanti in ambito nazionale e internazionale, sono 12 i soggetti che hanno collaborato per il progetto Balneolis, ai quali è stato riconosciuto un grant di 150mila euro: S.B. Arch. Studio Bargone Architetti Associati (Mandataria), Neostudio Architetti Associati, Arch. Francesco Nigro, Nicola Spinetto Architectes Sarl, Espace Libre Sarl, Rosmani Project Srl, Studio Associato 4eingegneria, T.E.S.I. Engineering Srl, Agron. Luciano Mauro, Eco Geo Engineering Srl, Arch. Marina Mori, Arch. Daniele Salvo.
Punti salienti sono la creazione di una rete ecologica che ricongiunga il mare e la collina e la valorizzazione delle archeologie industriali: «La grande Fabbrica è immaginata come insieme di luoghi in continuità tra interno ed esterno, interamente dedicati al benessere, dove trovare servizi, negozi e svolgere ogni attività connessa allo “stare bene”, in un contesto del tutto originale e suggestivo». Altro elemento dirimente, la cosiddetta colmata a mare, un conglomerato di metalli pesanti e materiali di varia provenienza, sotto stretta sorveglianza per il pericolo di contaminazione e che, nel corso degli anni, è stata al centro del dibattito. Si toglie o si lascia? Secondo il progetto Balneolis va rimossa. Secondo lo stesso Floro Flores, «Non inquina, potrebbe essere più rischioso per l’ambiente rimuoverla». Ma questa dichiarazione risale a qualche mese fa e nel frattempo molta acqua è passata.
Insomma, questo progetto che richiama una letteratura epica se non mitica – Balneolis, come l’antica Neapolis – potrebbe essere addirittura quello buono o qualcosa di molto simile. Il cronoprogramma è serrato: entro 30 giorni dalla proclamazione, il vincitore dovrà consegnare il piano volumetrico dell’idea progettuale, a completare tutti i dettagli degli interventi. Poi toccherà alla Conferenza dei servizi approvare il piano che, quindi, sarà integrato nella disciplina urbanistica di Bagnoli. Un primo passo concreto, quindi, in quella che, più che una rigenerazione, sarà una ridefinizione dell’area che farà “giurisprudenza” nell’urbanistica e che avrà una ricaduta sull’intera città, restituendo alla fruizione pubblica uno spazio vitale, fronte mare.
Nell’ambito del concorso di idee promosso da Invitalia sono stati nominati anche il secondo e il terzo classificato, ai quali vanno rispettivamente 100mila e 75mila euro.
Il secondo classificato, con il progetto “Argatella, l’arcolaio per tessere la città”, è un raggruppamento di quattro soggetti: Main Management e Ingegneria Srl (Mandataria), Art & Build Architectes Selarl, Signes Sas, Fabrizio Pisani Massamormile. “Argatella” in napoletano vuol dire arcolaio: come il lavoro dell’arcolaio, il progetto prevede un intervento delicato e preciso di ritessitura urbana.
«Lo strappo del declino industriale si ricuce valorizzando archeologia e paesaggio, tessendo legami», si legge nel progetto. «Assi visivi enfatizzati, griglia urbana reinterpretata, maglia industriale a collegare le macro-sculture territoriali: trama e ordito definiscono pieni e vuoti in armonia con il contesto. Il parco è filo conduttore. La vegetazione locale si protrae dalla collina di Posillipo, definisce ambienti a tema e spazi per la popolazione, tintura del tessuto. Un nuovo lembo di città impreziosito da un dettaglio d’eccezione: il mare. Celebrazione di passato e futuro, motore per l’economia, luogo privilegiato dove vivere. Un progetto sostenibile rivolto al futuro: la nuova trama permette uno sviluppo flessibile dell’ordito».
Terzo classificato, infine, è il raggruppamento costituito da: Rti Costituendo Francesco Cellini (Mandataria), Insula Architettura e Ingegneria Srl, Geosystem Studio Associato di Geologia e Progettazione. Il progetto, a scala territoriale, riconfigura in maniera unitaria il paesaggio di Coroglio. «Il conflitto fra la fabbrica e l’ambiente si compone per restituire l’area all’utilizzo dei cittadini di Napoli e dell’intera area metropolitana: una forma di risarcimento per i guasti di un secolo di inquinamento», spiegano i progettisti.
«La storia industriale ha lasciato tracce profonde che non possono né devono essere del tutto cancellate. Le strutture della fabbrica non scompaiono con la bonifica. La fabbrica è una grande risorsa, da sfruttare con attenzione, per ingaggiare con le tracce dell’industria un gioco proficuo, di alto profilo ecologico, basato sul recupero attento di tutte le strutture persistenti, che ancora oggi possono guidare il restauro del paesaggio. Obiettivo principale è quello di ristabilire una struttura allo spazio fra le cose, che ne consenta una diversa interpretazione, per conservare la memoria della fabbrica e costruire un nuovo ambiente».
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