Quello tra architettura contemporanea ed edifici ecclesiastici è un rapporto dalla storia complessa, spesso critica e criticata, che non raramente ha dato vita a strutture di scarso valore estetico, estranee alla dimensione di inclusione, accoglienza e serenità che dovrebbero trasmettere. Questo non vuol dire, però, che tutti gli architetti contemporanei non abbiano saputo assimilare e comunicare i valori cristiani con la propria visione. Vi presentiamo, quindi, cinque chiese italiane esemplari di questa perfetta fusione.
Inaugurata nel 2014, per opera degli architetti Aymeric Zublena, Pippo e Ferdinando Traversi, la Chiesa del nuovo Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è un magnifico esempio di fusione tra fede e innovazione. L’impiego di strutture lineari e di un arredamento bianco e minimale, la sinergia tra lo spazio architettonico e la decorazione, realizzata da tre celebri artisti contemporanei, e il protagonismo degli effetti di luce, che filtra attraverso il velario di stretti pilastri che circonda la chiesa, contribuiscono ad amplificare il senso d’armonia che contraddistingue l’edificio sacro. Degni di nota sono gli interventi dei tre artisti; il portale in legno inciso da Stefano Arienti, con il disegno di una collina medio-orientale della Giordania, la Crocifissione nelle absidi in vetro decorato a grisaille di Andrea Mastrovito e il pannello del collettivo Ferrario Fréres con la Passione, collage fotografico che ambienta la scena sacra nei vicoli di Bergamo.
Fu il reverendo Giulio Greco a invitare, nel 1996, l’artista statunitense Dan Flavin, celebre per le ricerche sulla luce al neon, a realizzare un’opera per la Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, a Milano, zona Naviglio Pavese, nell’ottica di un restauro dell’edificio progettato da Giovanni Muzio negli anni ’30. Inserita nello spazio sacro a soli due giorni di distanza dalla morte dell’artista, grazie al sostegno del Dia Art Foundation di New York e della Fondazione Prada, Untitled è un’opera site-specific che nella successione cromatica di luce verde, blu, rosa, dorata e ultravioletta simula la progressione naturale di un giorno vissuto, dall’alba (l’ingresso) al tramonto (l’abside). Un incontro unico, suggestivo, quello tra arte contemporanea e spazio liturgico, che qui rielabora un tema centrale nella storia dell’architettura sin dai tempi del Gotico, quello della luce e del suo significato spirituale.
La Chiesa di San Giovanni Battista di Campi Bisenzio, situata in prossimità del casello ‘’Firenze Nord’’ dell’autostrada A1, fu eretta tra il 1960 e il 1964 per ricordare le numerose vite perse nel corso dei lavori per la costruzione dell’Autostrada del Sole, in un luogo scelto simbolicamente perché a metà strada tra Milano e Roma. Progettata da Giovanni Michelucci, importante architetto razionalista, la chiesa si articola in una struttura alquanto particolare, che trova il suo punto focale nella conformazione del tetto; a forma di tenda, esso diviene simbolo di accoglienza del viaggiatore, un luogo di sosta e di ristoro spirituale. Significativa anche la presenza del portale bronzeo realizzato da Pericle Fazzini e del nartece con altorilievi in bronzo di Emilio Greco e Venanzo Crocetti, dove il percorso dell’autostrada tra le varie regioni è ricordato dai pannelli con storie dei Santi Patroni di dieci città attraversate dall’infrastruttura.
‘’Le vele bianche ci condurranno verso un mondo nuovo’’, con queste parole l’architetto Richard Meier si rivolse all’allora pontefice Giovanni Paolo II nel corso della presentazione della chiesa simbolo del Giubileo del 2000. Al di là della chiara strutturazione interna, la particolarità dell’edificio è proprio quella delle tre imponenti vele (la maggiore misura 26 metri di altezza) che fendono il cielo sopra il quartiere di Tor Tre Teste, pronte a traghettare il fedele verso il terzo millennio. Intitolata al Dio Padre Misericordioso, la chiesa rivela un simbolismo già usato per altri edifici sacri, dove a strutture circolari, simboli del divino, si affiancano forme squadrate, che rimandano alla dimensione umana. Si tratta, dunque, di una struttura unica nel suo genere, che unisce lo spirito cristiano a quello dell’architettura contemporanea, capace di stupire e meravigliare.
‘’Un’architettura non ridondante, contemporanea e insieme accessibile e comprensibile, vicina alla sensibilità e alla cultura della comunità’’, così l’architetto Francesca Leto ha descritto il suo progetto per la realizzazione del complesso parrocchiale di S.Ignazio da Laconi, ad Olbia. Si tratta di uno spazio centrale, con tetto a due falde, circondato dal campanile e da altri piccoli edifici, tutti dal profilo lineare e minimalista, costruiti in modo da creare continui cambi di direzione, angolature e punti di vista mutevoli. Un’interpretazione dello spazio liturgico, quella dell’architetto Leto, che tenta di restituire il significato più profondo del dialogo tra fedele e luogo sacro, facendolo attraverso l’impiego di una decorazione interna ridotta all’essenziale, posta in contrasto con l’elemento di spicco dell’intero complesso, il monumentale ingresso, che, rivestito in formelle di ceramica blu cobalto segnate a rilievo in oro con angeli e stelle, evoca la struttura degli antichi portali medievali.
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