Abeer Seikaly, Weaving a Home, Tent Al-Namara overlooking the Dead Sea, Jordan, 2020. © Abeer Seikaly
Alla sua prima partecipazione ufficiale alla Biennale di Architettura di Venezia, che aprirà al pubblico dal 10 maggio al 23 novembre 2025, il Qatar presenta Beyti Beytak. My Home is Your Home. La mia casa è la tua casa, un progetto incentrato sulle connessioni tra ospitalità, comunità e paesaggio urbano nella regione MENASA – Medio Oriente, Nord Africa e Asia Meridionale. Promosso da Qatar Museums e organizzato dall’Art Mill Museum, museo qatariota di arti visive e design di prossima apertura, il Padiglione si articolerà in due sezioni: un’installazione nei Giardini della Biennale e una mostra presso ACP – Palazzo Franchetti.
L’installazione ai Giardini si concentra sul Community Centre progettato nel 2024 dall’architetta pakistana Yasmeen Lari, una figura chiave nell’architettura sociale e sostenibile. La struttura, interamente realizzata in bambù, riprende soluzioni adottate dalla Heritage Foundation of Pakistan per rispondere alle emergenze abitative in seguito a catastrofi naturali. Oltre a mettere in evidenza l’adattabilità di materiali locali, il padiglione temporaneo sarà anche sede di eventi legati alle pratiche dell’ospitalità del Qatar, come la tradizionale offerta di caffè e datteri.
La seconda sezione della mostra, allestita presso ACP-Palazzo Franchetti, raccoglierà il lavoro di oltre 30 architetti, alcuni dei quali presentati per la prima volta alla Biennale. Attraverso disegni, modelli, fotografie e materiali d’archivio, Beyti Beytak presenterà le trasformazioni dell’abitare e della progettazione degli spazi pubblici e privati, analizzando tipologie architettoniche come le oasi, le moschee, i musei e i centri comunitari.
Un’attenzione particolare è dedicata alla crescita urbana di Doha, con una selezione di porte restaurate della città vecchia, risultato di un progetto sostenuto dall’Aga Khan Trust for Culture. La mostra accosta i lavori di pionieri dell’architettura moderna di area MENASA, come Raj Rewal, Nayyar Ali Dada e Abdel-Wahed El-Wakil, a quelli di generazioni successive, come Marina Tabassum, Abeer Seikaly e Sameep Padora. Un focus speciale è dedicato all’eredità dell’architetto e urbanista egiziano Hassan Fathy, noto per il suo approccio basato sull’uso di tecniche e materiali vernacolari.
Curata da Aurélien Lemonier e Sean Anderson con la collaborazione di Virgile Alexandre, la mostra si inserisce in una riflessione più ampia sulla stretta connessione tra spazi costruiti e identità culturali. Mettendo a confronto diverse generazioni di architetti, il progetto vuole fare emergere la varie modalità attraverso cui la regione MENASA ha interpretato il proprio patrimonio architettonico per rispondere alle sfide sociali e ambientali del proprio tempo, talvolta ridefinendo gli stessi concetti di casa e di comunità.
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