Le comunità come soggetti dalla forma molteplice, tra individui e territori, comunità e spazi, in grado di adattarsi, interconnettersi, evolvere secondo principi non necessariamente deterministici. Insomma, “Comunità Resilienti”: è questo il nome del Padiglione Italia curato da Alessandro Melis, presentato questa mattina in occasione di una conferenza stampa su ZOOM, che vedremo alla prossima Biennale di Architettura di Venezia, in apertura a maggio 2021. Un’edizione che, in un modo o nell’altro, segnerà una svolta, considerando le condizioni più che peculiari nelle quali i progetti sono stati portati avanti e le modalità per fruirne.
Diversi padiglioni nazionali hanno già comunicato le loro intenzioni: niente party di inaugurazione in grande stile, come eravamo allegramente abituati, ma “aperture silenziose”, senza buffet e bollicine e con orari diluiti. Così farà Pro Helvetia, istituzione responsabile del Padiglione della Svizzera, che ha annunciato di aver rinviato tutti gli eventi previsti per l’apertura, alla luce della situazione ancora incerta del Covid-19. Invece, ospiterà un’apertura silenziosa. Un evento fisico in loco sarà però allestito tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, se la situazione lo permetterà, hanno aggiunto gli organizzatori. Il padiglione dei Paesi Bassi e quello di Singapore hanno invece optato per un’apertura virtuale a inviti.
Ma, come speso è stato ripetuto in questi mesi, è proprio nei momenti di transizione che si possono immaginare possibilità di sviluppo, chiavi di lettura alternative, visioni fattibili che, nel caso specifico del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura, saranno incentrate sul recupero di una forma di interazione tra spazio urbano e territorio produttivo. Tra le novità più interessanti, una questione di metodo molto pratica: il Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2021 sarà a impatto CO 2 quasi zero. «Per raggiungere tale scopo si è proceduto a predisporre una sottrazione e integrazione dei materiali del Padiglione Italia 2019 per la 58ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e una rilocalizzazione in forma permanente di tutto quello che verrà prodotto», hanno spiegato dalla Biennale.
«Il Padiglione Italia sarà esso stesso una comunità resiliente, costituita da 14 “sotto comunità”, intese come laboratori operativi, centri di ricerca o casi studio, secondo due fondamentali direttrici: una riflessione sullo stato dell’arte in tema di resilienza urbana in Italia e nel mondo attraverso l’esposizione delle opere di eminenti architetti italiani e un focus su metodologie, innovazione, ricerca con sperimentazioni interdisciplinari a cavallo tra architettura, botanica, agronomia, biologia, arte e medicina», ha spiegato il curatore Alessandro Melis.
«Stephen Jay Gould ed Elizabeth Vrba hanno rivoluzionato la tassonomia della biologia introducendo il termine “exaptation” ovvero il meccanismo non deterministico della selezione naturale: euristicamente, il Padiglione Italia promuoverà l’exaptation architettonica come manifestazione di diversità, variabilità e ridondanza, sfidando l’omogeneità estetica deterministica a favore della diversità delle strutture creative», ha continuato Melis.
«Come il genoma e il cervello umani, il padiglione sarà una giungla abitata da strane creature dove poter ascoltare un rumore di fondo che è già assordante e che richiede una risposta adeguata, facendo ricorso a nuovi paradigmi della conoscenza. Secondo quanto proposto dal curatore della Biennale Architettura 2021 Hashim Sarkis, nel Padiglione verrà dato rilievo all’aspetto esperienziale e immersivo, privilegiando forme espressive legate alla graphic novel, al gaming, in toni e modalità di ispirazione cyber punk, avvalendosi del contributo di indiscussi maestri del settore per avvicinare e sensibilizzare, questo è l’auspicio, un pubblico ampio e giovane».
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