Categorie: Architettura

Biennale di Architettura: ecco le Comunità Resilienti del Padiglione Italia

di - 23 Aprile 2021

Le comunità come soggetti dalla forma molteplice, tra individui e territori, comunità e spazi, in grado di adattarsi, interconnettersi, evolvere secondo principi non necessariamente deterministici. Insomma, “Comunità Resilienti”: è questo il nome del Padiglione Italia curato da Alessandro Melis, presentato questa mattina in occasione di una conferenza stampa su ZOOM, che vedremo alla prossima Biennale di Architettura di Venezia, in apertura a maggio 2021. Un’edizione che, in un modo o nell’altro, segnerà una svolta, considerando le condizioni più che peculiari nelle quali i progetti sono stati portati avanti e le modalità per fruirne.

Diversi padiglioni nazionali hanno già comunicato le loro intenzioni: niente party di inaugurazione in grande stile, come eravamo allegramente abituati, ma “aperture silenziose”, senza buffet e bollicine e con orari diluiti. Così farà Pro Helvetia, istituzione responsabile del Padiglione della Svizzera, che ha annunciato di aver rinviato tutti gli eventi previsti per l’apertura, alla luce della situazione ancora incerta del Covid-19. Invece, ospiterà un’apertura silenziosa. Un evento fisico in loco sarà però allestito tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno, se la situazione lo permetterà, hanno aggiunto gli organizzatori. Il padiglione dei Paesi Bassi e quello di Singapore hanno invece optato per un’apertura virtuale a inviti.

Ma, come speso è stato ripetuto in questi mesi, è proprio nei momenti di transizione che si possono immaginare possibilità di sviluppo, chiavi di lettura alternative, visioni fattibili che, nel caso specifico del Padiglione Italia alla Biennale di Architettura, saranno incentrate sul recupero di una forma di interazione tra spazio urbano e territorio produttivo. Tra le novità più interessanti, una questione di metodo molto pratica: il Padiglione Italia alla Biennale Architettura 2021 sarà a impatto CO 2 quasi zero. «Per raggiungere tale scopo si è proceduto a predisporre una sottrazione e integrazione dei materiali del Padiglione Italia 2019 per la 58ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia e una rilocalizzazione in forma permanente di tutto quello che verrà prodotto», hanno spiegato dalla Biennale.

«Il Padiglione Italia sarà esso stesso una comunità resiliente, costituita da 14 “sotto comunità”, intese come laboratori operativi, centri di ricerca o casi studio, secondo due fondamentali direttrici: una riflessione sullo stato dell’arte in tema di resilienza urbana in Italia e nel mondo attraverso l’esposizione delle opere di eminenti architetti italiani e un focus su metodologie, innovazione, ricerca con sperimentazioni interdisciplinari a cavallo tra architettura, botanica, agronomia, biologia, arte e medicina», ha spiegato il curatore Alessandro Melis.

«Stephen Jay Gould ed Elizabeth Vrba hanno rivoluzionato la tassonomia della biologia introducendo il termine “exaptation” ovvero il meccanismo non deterministico della selezione naturale: euristicamente, il Padiglione Italia promuoverà l’exaptation architettonica come manifestazione di diversità, variabilità e ridondanza, sfidando l’omogeneità estetica deterministica a favore della diversità delle strutture creative», ha continuato Melis.

«Come il genoma e il cervello umani, il padiglione sarà una giungla abitata da strane creature dove poter ascoltare un rumore di fondo che è già assordante e che richiede una risposta adeguata, facendo ricorso a nuovi paradigmi della conoscenza. Secondo quanto proposto dal curatore della Biennale Architettura 2021 Hashim Sarkis, nel Padiglione verrà dato rilievo all’aspetto esperienziale e immersivo, privilegiando forme espressive legate alla graphic novel, al gaming, in toni e modalità di ispirazione cyber punk, avvalendosi del contributo di indiscussi maestri del settore per avvicinare e sensibilizzare, questo è l’auspicio, un pubblico ampio e giovane».

Padiglione Italia: i rendering raccont

Padiglione Italia. Assonometria che mostra il riutilizzo dei materiali provenienti dall’esposizione del Padiglione Italia 2019 per la 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.
A. Melis:
“Architetti e artisti, invitati ad esplorare il potenziale della strutture esistenti, cooptate funzionalmente, hanno contribuito, a loro volta, ad una reazione a catena che ha moltiplicato esponenzialmente le relazioni da cui sono emersi nuovi stimoli e ispirazioni”
Padiglione Italia a basso impatto ambientale. Assonometria che mostra il riutilizzo dei materiali provenienti dal Padiglione Italia 2019 per la 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia.
A. Melis: “Il riciclo di materiali e la riduzione di CO2, garantiti dal prolungamento del ciclo di vita, sono solo un esempio delle innumerevoli opportunità che rafforzano l’idea che in architettura l’exaptation sia intrinsecamente ecologica. Alcune strutture sono state cooptate per altre funzioni, o se ne sono aggiunte altre a quelle già esistenti. In altri casi, le strutture sono state trasformate, mobilitate, o modificate anche in modo drammatico ed estensivo”
Padiglione Italia a basso impatto ambientale. Assonometria che mostra le sezioni espositive e il posizionamento delle installazioni-prototipi.
A. Melis: “L’idea che sottende il progetto è che il Padiglione Italia sia esso stesso una comunità resiliente, costituita a sua volta da comunità che rappresentano le singole sezioni, intese quindi come laboratori, centri di ricerca o casi studio, piuttosto che come tradizionali sezioni espositive. Il termine “comunità” definisce allo stesso tempo un luogo fisico ed un contesto sociale coeso. Il termine “resilienza” implica la capacità di trasformazione e adattamento necessaria per rispondere localmente alla globalità ed interconnessione delle attuali sfide economiche, sociali ed ecologiche; esse non possono né devono più essere considerate come entità separate ed autonome e sono state precisamente identificate dall’ONU nei 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile alla base dell’Agenda 2030. Ognuna di queste sculture funzionanti è dotata sia di un proprio programma funzionale predefinito sia della possibilità della cooptazione funzionale di parte delle proprie componenti una volta inserite all’interno del palinsesto e quindi sottoposte all’influenza, alle relazioni ecologiche e alle dinamiche del contesto come riflesso delle potenziali costrizioni ambientali”.
Padiglione Italia come esempio di comunità resiliente. Assonometria che mostra, in modo associativo, i temi delle sezioni e le relazioni con le comunita’ partecipanti nazionali ed internazionali. A. Melis: “Il riferimento alle reti neuronali è stato di ispirazione per l’estensione del programma del padiglione ad una rete diffusa di comunità sul territorio nazionale e internazionale, che si interfaccia con il padiglione veneziano attraverso dispositivi multimediali”.
Padiglione Italia. Sezione “Architectural Exaptation” e Installazione curatoriale “Spandrel”.
A. Melis: “La sezione introduce il tema dell’Architectural Exaptation che è il leitmotiv dell’intera esposizione. La ricerca di Stephen Stephen Jay Gould e il contributo scientifico di Telmo Pievani sono stati essenziali per sviluppare il tema. La sezione intende sottolineare come diversità, variabilità, ridondanza e disomogeneità siano gli attributi della resilienza, in riferimento ai meccanismi della Selezione Naturale. La creatività è intesa, in questo contesto, come manifestazione del pensiero associativo, la modalità di sopravvivenza che l’uomo è in grado di attivare durante le crisi ambientali. Coerentemente, nella sezione d’ingresso, la biodiversità e l’arte sono presentate come componenti essenziali della resilienza. Spandrel è il termine usato da Stephen Jay Gould, lo scienziato che ha rivoluzionato la tassonomia della biologia evoluitva, per indicare il potenziale evolutivo della diversità, variabilità e ridondanza delle strutture creative. Il termine è ispirato ai pennacchi della cupola della Basilica di San Marco a Venezia”.
Padiglione Italia. Installazione curatoriale “Genoma”.
A. Melis: “Genoma” prende spunto dalla biologia dell’evoluzione che considera la capacità della natura di evolversi e adattarsi ai cambiamenti e alle sfide che le si pongono di fronte, applicabile con successo anche al campo dell’architettura. L’espressività delle immagini manifesta, attraverso l’attivazione del pensiero associativo, la volontà di suscitare un dibattito sui temi dell’architettura radicale, della distopia e dell’utopia”.
Padiglione Italia. Installazione curatoriale “Cyberwall I”. A. Melis: “Il Cyberwall è l’installazione curatoriale nella quale le Arti Industriali e Creative ottengono visibilità in una nuova dimensione di sperimentazione e ricerca condotta da Heliopolis 21 sulle superfici ceramiche ad alte prestazioni ACTIVE SURFACESTM di Iris Ceramica Group. L’installazione, grazie alle sue proprietà eco-attive contribuisce a rendere più salubre l’aria ed è, al contempo, manifestazione di una intenzionalità artistica. Il Cyberwall è ispirato alle ambientazioni post-apocalittiche descritte in una mia docu-graphic-novel del 2015 intitolata “Shining Dark Cities”. In forma grafica il Cyberwall riproduce l’incipit della novella: “Volevamo andare su Marte invece abbiamo portato Marte sulla Terra”. Il Cyberwall è inoltre un omaggio al libro di Max Brooks “World War Z” e alle opere visionarie di Lebbeus Woods e di Tsutomu Nihei, autore di anime come Blame! e Knights of Sidonia. Il futuro dei territori fortemente antropizzati, come ad esempio quello italiano, dipende essenzialmente dalla rigenerazione, trasformazione e adattamento del tessuto urbano esistente, piuttosto che dalle nuove costruzioni. In questo ragionamento si inseriscono i percorsi di ricerca stimolati dai temi della biologia evolutiva che riguardano i concetti di “Exaptation” e “Niche Construction” (Gould & Vrba, 1982; Laland et al., 2000). Rispetto a queste considerazioni l’architettura rappresenta un legame e un sottofondo di interazione costante, declinato in diverse forme e paradigmi”.
Padiglione Italia. Sezione espositiva “Laboratorio Peccioli”.
A. Melis: “Laboratorio Peccioli è un laboratorio di ricerca e un teatro, caso virtuoso per riflettere sui centri storici italiani come modelli di sviluppo e ambiti ideali per la sperimentazione attraverso innesti di contemporaneità all’interno della Storia”.

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