04 luglio 2000

Dal 16 aprile 2000 al 20 agosto 2000 John Soane architetto (1753-1837) Juan Navarro Baldeweg: Risonanze di Soane Vicenza: Centro Internazionale di Studi di Architettura “Andrea Palladio”, Palazzo Barbaran da Porto 15 aprile – 23 luglio 2000 Lo Spazio sacro nel ‘900. Architetture di Rudolf Scharz e Hans van der Laan Vicenza: Basilica Palladiana

 
Tre appuntamenti espositivi, che contemporaneamente propongono, in una piccola città, riflessioni e approfondimenti su una materia spesso trascurata in ambito espositivo, portano ad un inevitabile confronto sulla preoccupante condizione per cui troppo spesso, in alcune città, la storia e la cultura architettonica sono rese sterili dalla mancanza di un concreto approfondimento e di un costruttivo dialogo con il moderno!
E il mio pensiero va a Roma!

di

John Soane architetto (1753-1837)
La mostra su John Soane è l’edizione italiana (unico appuntamento!) di quella organizzata dalla Royal Academy of Arts di Londra e dal Sir John Soane’s Museum, in collaborazione con The British Council; prosegue idealmente il dialogo iniziato lo scorso marzo, nella stessa sede, con la mostra “Palladio nel nord Europa, Libri, viaggiatori e architetti”.
L’ingresso alla mostra è una piccola porta chiusa: dietro di essa si aprono, con sorpresa del visitatore, le magnifiche sale del piano nobile di palazzo Barbaran da Porto, oscurate per l’occasione, rispettosa cornice idealmente perfetta per questo evento. L’allestimento, affidato all’Arch. Umberto Riva, è organizzato in modo ordinato e composto, e sorretto da un’appropriata e corretta illuminazione.
L’esposizione del materiale, ordinata secondo un criterio cronologico e, in seconda istanza, per complessi di edifici (questo per la lunga durata e la complessità di alcuni incarichi), è sostenuta da una seria didattica (… dall’aria molto inglese!), che evidenzia in modo chiaro, relazionandosi puntualmente con le opere, le tematiche in esse affrontate.
Una forte emozione nella prima sala, dove numerose diapositive riproducono i suggestivi interni al n. 13 di Lincoln’s Inn Fields, oggi Sir John Soane’s Museum, da cui proviene la quasi totalità del materiale esposto; una grande suggestione nell’ammirare i numerosissimi acquerelli di Joseph Michael Gandy, il pittore che, con le sue drammatiche e raffinate prospettive, disegnate per i clienti su incarico dello stesso Soane, ha fatto giungere sino a noi la memoria delle opere (quasi totalmente demolite !!!) e dello spirito di questo grande architetto, nato John Soan, figlio di un semplice muratore, e divenuto, con la fama e il successo, Sir John Soane (la “e” fu da lui aggiunta più tardi).
La mostra parte, dunque, dagli inizi professionali nello studio del grande John Dance il Giovane, e prosegue con l’esperienza accanto ad Henry Holland, per poi approfondire gli anni di formazione alla Royal Academy, coronati con una borsa di studio che gli permise di intraprendere il Gran Tour (durante il quale poté tra l’altro studiare, a Venezia e a Vicenza, gli edifici dello stesso Palladio). Vengono, di seguito, trattate le opere giovanili, tra cui le dimore di campagna che riflettono il suo interesse per lo stile primitivo, fino ad arrivare agli anni del successo e della fama, che lo vedono febbrilmente impegnato nei suoi numerosissimi incarichi – ciascuno accuratamente trattato nella mostra – e nella sua attività di professore alla Royal Academy.
Delle sue opere, ne ricordiamo una per tutte: la Banca d’Inghilterra, un vasto complesso, per lo più ad un solo piano, cui attese per 40 anni a partire dal 1791, completamente chiuso verso l’esterno per ragioni di sicurezza, con all’interno un labirinto di cortili e sale voltate (i suoi capolavori!), illuminate drammaticamente dall’alto. Fu demolito negli anni venti, mantenendo solo il muro perimetrale su strada: Pevsner la definì “la perdita più grossa per l’architettura londinese nella prima metà del XX secolo”.
SoaneChi era, dunque, John Soane: le sue teorie architettoniche si fondano sulla natura e sulla ragione, ma anche sul romanticismo e su un’architettura piena di poesia ed evocatrice di emozioni, sul pittoresco. Egli entra in contatto con autori come E. Burke, Sir W. Chambers, U. Price, H. Home; quest’ultimo, Lord Kames, partendo dalla visione statica di Locke dello spazio e del tempo, arriva a sostenerne la precipua natura di esperienze individuali, per questo difficilmente misurabili al di fuori della sfera emozionale dell’individuo. Gli spazi di Soane hanno, dunque, uno stile molto personale, che affonda le sue radici nell’esperienza del Gran Tour, ispirandosi soprattutto ai monumenti romani ed in particolare a Villa Adriana, per poi superare la visione classica dello spazio, e sostituirla con sensazioni visive mobili, centrate su una cosciente esperienza individuale: ambienti a cupola e a volta illuminati dall’alto, resi drammatici e mobili da effetti di luce e di ombra, da fughe prospettiche, spesso volutamente frammentate, dall’uso di espedienti fantasiosi.
Architetto eminentemente “politico”, amico dei potenti, sempre in lotta con la ristrettezza dei mezzi a sua disposizione, tanto da indurlo ad inventare forme decorative astratte e inedite, realizzate per lo più incidendone solo le linee; architetto “innovatore” nel servirsi di espedienti tecnici arditi, utilizzando nuovi materiali, professando l’importanza dell’uso del ferro per la sicurezza contro gli incendi; architetto “guerriero”, convinto assertore delle proprie idee: per le nuove Law Courts di Westminster, altro suo capolavoro (1822-25), promosse la prima grande battaglia nella guerra “gotico contro classico”, che tanto agitò il dibattito architettonico del XIX secolo.
Triste destino segnò questa originale figura: tutte le sue numerose opere sono andate perdute, fatta eccezione della sua ultima residenza, al 13 di Lincoln’s Inn Fields, ampiamente trattata nella mostra, oggi sede del John Soane’s Museum (il museo, voluto dallo stesso Soane, aprì il 4 aprile 1837; la prima guida fu da lui scritta nel 1827). E’ con questi spazi interni, in cui Soane è stato definito senza pari né rivali, è con questo suo testamento spirituale, che noi dobbiamo confrontarci! Il maestro qui ci mostra la sua grande abilità nel controllo dei piccoli spazi, il suo amore per le vedute pittoresche, la sua genialità nel creare effetti scenografici e spaziali di piranesiana memoria; a semplici allineamenti fra alcune stanze, si sovrappongono dinamici collegamenti visivi e questi ambienti, da lui definiti “studi per la mia mente”, sono accuratamente orchestrati per contrastare luce e oscurità e creare varietà di pianta e di scala: elementi mobili, porte ed imposte a specchio, specchi piani e convessi, scorci, fughe prospettiche, giochi di luce e colore. Questo è veramente il regno della fantasia e dell’immaginazione, questo è il regno dell’architettura evocatrice di sentimenti ed emozioni, questa è l’anima di John Soane!
Egli, una volta, scrisse: “La mia sventurata devozione per l’architettura è difficile da contenere quanto la passione per il gioco nella mente di un giocatore dichiarato”. L’architettura fu, dunque, il suo fuoco interiore: ad essa dedicò tutte le sue energie ed essa fu, negli ultimi anni, la sua grande consolazione per la perdita della moglie e i litigi con il figlio.

Per approfondimenti: www.cisapalladio.org

Juan Navarro BaldewegJuan Navarro Baldeweg: Risonanze di Soane
Perché parlare di John Soane?
A questa domanda risponde la contemporanea mostra delle opere dell’architetto e artista spagnolo Juan Navarro Baldeweg. La mostra, quasi una conversazione con il grande architetto inglese, allestita dallo stesso Baldeweg al piano terreno di Palazzo Barbaran da Porto, è organizzata su una selezione dei suoi progetti architettonici più recenti, nonché dei suoi quadri e sculture. Il percorso espositivo intende riproporre la sperimentazione dello spazio operata dall’autore, ricercando una sorta di continuità con la poetica di Soane, al fine di riconoscerlo quale importante stimolo per i progettisti contemporanei: il tema è, dunque, la modernità di John Soane.
Effettivamente l’architettura di Soane porta in sé il seme del moderno. La sua concezione dello spazio è sicuramente radicata nella matrice classica, ma il suo è uno spazio in movimento, spesso frammentato, anticlassico; in cui l’elemento percettivo, quindi l’individuo, è fondamentale; in cui la luce entra nella composizione e la anima; in cui c’è la presenza del simbolo, della sintesi e del primitivo, della forma astratta; in cui l’angolo retto non è legge; in cui c’è il tentativo di sovvertire l’ordine tettonico, che soggioga il mondo classico alle leggi della fisica, attraverso quelle leggere cupole sospese, screziate di luce.
Tutto questo è moderno.
Tutto questo è rivissuto dai moderni: cubisti, dadaisti e surrealisti con la loro cultura del frammento, quale simbolo evocatore delle coscienze; Le Corbusier, con la sua concezione della luce e l’utilizzo del gioco degli spostamenti e del sovrapporsi di elementi (villa Savoye a Poissy); Louis Kahn, con le sue configurazioni astratte e l’uso che fa della luce (Sinagoga di Hurva, Ahmedabad, Dacca, ma soprattutto la Biblioteca presso la Exeter Academy); Robert Venturi (ampliamento della National Gallery, con Denise Scott Brown); Philip Johnson (baldacchino nella Guest House a New Canaan; Sinagoga di Port Chester), O. M. Ungers (Museo di Architettura di Francoforte). Rafael Moneo (stazione Atocha di Madrid; Biblioteca del Centro Culturale Don Benito di Badajoz), Richard MacCormac (Ruskin Library dell’Università di Lancaster).
Dichiarati tributi formali o intense risonanze nel sentire come, appunto, nel caso di Baldeweg: egli riflette sull’uso della luce di Soane, su come questa penetra negli edifici, sul rapporto tra il peso e il sostegno; in che modo questo rapporto possa modificare la percezione dello spazio e, quasi, il senso fisico della propria gravità e peso; l’Auditorium di Murcia, ma soprattutto la Congress Hall di Salamanca, la cui cupola pesa 1500 tonnellate e ha le stessa dimensioni della cupola del Pantheon, ripropongono, infatti, in modo immaginativo e creativo, le cupole sospese di Soane.

Per approfondimenti: www.cisapalladio.org

Spazio SacroLo Spazio sacro nel ‘900. Architetture di Rudolf Scharz e Hans van der Laan
Oltre alla mostra su John Soane e a quella su Juan Navarro Baldeweg è in corso una terza mostra: Rudolf Schwarz, architetto tedesco precursore della moderna architettura sacra, amico del teologo romano Guardini; Dom Hans Van der Laan, benedettino olandese, autore di pochissime straordinarie opere, dedito ad una profonda ricerca sul significato del costruire. A questi due artisti è dedicata la mostra allestita nella Basilica Palladiana, voluta dalla Conferenza Episcopale Italiana e organizzata dalla Diocesi di Vicenza in collaborazione con l’ABACO: nell’anno del Giubileo si propone una riflessione sull’architettura religiosa, specificamente sulla sperimentazione architettonica degli ultimi 30 anni, in seguito alla riforma avvenuta con il Concilio Vaticano II.

Per approfondimenti: www.abacoarchitettura.org

Emma Cavallucci


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