È sempre un piacere visitare mostre dedicate ad architetti nascosti, personaggi meno conosciuti, lasciati tra le pieghe delle storie dell’architettura, le cui opere rimangono generalmente confinate in ambito locale, spesso solo accademico. Josep Maria Sostres è un architetto catalano che ha vissuto e lavorato principalmente negli anni del franchismo, fondatore nel 1951 del “Gruppo R” (con Coderch, Bohigas e Martorell, tra gli altri) che, attraverso la frequentazione di artisti e intellettuali, l’attività di divulgazione e le opere realizzate, tentava di contrapporre all’architettura ufficiale il proprio linguaggio moderno, aperto alla realtà europea, memore delle esperienze del razionalismo catalano degli anni Trenta, ma anche dell’architettura regionale.
La piccola mostra, realizzata dal Collegi d’Arquitectes de Catalunya e dal Ministerio de Fomento spagnolo, presentata a Torino dall’Associazione culturale Ardea e da BaTò nei locali di un’ottocentesca Cooperativa di Mutuo Soccorso, è esemplare nel presentare il lavoro dell’architetto attraverso una serie di pannelli essenziali nell’impostazione grafica e nella chiarezza di lettura, con fotografie e disegni tecnici, mentre sono inquadrati a parte gli schizzi preparatori. La serie di schizzi a matita e a penna, realizzati sui fogli più disparati (extra-strong, lettere, buste, cartoncini, biglietti da visita) con un segno molto pulito, testimonia la capacità di Sostres di controllare il progetto attraverso viste e soluzioni alternative, talvolta affiancate in pochi centimetri.
Dalle prime incursioni nella tradizione locale, in cui il tentativo di recuperare elementi dell’architettura tradizionale ha esiti felici soprattutto in alcune opere molto composte come le Scuole rurali (1951-55), si passa alla nitidezza dei lavori degli anni Cinquanta: la prima mostra del Gruppo R con pannelli appesi ad un intreccio di tubi Innocenti (1952); la Casa Augustì a Stiges, blocco chiuso segnato dal profilo della scala e dalle persiane trasformate in pannelli di brise-soleil (1953-55); la Casa MMI a Ciutat Diagonal, pianta aperta delimitata da setti con il volume parallelepipedo sormontato da un padiglione vetrato su quattro lati, forse una citazione miesiana (1955-57); gli appartamenti a Torredembarra, serie di scatole a pianta allungata, con le testate vetrate dal disegno mutevole al movimento di persiane e tapparelle, blocchi collegati a ponte dalle camere da letto (1955-57). Gli anni più recenti sono segnati da opere più eclettiche e dissonanti tra loro, mentre Sostres si è dedicato soprattutto all’insegnamento della storia dell’arte e dell’architettura all’università, considerato da un illustre allievo come Ignasi De Solà-Morales il “professore più stimolante per una generazione di architetti” per il suo approccio visuale e la sua vasta cultura capace di uscire dai confini locali.
Luca Barello
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Evviva gli architetti di opposizione! Basta con il servilismo ... la qualità non è questionabile.