Architetto, scultore, designer, scrittore, scenografo, critico e storico, Baba Demas Nwoko riceve dalla Biennale Architettura il Leone d’Oro alla carriera. L’esposizione del 2023, curata da Lesley Lokko, offre un approccio all’architettura come campo di attività espanso, che comprende sia il mondo materiale che quello immateriale; uno spazio in cui le idee sono importanti quanto i manufatti, in particolare al servizio di ciò che deve ancora venire.
Nella motivazione al premio, proposto da Lokko e approvato dal Cda della Biennale presieduto da Roberto Cicutto, la curatrice ha spiegato di ritenere appropriato che «con tutta la sua enfasi sul futuro, il Leone d’Oro alla carriera venga assegnato a chi ha al suo attivo una produzione di opere materiali che coprono gli ultimi settanta anni, ma la cui eredità immateriale – approccio, idee, etica – è ancora in via di valutazione, comprensione, celebrazione». Nwoko è stato uno dei primi creativi nigeriani, fedele all’utilizzo delle risorse locali e contrario alla dipendenza della Nigeria dall’Occidente per i materiali e i beni importati. Nato nel 1935 a Idumuje-Ugboko, nel sud della Nigeria, Nwoko prima scopre la pittura, il disegno e l’intaglio in età scolare, poi studia architettura al Nigerian College of Arts, Science and Technology di Zaria. Preferendo dedicarsi all’immaginazione creativa piuttosto che allo sviluppo delle capacità di disegno tecnico, Nwoko decide di ricalcolare la sua direzione e si applica allo studio delle belle arti.
Membro fondatore della Zaria Art Society – con Yusuf Grillo, Bruce Onobrakpeya, Uche Okeke e Simon Okeke – Nwoko ha sempre condiviso l’interesse a unire modernità ed estetica africana nella forma di un linguaggio autentico che rifletteva il crescente spirito di indipendenza politica. A lui, i cui talenti e le cui opere sono di natura poliglotta, nel 1977 fu commissionata la costruzione del complesso per l’Istituto Domenicano di Ibadan: «Qui, sotto un sole tropicale, architettura e scultura si combinano in un modo che forse solo Gaudí, tra gli architetti, è stato in grado di fare in modo convincente», scrisse il critico di architettura Noel Moffett. Sebbene gli edifici in Nigeria di Nwoko siano numericamente pochi, svolgono due ruoli fondamentali, che Lokko ricorda: «Sono i precursori delle forme di espressione sostenibili, attente alle risorse e culturalmente autentiche, che stanno attraversando il continente africano – e il mondo – e puntano verso il futuro, un risultato non da poco per chi è ancora in gran parte sconosciuto, anche a casa».
La cerimonia di premiazione si terrà sabato 20 maggio a Ca’ Giustinian, in concomitanza con l’apertura dellaMostra Internazionale Architettura della Biennale di Venezia dal titolo “The Laboratory of the Future”.
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