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È morto a 91 anni Arata Isozaki, grande architetto della modernità giapponese
Architettura
Il mondo dell’architettura dice addio ad Arata Isozaki, noto in tutto il mondo per la sua ricerca stilistica che ha costituito un ponte tra Oriente e Occidente, aprendo una porta d’accesso al Giappone moderno. Nato nel 1931 nella Prefettura di Ōita, ha progettato più di cento edifici in Asia, Europa, America e Australia. Nel 2019 è stato insignito del prestigioso Pritzker Prize, considerato il premio Nobel dell’architettura, mentre nel 1996 aveva ricevuto il Leone d’oro alla Mostra internazionale di architettura di Venezia. Isozaki è morto il 29 dicembre 2022 all’età di 91 anni: a confermarlo è stato un portavoce del suo studio, che l’ha riferito alla stampa spagnola e all’agenzia Efe.
L’architettura di Arata Isozaki
Formatosi nella capitale giapponese, Arata Isozaki si laurea alla Tokyo University e avvia la sua carriera lavorando con Kenzo Tange e con lo studio URTEC dal 1954 al 1963: partecipa in quegli anni al progetto del piano Tokyo 1960, grande edificio pensato per la baia della città simbolo del Metabolismo, movimento avanguardista giapponese che opera per un ripensamento urbanistico del Paese. Si tratta di un movimento che raggiunge la massima popolarità negli anni Sessanta, ma che non fu mai abbracciato da Isozaki, che già pochi anni dopo quella esperienza apre il suo studio e si focalizza su altre strutture della forma, quelle del Brutalismo, quelle più essenziali e geometriche che lo porteranno alla realizzazione della filiale di Oita della Fukuoka Mutual Bank nel 1966.
Seppur non abbia contribuito in larga misura alla ricostruzione post bellica del Paese, è stato il primo architetto giapponese ad affermarsi al di fuori dei confini nazionali, conquistando una fama internazionale. «Ogni edificio dovrebbe costituire un’esperienza metafisica unica», diceva. «Le discussioni riguardano soprattutto la tensione tra soluzioni progettuali “generali” e “particolari”, tra ciò che è ripetibile e ciò che è unico».
Il centro culturale di Shenzhen in Cina (1997-2003), il centro culturale a Shizouka in Giappone (2000), la Qatar National Library (2002), il Weill Cornell Medical College (2004) a Doha, il Museum of Contemporary Art (2003) a Pechino, l’Hotel Puerta America (2004-05) a Madrid: sono solo alcune delle più importanti architetture realizzate da Isozaki tra Asia e Europa durante il suo percorso professionale. Una prolifica carriera a cui si accosta anche un’intensa attività di teorico, capace di aprire un dialogo osmotico e poroso tra linguaggi orientali e occidentali dell’architettura.
Arata Isozaki in Italia e la polemica della Loggia degli Uffizi
Tanti anche in Italia i progetti (soprattutto legati alla rigenerazione urbana) dell’architetto giapponese, il quale nel 2005 ha scelto Milano come sede per l’apertura del suo studio Arata Isozaki & Andrea Maffei Associati. Tra questi l’area Pirelli di Milano (2001), il Palahockey olimpico di Torino (2002-06), la Fiera campionaria di Milano City Life (dal 2004) e la Torre Allianz (progettata con Andrea Maffei), che contraddistingue il nuovo skyline di City Life assieme ai grattacieli di Zaha Hadid e Daniel Libeskind; ha inoltre vinto i concorsi per la realizzazione della nuova stazione centrale di Bologna (2008), la sede della Provincia di Bergamo (2009) e della Biblioteca comunale di Maranello (2011).
Il suo nome è tristemente associato anche a dibattiti pubblici che hanno infiammato le cronache tempo fa, ma che sono stati recentemente riesumati. Ci stiamo riferendo alla polemica legata alla Loggia degli Uffizi nella parte posteriore, pensata per accogliere i tanti visitatori che giornalmente affollano le file per il museo, per la quale Isozaki vinse il concorso nel 1998 arrivando fino al progetto esecutivo senza essere mai realizzato.
Un progetto concepito guardando con rispetto e discrezione all’area vasariana e alle sue connotazioni storiche senza l’intenzione di svilire il contesto: «Il suo linguaggio astratto e limpido era in parte ispirato dalla sua profonda conoscenza dell’architettura rinascimentale italiana», ha affermato il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, dopo aver appreso la notizia della morte dell’archistar. Recentemente il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha fermamente confermato il rifiuto alla realizzazione della Loggia degli Uffizi.
«La notizia della scomparsa dell’architetto Isozaki addolora tutto il mondo internazionale della cultura e dell’architettura ed è accolta a Firenze con profondo dispiacere», ha commentato il sindaco di Firenze, Dario Nardella. «Al netto dell’annosa vicenda che lega il grande Maestro giapponese al progetto degli Uffizi, Firenze, patria dei più grandi architetti della storia dell’umanità, non può non piangere questa grande personalità che ha disseminato il Giappone e il mondo intero di opere straordinarie. Mi auguro che il nostro Paese avrà l’intelligenza e la sensibilità di ricordarlo in modo adeguato».