Non fraintendete il titolo, questo numero non parla di minimalismo, né di post modern. Dopo i celeberrimi less-is-more e more-is-more, e quasi in antagonismo al no-money-no-details, AR seleziona una pregevole varietà di esempi dove la qualità architettonica non ha dovuto recedere di fronte a budget limitati. L’ espressività di elementi costruttivi e forme inconsueti supplisce il costo dei materiali e genera spazi singolari capaci di ergersi a campanili di minoranze.
Esemplare il reportage sulla poco nota esperienza in corso in Alabama con il laboratorio studentesco Rural Studio di Sam Mockbee, edifici comunitari realizzati con materiali poveri che ricordano, per poesia e per origine, la cilena Ciudad Abierta.
Significativa, a livello documentale, anche la presentazione della Scuola a Los Angeles di Morphosis, constatazione che uno spazio dalle forme decostruite non necessariamente deve costare più di un edificio tradizionale, e può comunque contribuire a caratterizzare un istituzione.
Ben diverso è il modo di distinguersi adottato da Kathryn Findlay per il centro comunitario di Kasahara, in Giappone; sarebbe interessante conoscere i particolari costruttivi di queste forme cremose. In totale antitesi minimalista la casa sulle colline di Siviglia, pesante e leggerissima nei suoi due elementi estremi.
Inoltre Casagrande + Rintala, Cullinan, Latona, Pugh + Scarpa, Jensen + Skodvin, Avery, Hammoutene … e le rubriche di sempre.
Marco Felici
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Chi è Pugh+Scarpa?
bello questo tema, economicità e democrazia!