Suono cacofonico di un modem…
Truuu sghiu trusch schhiii, non ancora per molto… tra poco non ci sarà neppure quello,basterà pensarlo; ora sono connesso, on_line, Sopra che? A cosa connesso e chi sono? Sono un ragno che si aggira ormai da anni tra la ragnatela o il labirinto di internet, molte sono le metafore che si associano ad esso, Negroponte dice che siamo passati da una società fatta di atomi ad una fatta di bit. Maldonado , da cui ho preso in prestito la metafora della ragnatela e del ragno, è più propenso per un labirinto. Ma di qualsiasi cosa si tratti io oramai come un ragno, sono ancorato a questo mondo da un filo che mi proviene da dentro, Cyberspace direbbe Gibson che ha coniato, nello sprito cyberpunk, questo termine. Non dimentichiamoci però che sono un ragno architetto, o almeno quasi architetto ma mi sento tale, un ragno con le ali, perché volo da una parte all’altra della rete, ops… da casa mia, a qualsiasi altro punto… sottocasa o agli antipodi. Cape Canaveral (mi piace chiamarlo così) è il mio quartier generale…la mia scrivania. Immersione totale da un ambiente domestico e famigliare ad un mondo senza fine, senza limiti, fatto di O e 1. E’ affascinate sapere che tutto sul web è costituito di soli 0 e 1, di milioni di numeri e che dietro una macchina complessa ci sia una logica (quella binaria appunto) semplicissima, banale, bianco o nero, buio o luce…La poetica del sottrarre mi ha sempre affascinato, rendiamo tutto leggero, svuotando; le cose complesse e magiche si basano sempre su regole semplici. Con la sur-modernità di Augè e i suoi non-luoghi siamo immersi-sommersi in questo amniotico scintillante mondo fatto di schermi che con frequenze di refresh di altri mondi, pixel dopo pixel ci comunicano, mutano alla velocità del nostro pensiero, a volte anche più velocemente di esso…lo spreco dei clik. (sentendo i rumori nella notte penso che sia il mio mouse che si lamenti.Pensate a quante volte viene sollecitato dal mio polpastrello, biologica simbiosi, protesi materica direbbe Bocca… quel tasto sinistro…e il destro?! Poco o niente, che ci volete fare, discriminazioni mediatiche). Chi scrive, dal primo momento che prese le sembianze di un Hyperarchitetto , quando è on-line è il sig 191.103.144.21 o qualcosa di molto simile, un numero, ma anche un cervello, anche se molti pensano di no! Infatti con il filo della mia ragnatela ho tessuto legami, di rete, (le reti sono anche sociali ) conoscendo BDB001 , che apprezzavo anche in materializzazione reale,mio primo ed ultimo esame di composizione/progettazione, curatore di escalation; ho interagito con MB010 e il suo Arch’it, con il mitico LPP00101 e i suoi This is tomorrow e Avanguardie Silenziose , tanto per citare qualcuno a caso…numeri? Bhe in un certo senso si, anche ma non solo, anzi direi molto di più ma, che importa… anche numeri, ma soprattutto Monelli come li definisce AntiThesi . E poi …architetture fatte di pixel, apparse sulle pagina, non di carta come dei libri, ma di bit del www, le blob architecture di GMNYC0101 , le iper-spazialità di GC01010 , i beta test dei ragazzi di Pescara, o i 25cm o poco più di quelli di Milano, le autocandidature di newitalianblood , le ricerche del minotauro
.…bit bit bit, mi nutro di pillole architettoniche di bit almeno una volta al di, passo da un libro ad un sito, da un sito ad un libro sovrapponendo più che sostituendo, integrando e interagendo…Edifici che sembrano chip e città che miniaturizzate diventano chip, con strade, incroci edifici, spazi generati, generazioni di vuoti, spazi fatti di vuoti cosi ricchi da essere pieni di vita, non luoghi puri ma flussi che interagiscono via cavo o etere… architetture sensoriali, sensazioni architettoniche.
Poi ad un certo punto i pixel si materializzano diventano architetture, quei luoghi di numeri diventano materia analogica…diventano spazi da vivere e spazi vissuti perché pensati. Le sensazioni che avevamo in testa, che erano sugli schermi si traducono in poesia dei volumi veri, leggeri come la contemporaneità o pesanti come le pietre, quasi parlano le architetture, suonano, alchimie in musica in accordi di leggerezza… perfino i rumori, il bisbiglio della gente i loro umori diventano la colonna sonora dell’architettura. Arti e linguaggi che si intrecciano, si sovrappongono, note che diventano pietre rendendo i luoghi “magici” e pietre che diventano note, rendendo l’architettura leggera…
Ed erano solo numeri, una sequenza infinita di
000000010110101100110101011011001100110011011000010110110011100110010111111011110111
casuale ma non troppo di bit, pensati per stupire e accogliere l’uomo. Poi ne parliamo in rete sulle webzine, coreografiche sfilate di architetture, sulle mail, linguaggi visivi traslati in parole, sulle mail-list sui chat e intanto i caad producono, i plotter sfornano. I cervelli pensano, le emozioni vibrano.
Deliri mediatici? Mediatici ambienti!
Ma se ci sono le ragnatele dove è l’ambiente polveroso? Qui sembra tutto luccicare, scintillare e non solo di pixel ma anche di idee nuove, di grandi sterzate…Qualcuno dice che dopo il movimento moderno questo è il vero rinnovo …forse? Chi lo sa? Io sono solo un ragno con le ali ancorato dalla mia “fede” per l’architettura alla ragnatela.
Y. Naschen nel presentare i 5+1 sul loro mediatico lavoro di taglio S M L XL alla Koolhaas, dice “essere architetti spesso rivela fede, ma essere giovani architetti in Italia rivela sacerdozio”, d’accordo… ben detto, nel nostro pellegrinaggio ci aiuteranno i bit e la consapevolezza di vivere nell’era dell’infomazione. Hyper-Ragni-Architetti-Volanti, neologismi, di sapore millenario….proiettati verso la crescita.
Non avrei mai pensato che mi piacesse essere un numero…ma la cosa mi affascina, sono un ragno con le ali, piccolo, fatto di zeri, fatto di uno, ma anche e soprattutto di altro…sono un cyber-architetto e come me molti altri “monelli” della rete, marinai, surfisti, antropologi, speleologi grazie al silicio, che parlano linguaggi fatti di bit ma anche di poesia, di spazi vibranti ed emozionanti, di dialoghi sonori e recensioni fantastiche..
di spazi, che poi non sono altro che il nostro pane quotidiano. L’architettura. Sia essa reale virtuale o simil -quel che volete.
Più precisamente, si fa per dire, mi presento,io sono AG010.
Materializzazione reale di un’idea nascente di architettura e di spazio… reale e virtuale. Nato con il computer almeno virtualmente. Alla costante ricerca di architetture fatte di pixel che emozionano e architettura costruite da linguaggi inconsueti sintomo di modernità, in cui oltre al vetro, alle pietre, al mattone si adoperano linguaggi nuovi, luce, colore, emozione. Umore, carattere, uomo, giorno, notte,chiaro e scuro..ombra e scrittura.
Disconnetto, passo e chiudo.
Alla prossima connessione, ma non dimenticatevi la password J.
Sperando che anche la prossima volta ci sia l’elettricità che ci permette tutto questo, oggi come domani. Questo si sa, occorre rifletterci e non solo su quello, ma anche su tante altre piccole e grandi problematiche con le quali dovremmo confrontarci in futuro.
Tutto questo è per voi immaginario? Utopico? Futuribile previsione? illusione mediatica?
….mi spiace per Voi io preferisco dire che è il mio Presente Percorribile.
Una città invisibile, dal nome di donna, da aggiungere a quelle di Calvino…non solo una Lezione americana!
« AG010 » (Airaldi Giacomo)
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non solo una lezione americana ... ? che significa? cosa c'è dippiù di Una Lezione Americana? Occhio ... a certi livelli non si arriva tanto facilmente!
ma parli di Ligi Prestinenza Puglisi, Antonino Saggio, Marco Brizzi ... & Co?
Hyper: lì e la novità. Poco ci interessa di questi Mitchel-ate e Pawel-ate.
per AG: la tua citazione a Lezioni Americane (che per altro avrei messo in maiuscolo) sembrava poco rispettosa per come formulata, tutto qui. Il punto è che cmq Calvino ha raggiunto livelli che vanno oltre la bagarre del pionierismo filo-virtual.
Per Marco:
Le citta invisibili e L'ezioni Americane sono due testi di Calvino che ho citato, il "non solo una lezione americana" stava oltre che alla citazione del testo in cui si scandagliano le parole chiave del prossimo millennio al fatto che spesso si etichetta la rivoluzione informatica come un fenomeno tutto americano, certo in parte è vero ma il mio dire "non solo" una lezione americana significava che esistono reali potenzialità da poter indagare...insomma un presente percorribile a veder mio affascinante che potrà far evolvere la disiplina, ma fino a dove, come, quando e perchè non lo sappiamo ancora, anche se si intravedono alcuni aspetti.
Luigi e Antonino guardano molto ai lati concreti del fare architettura nell' epoca del virtuale...
altri come Mitchel mi sembrano più sulla tua strada.
certo.....di chi credevi parlassi?
fammi sapere che ne pensi
hey me non è un po' troppo lunga come notizia, io non ho tutto il tempo per leggerla, seppur interessante
stampatela e mettila tra le cose da leggere:-)))
scherzo....ma se ti interessa un po' di tempo lo potrai trovare