Prego si presenti.
Alexander Lervik nato nel 1972, laureato alla Beckmans School of Design a Stoccolma.
Famiglia = moglie e un figlio di un anno e mezzo e un altro che arriverà a Dicembre.
Qual’è il suo background?
Mia madre è un’artista, una scultrice, mio padre è ingegnere e lavora per la Telecom.
Sono nato e cresciuto a Stoccolma. Ho aperto un mio studio nel 1996 (Laureato nel 1998), progetto “Interior Design” e “Product Design”.
Chi sono i suoi Guru?
Jacobsen, Kjearholm, Eames, Panton, Colombo,
Ci parli dei suoi progetti, del primo e dell’ultimo.
Il primo grande progetto che ho fatto è “Ten stools ten decades” (Dieci sgabelli dieci decadi). Il design di un secolo rivisto con 10 diversi sgabelli, uno per ogni decade del ventesimo secolo.Questo progetto è stato esibito per tre anni in giro per il mondo, più di un milione di persone lo ha visto e più di 100 articoli sono stati pubblicati su riviste specializzate.
Il mio ultimo progetto è “Doorhandle” (Maniglia)che comunica con luci colorate. E’ un idea che mi venne dopo una visita in un Hotel due anni fa. Sulle porte c’erano dei messaggi “Servizio in camera”, “Entrati per pulire” e così via. In quel momento pensai che sarebbe stato divertente inserire i messaggi direttamente nelle maniglie.
Un anno dopo elaborai l’idea delle luci colorate nelle maniglie.
Quanto è importante secondo lei il senso dell’umorismo nel Design?
E’ molto importante. E’ comunicazione.
Tutte e tre le cose. Guardate i telefoni cellulari della Ericksson, hanno la tecnologia, ma c’è un design. Sony ha un design di effetto, ma non si può dire lo stesso della tecnologia di telefonia mobile, insieme avranno successo (speriamo).
Che cosa si aspetta dalla sua partecipazione al SaloneSatellite?
Per far produrre i miei oggetti. E’ la terza partecipazione per me, alle prime ho avuto più incontri con i media, ma quest’anno ci sono stati più produttori.
Molto. Ma ci sono dei problemi, perché qui il design è così semplice e pulito. E’ certamente bello ma è molto difficile fare design innovativo.
Il nord e il sud Europa hanno radici culturali diverse, cosa pensa ci sia di diverso tra lei ed un designer del sud Europa?
Come ho detto prima, qui è un po’ più noioso, ma c’è certamente un’altissima qualità di questo tipo di design.
Parli del suo lavoro.
Lo amo!
Lei progetta sia interni che oggetti, qual’è il punto di contatto tra questi due aspetti del suo lavoro?
Funzionalità, dettagli, idee, innovazioni. Per esempio le “Doorhandles” e nella progettazione d’interni il “Lightwall”.
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Matteo Mariani
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