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Il Padiglione dell’Arabia Saudita riflette sul tema dell’eredità dei materiali
Architettura
di Emma Drocco
Il grande protagonista di questo padiglione è l’architetto AlBara Saimaldahar, fondatore e direttore creativo dello studio di design Dahr a Jeddah. Un progetto, quello di IRTH إرث, che non esisterebbe senza la curatela delle due sorelle Basma e Noura Bouzo, co-fondatrici di &bouqu, una società di consulenza creativa e culturale situata a Riyadh.
L’idea di parlare di materiali nasce in risposta al tema della corrente edizione, The Laboratory of the Future, proponendosi come un approfondimento sulle qualità tangibili e intangibili dei materiali in relazione all’architettura saudita.
La terra. È questo il punto di partenza per la sperimentazione, un elemento di cui si studiano le potenzialità mettendole in parallelo con quelle di altri materiali organici. Lo spettatore che entra nel padiglione si trova così a stretto contatto con la parte più spiccatamente caratteristica dell’architettura saudita e con le sue fondamentali componenti strutturali, potendo sperimentare la visione curatoriale da diversi punti di vista. Una finestra sull’essenziale, questo è il concetto dei curatori, che lasciano spazio ad un’esperienza sensoriale che ci spinge a trarre le nostre conclusioni, a sviluppare nuove idee senza un condizionamento esterno.
Il tema della Biennale di Architettura 2023 viene quindi analizzato attraverso un duplice approccio, incorporando da un lato una visione specifica e dall’altro la sua esplorazione all’interno del Padiglione. L’architetto Albara Saimaldahar riflette sull’uso di componenti basilari accanto a tecniche innovative sviluppando da questi spunti il contenuto espositivo. La mostra che prende forma è dunque un interessante resoconto dell’attuale e futuro stato della materialità all’interno del contesto architettonico specifico.
Come spiegano le curatrici Basma e Noura Bouzo «IRTH è la traslitterazione di una parola araba che può significare tanto eredità quanto possedimento prezioso, e che racchiude il senso della nostra visione curatoriale per il Padiglione. All’interno di un contesto architettonico, i materiali contengono in sé delle narrazioni che molto ci raccontano degli abitanti di un Paese o di un’area geografica e di come hanno risposto al mondo intorno a loro. Allo stesso modo, ci rendiamo conto che è in gioco un’eredità dinamica su cui è possibile costruire partendo da uno sforzo collettivo e continuo sia da parte delle istituzioni che dei professionisti locali».
È un invito, quello che il Padiglione Saudita fa al suo pubblico, chiamato a diventare parte di questa esplorazione materiale e a contribuire alla definizione di un’eredità per le generazioni future, in un interessante studio su come le ricerche passate e presenti possano già offrire risposte agli enigmi dei prossimi decenni.
Il CEO della Commissione per l’Architettura e il Design, Dr. Sumayah Al-Solaiman, ci racconta così il progetto: «Il Padiglione Nazionale dell’Arabia Saudita continua a sostenere e valorizzare i talenti più interessanti del Regno, che quest’anno presentano una visione peculiare alla Mostra Internazionale di Architettura. Il Padiglione è un luogo di ricerca e di esplorazione che ci permetterà di costruire nuove partnership, impegnarci nel dialogo e scambiare idee. Siamo orgogliosi di questo team e siamo lieti di poter condividere il loro lavoro con un pubblico ampio e qualificato».