Perché improvvisamente in Italia i Comuni si sono risvegliati, e le opere pubbliche ridivengono occasioni di espressione architettonica?
Una nuova stagione è cominciata; ai meschini concorsi-appalto si preferiscono celebrati concorsi di progettazione. Si potrebbe collegare questo fenomeno al cambiamento nelle forme di elezione dei sindaci, considerare il mecenatismo architettonico come uno strumento nel rapporto diretto instauratosi tra “principe” ed elettore.
Un fenomeno simile si è innescato, con qualche decennio di anticipo, anche in Francia. Lì i risultati, ormai concreti, sono molto incoraggianti. La concomitanza di politiche nazionali di incoraggiamento e sostegno alle Grandi Opere (vedi Mitterand), di devolution verso sindaci finalmente intraprendenti (dopo secoli di centralismo culturale parigino), di ricettività per promettenti ed incompresi geniali architetti forestieri, ha creato un humus eccezionale per la crescita di talenti indigeni e naturalizzati.
E se la Francia si è distinta per l’apertura alla ricerca, oltre che per le politiche incentivanti i giovani progettisti, Germania, Olanda, Spagna … non sono rimaste a guardare.
Nell’Europa del risorgimento architettonico, la stagione dei concorsi è stata l’enzima che in fine ha contagiato anche l’Italia. Dopo la sessione nostrana a Next, ora anche il premio Il principe e l’architetto, promosso dai Comuni di Bologna e Milano, aperto alle città over 100.000 abitanti, ne testimonia il successo.
L’aspetto più interessante di questa seconda edizione è nella lista dei premiati. Si nota la presenza di città varie, tanto nella dimensione quanto nell’ubicazione, diffusa fino al sopito meridione. Inoltre, tra gli architetti, all’immancabile nome di Renzo Piano si affiancano giovani sperimentatori (la francese Odile Decq e l’olandese Ben van Berkel), e realtà nascenti nella provincia italiana.
Molto recupero, restauro e trasformazione nei progetti selezionati; una buona attenzione all’urbanità, ma poca sensibilità all’ambiente.
Il 20 Febbraio, nella rassegna Progetto Città alla Fiera di Milano, la premiazione. Applaudiamo l’iniziativa, anche se marcatamente comunicativa più che strutturale. Come già emerso a Next, sembra che le città italiane, guidate da giunte “a tempo”, debbano accontentarsi di metamorfosi puntuali.
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