La primavera è arrivata ed anche l’assegnazione del Pritzker Prize ai migliori architetti. Quest’anno il premio ha i colori della bandiera francese: hanno vinto Anne Lacaton et Jean-Philippe Vassal dello studio Lacaton & Vassal. Il premio fa certamente molto piacere ai nostri cugini d’Oltralpe, ma non senza critiche contrastanti sui loro progetti, che fanno presupporre un’accettazione delle loro realizzazioni non proprio unanime.
Il sindaco di Versailles ha dedicato agli architetti Lacaton et Vassal una tribuna sul giornale Le Monde, il quale sottolinea come questo riconoscimento dia forza al nuovo stile dell’architettura francese, orientata al recupero e alla riconversione. Per capire questa sua affermazione bisogna accennare a due tra i principali progetti degli architetti del sud-ovest francese (della regione della Dordogna).
Il duo Lacaton-Vassal ha trasformato con criteri ispirati al massimo comfort un edificio preesistente che ospita 530 appartamenti. Hanno avvolto l’edificio con giardini d’inverno e balconi per ogni appartamento, con aumento della superficie calpestabile e della luce. La vista sulla città di Bordeaux è entusiasmante, come pure la riduzione dei consumi secondo criteri di sostenibilità, ottenuta senza demolire l’edificio per ricostruirne un altro. Il principio ispiratore è stato la conservazione senza eseguire lavori pesanti, rivalorizzando un insieme abitativo senza qualità architettonica nè funzionale. L’accesso all’edificio e i bagni sono totalemente nuovi come le hall. Con la trasformazione dell’edificio (già costituito da alloggi sociali anonimi e scialbi), il duo francese indica le nuove direttive per un habitat urbano contemporaneo performante dal punto di vista energetico e di usi (43.085 metri quadrati con lavori dal 2011 al 2015).
Non si può non dire Chapeau all’intervento di Bordeaux. L’école d’architecture di Nantes è stato invece criticato per essere un insieme di travi e piattaforme in cemento armato con elementi totalemente prefabbricati. L’idea di avere più piani con open spaces non è una novità in Francia, basta ricordare il Centre Pompidou come punto cardine della struttura culturale. Sono in molti a non essere convinti della libertà nel disporre i muri divisori e nel gestire un spazio neutro che può essere modificato a seconda delle necessità. Il loro slogan è faire plus avec moins (fare di più con meno ) ma si dice sia solo di marketing. Tutto l’insieme è scandito dalla struttura portante, il cui modulo è 11 x 11 metri. Il grande scheletro alterna vetrate e parti opache che affacciano sul fiume Loira. L’incoveniente è che una tale ampiezza è difficile da gestire, soprattutto le zone meno illuminate : la luce in un’università, soprattutto di architettura, è fondamentale per vedere disegni, plastici e pensare nuovi spazi. Lacaton e Vassal pensano anche alla possibile fine dell’edificio e a come convertirlo dopo la scuola (in un parcheggio, un centro commerciale e anche degli uffici) divendando una nuova sorgente di spazi per la città di Nantes.
François de Mazières, sindaco di Versailles, ha citato anche, nella sua tribuna, la ristrutturazione e i lavori al Palais de Tokyo di Parigi firmato Lacaton-Vassal. Lo scheletro in cemento armato degli anni 30 (in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1937) è stato prolungato per offrire spazi perfetti per le manifestazioni e le mostre di arte contemporanea, che fanno conoscere in tutto il mondo il centro parigino. Secondo il sindaco, alla base della nuova architettura promulgata da Lacaton e Vassal c’è il superamento del concetto di tabula rasa: dopo Christian de Portzamparc e Jean Nouvel sono i nuovi architetti francesi del momento.
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