Arriva preannunciato dallo speciale profumo di una veste editoriale decisamente di alto livello il bellissimo volume Enchanting Architecture. The Italian Cultural Institute in Stockholm by Gio Ponti. Opera edita in inglese ed italiano da Five Continents Editions, prestigiosa casa editrice specializzata nell’editoria d’arte, il libro è stato commissionato dall’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, e curato dalla Direttrice dell’Istituto Maria Sica che narra l’affascinante percorso, di natura sia storica che artistica, che portò alla realizzazione di una delle più rappresentative architetture italiane all’estero: l’Istituto Italiano di Stoccolma, appunto.
Opera progettata e arredata da Giò Ponti su impulso dell’ingegnere e industriale Carlo Maurilio Lerici, che ne fu anche il massimo finanziatore.
Progetto sostenuto dall’idea di Ponti di un’architettura aperta agli stimoli della modernità, alleggerita nelle sue forme e consapevole della sua funzione, una esperienza creativa che lui stesso definì “fra gli episodi più belli della mia vita”.
È il 1941 quando, a seguito di un accordo bilaterale tra Svezia e Italia, viene fondato a Stoccolma il primo Istituto italiano, volto inizialmente solo alla promozione della lingua italiana in Svezia ma poi destinato a diffondere in toto la cultura del nostro Paese. Così che è quest’anno che ricorrono gli 80 anni da quell’accordo, sodalizio che ha dato inizio a una serie di importanti rapporti culturali e artistici.
In occasione, quindi, di questo anniversario nasce la pubblicazione del volume dedicato al lavoro di Giò Ponti motivo anche per tramandare 80 anni di rapporti culturali tra Svezia e Italia, di dialogo tra due culture che si incontrano e confrontano. Ma il racconto è, soprattutto, la storia dell’edificio e del progetto di Ponti, che in questa occasione collaborò con l’architetto svedese Ture Wennerholm, oltre che con Pier Luigi Nervi all’ideazione dell’auditorium e con Ferruccio Rossetti all’ampliamento dell’atrio di ingresso.
Un luogo straordinario dove Ponti superò l’idea originaria dell’architetto svedese Wennerholm, dando vita a un progetto dove gli spazi “sebbene organizzati in base alla loro funzione, si susseguono in un gioco armonioso di linee spezzate e alternanze cromatiche”. Creando un progetto “classico moderno”, dove arte e architettura si fusero armonicamente con un risultato che, come l’importante documentazione fotografica del volume dimostra, appare ancora oggi oltre ogni tempo ed ogni moda.
Enchanting Architecture, che si apre con le introduzioni dell’Ambasciatore d’Italia a Stoccolma Mario Cospito, della Direttrice dell’Istituto Sica e del curatore degli Archivi di Gio Ponti Salvatore Licitra, si compone di una serie di contributi di studiosi e accademici con l’obiettivo di presentare e approfondire gli aspetti legati alla committenza, della progettazione e della realizzazione dell’edificio e del completo design degli interni.
Un volume ricchissimo di contributi testuali (Fulvio Irace, Domitilla Dardi, Giovanni Bellucci, Antonello Alici, Fredrick Whitling, Adriana Rispoli) accompagnati da immagini storiche, riproduzioni di schizzi, progetti e disegni provenienti dall’archivio dell’Istituto.
Materiale a cui si aggiunge il nuovo e notevole reportage fotografico di Luciano Romano, noto per i suoi lavori incentrati sulla rappresentazione dello spazio conservati in numerose raccolte pubbliche e private, quali la collezione di fotografia del MAXXI a Roma o la Robert Rauschenberg Foundation a New York. Reportage incentrato sugli elementi architettonici e di design che connotano l’edificio e che offrono una panoramica della nascita del progetto e della sua evoluzione nel corso degli anni.
Ed è così che l’occhio si perde fra le immagini di tende che sembrano dipinte oggi, particolari di maniglie come opere d’arte, bozzetti, lettere, frammenti di luce che definiscono legni, vetrate, librerie e spazi da cui filtra il verde dell’esterno come osmosi naturale fra dentro e fuori. Portandoci all’interno del racconto di una storia che narra il meglio del design italiano unito alla volontà dell’ incontro, arricchente e prolifico, di due culture, quella italiana e la svedese.
Rappresentazione fisica di qualcosa che prosegue creando continue occasioni sempre nuove e stimolanti, come dimostrano le innumerevoli ed importanti mostre che animano l’attività a Stoccolma dell’Istituto Italiano di Cultura.
“È qui che lavoriamo – racconta Maria Sica – per contribuire al compimento di quella favola quotidiana auspicata da Ponti, consapevoli del privilegio di poter vivere le ore consuete di lavoro in un ambiente confortevole e bello. Non un monumento, ma la rappresentazione dinamica di un’idea di cultura che racconti sempre chi siamo in maniera facile, chiara, perfetta”.
E perfetta rappresentazione di questo intento è questo volume, archetipo del magico potere che certi libri, realizzati con cura e con amore, hanno di raccontare storie in tutta la loro autentica bellezza. Rappresentando esattamente quell’incanto dell’architettura di cui scriveva Ponti, architettura che “deve nutrire l’anima degli uomini e i loro sogni sul piano dell’incanto: immaginazione, magicità, fantasia, poesia”. L’incanto, questa cosa inutile e indispensabile.
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