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La Biennale di Architettura si presenta: cosa vedremo a Venezia
Architettura
63 partecipazioni nazionali, tra i Giardini, l’Arsenale e il centro storico di Venezia, con quattro Paesi presenti per la prima volta: Grenada, Iraq, Uzbekistan e Azerbaijan. E poi 112 partecipanti alla mostra internazionale, che avrà un contributo esterno a Forte Marghera, e 17 Eventi Collaterali. Sono alcuni dei numeri della 17ma edizione della Biennale di Architettura di Venezia, che è stata ufficialmente presentata questa mattina, confermando le date di apertura, dal 22 maggio al 21 novembre 2021, con vernice il 20 e il 21 maggio. Durante la cerimonia di apertura, che si terrà il 22 maggio, sarà conferito anche il Leone d’Oro speciale alla memoria a Lina Bo Bardi.
How will we live together? Le risposte della Mostra Internazionale
Una conferma che era attesa come una ventata di aria fresca nell’ambiente ma non solo, considerando l’ampio richiamo suscitato da una manifestazione del genere, che riaccende le speranze per inaugurare, finalmente, la ripresa dei grandi eventi internazionali. E sicuramente sarà un banco di prova sotto tutti i punti di vista, tanto concettuale che di metodo, organizzativo e fruitivo, come del resto lascia già intendere il titolo della mostra internazionale curata da Hashim Sarkis, una domanda dai tratti inquieti ma ispirante fiducia – come sempre, dipende anche dall’inclinazione di chi legge – “How will we live together?”, in che modo potremo vivere insieme, come organizzeremo la struttura nostra esistenza condivisa?
A mostrarci le loro ipotesi, i 112 partecipanti provenienti da 46 Paesi, provenienti principalmente da Africa, America Latina e Asia, Continenti attraversati da grandi spinte anche contrastanti. Con uguale rappresentanza di uomini e donne, la Mostra sarà scandita in cinque “scale”, o aree tematiche, tre allestite all’Arsenale e due al Padiglione Centrale: “Among Diverse Beings”, “As New Households”, “As Emerging Communities”, “Across Borders”, “As One Planet”. Prevista anche la partecipazione speciale dell’artista israeliana Michal Rovner.
«L’attuale pandemia globale ha senza dubbio reso la domanda posta da questa Biennale ancora più rilevante e appropriata, seppure in qualche modo ironica, visto l’isolamento imposto», ha spiegato Sarkis. «Può senz’altro essere una coincidenza che il tema sia stato proposto pochi mesi prima della pandemia. Tuttavia, sono proprio le ragioni che inizialmente ci hanno portato a porre questa domanda – l’intensificarsi della crisi climatica, i massicci spostamenti di popolazione, le instabilità politiche in tutto il mondo e le crescenti disuguaglianze razziali, sociali ed economiche, tra le altre – a condurci verso questa pandemia e a diventare ancora più rilevanti».
Parte integrante della mostra internazionale sarà anche un progetto parallelo ed esterno, “How will we play together?”, che riunirà negli spazi di Forte Marghera i contributi di cinque architetti internazionali, invitati a ragionare sul gioco. “How will we play sport together?” è invece l’installazione ai Giardini dedicata al tema dello sport. Il Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Creatività contemporanea, è a cura di Alessandro Melis.
I progetti paralleli e le partecipazioni
Il programma sarà arricchito dai Meetings on Architecture, incontri con architetti e studiosi di tutto il mondo che cercheranno di rispondere alla domanda “How will we live together?”. Questa edizione, inoltre, comprenderà anche una serie di partecipazioni fuori concorso. “Stations + Co-Habitats” mostrerà i casi di studio sviluppati da ricercatori provenienti dalle università di tutto il mondo (Architectural Association, American University of Beirut, The Bartlett, Columbia University, The Cooper Union, ETH Zürich, Ethiopian Institute of Architecture, Building Construction and City Development EiABC, ETSAM – Escuela Técnica Superior de Arquitectura de Madrid, Harvard University, Hong Kong University, Università Iuav di Venezia , KIT Karlsruhe, KU Leuven, Rice University e il Venice Lab, un consorzio di gruppi di ricerca del MIT). “Studio Other Spaces”, rappresentato da Olafur Eliasson e Sebastian Behmann, presenterà UN Assembly for the Future.
La Vuslat Foundation proporrà infine una installazione di Giuseppe Penone in Arsenale. Organizzata in collaborazione con Chus Martinez, l’opera, dal titolo Idee di Pietra – Olmo, consiste in un olmo installato alle Gaggiandre dell’Arsenale, con i rami che si prolungano sulla superficie dell’acqua. «Nell’opera Idee di Pietra – Olmo la pietra sostenuta dai rami è fatta di innumerevoli cristalli, come i singoli pensieri che costituiscono la nostra memoria», ha spiegato Penone. «Quando sentimenti imprevisti scompigliano e creano increspature nel lento fluire delle sensazioni che avvolgono e impregnano il nostro cervello come un fluido, le idee – quelle simili e quelle opposte – si raggruppano attorno per soppesarne il valore. È il germe attorno al quale prende forma un pensiero che, come un cristallo, si sviluppa in maniera coerente, seguendo un percorso definito che cresce nello spazio occupato dai nostri sensi, che poi mettiamo da parte insieme con gli altri pensieri conservati nella nostra memoria».
Per il quinto anno consecutivo, La Biennale di Venezia e il Victoria and Albert Museum di Londra presentano il Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate, all’Arsenale, dal titolo “Three British Mosques”, in collaborazione con l’architetto Shahed Saleem.
Il dialogo con il Festival di Danza
A causa dell’effetto domino causati dagli spostamenti in calendario, quest’anno, la 17ma Mostra Internazionale di Architettura incrocerà il 15mo Festival Internazionale di Danza Contemporanea, dal 23 luglio al primo agosto. L’occasione sarà buona per far dialogare ambiti e linguaggi: nell’Arsenale, nella sezione della Mostra intitolata “Among Diverse Beings”, le installazioni e i danzatori-coreografi di Biennale College, sotto la guida del direttore artistico della Biennale Danza, Wayne McGregor, daranno vita a frammenti coreografici, “istantanee” o “schizzi” sollecitati da segni, materiali e temi della Mostra di Architettura.
«Anche quest’anno, la preparazione della 17. Mostra Internazionale di Architettura è stata avvolta da un clima di incertezza affrontato dal curatore Hashim Sarkis e dai professionisti invitati, così come dai rappresentanti delle partecipazioni nazionali, con grande determinazione, coraggio e senso di responsabilità», ha dichiarato il Presidente della Biennale Roberto Cicutto. «Apriamo i Giardini e l’Arsenale con una consapevolezza ancora maggiore di quanto il lavoro della Biennale sia specchio del mondo contemporaneo, che viene qui interpretato e talvolta anticipato dalle proposte dei curatori e di quanti vi partecipano con le proprie opere».
[…] Il programma che concretizzerà questo appuntamento artistico è ricco, articolato e all’insegna della sperimentazione. Tra le iniziative, si segnala “How to Be Together” a cura di Chiara Organtini, ovvero la creazione di un villaggio ecosostenibile nell’area già rigenerata del Parco dei Cappuccini. Si tratta di una residenza per un gruppo di 50 partecipanti che potranno avere accesso ai laboratori tenuti da Jozef Wouters e Bart Van den Eynde, Lotte van den Berg/Building Conversation, Riccardo Benassi, Ingri Fiksdal e Valentina Pagliariani. Sarà un momento in cui ci si porranno tante domande ma si cercheranno anche altrettante risposte, alla ricerca dell’equilibrio per una coabitazione tra noi umani e la nostra terra. D’altronde è la medesima domanda che sta dirigendo, contemporaneamente, l’esposizione della Biennale d’Architettura: “How will we live together?” (Ne abbiamo parlato qui). […]