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L’Anima(le) del museo: un nuovo playground per il Centro Pecci di Prato
Architettura
di redazione
Al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato è stato presentato L’Anima(le) del museo, un nuovo playground permanente per bambini e ragazzi, ricavato in uno spazio interstiziale, situato tra la struttura originaria del 1988 di Italo Gamberini e l’ampliamento del 2016 di Maurice Nio. A progettare l’installazione, che si propone dunque come un’opera di rigenerazione e connessione per favorire lo sviluppo di una inedita dimensione creativa nell’architettura museale, Studio Ecol, già attivo con vari progetti a Prato, con il designer di giocattoli e illustratore Luca Boscardin e con la collaborazione degli esperti di partecipazione Sociolab, insieme agli studenti delle scuole della città toscana- in particolare del quartiere di Mezzana, dove si trova il museo. La realizzazione del playground rientra nell’ambito del progetto Ciel’in città, selezionato e finanziato nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa, che vede tra i partner lo stesso Centro Pecci e il Comune di Prato.
L’area, in prossimità del percorso di ingresso, è stata progettata per accogliere giovani e giovanissimi dai 3 ai 17 anni, favorendo l’interazione sociale ma anche una sensibilità individuale e collettiva verso l’arte e la creatività contemporanea. Partendo dalla rielaborazione dei principi geometrici delle due architetture, quella modulare di Gamberini e quella circolare di Nio, ECÒL con Luca Boscardin ha dato forma a un inedito playground, prevalentemente vuoto e al contempo denso e vivace, aperto all’interazione, abitabile. Le geometrie si intrecciano in un disegno a terra che assume le fattezze di un animale fantastico. Elementi tridimensionali emergono dal tappeto geometrico, suggerendo alcune parti del corpo come la bocca, le antenne, gli artigli, una cicatrice, la coda dell’animale.
«L’astrazione del disegno consente ai bambini di sviluppare liberamente la loro creatività incentivando l’interazione», spiegano dal team che ha realizzato il playground. «Né gli elementi tridimensionali né il disegno a terra assomigliano a giochi specifici (come uno scivolo o un’altalena), ma sono sculture abitabili. L’idea è di avvicinare i giovani fruitori al museo e all’arte attraverso la possibilità di espressione e interpretazione personale, sviluppando così un rapporto più diretto con il luogo e con le tematiche artistiche. Gli oggetti ludici che compongono l’Anima(le) del museo richiamano l’idea di un parco con sculture. Questa azione aumenta l’estensione dello spazio del museo verso l’esterno, incentivando la sua dimensione pubblica e partecipativa».