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L’architetto giapponese Riken Yamamoto ha vinto il Pritzker Prize 2024
Architettura
di redazione
Considerato tra gli architetti giapponesi più influenti della sua generazione, con i suoi progetti sempre incentrati sul dialogo tra spazio e comunità, Riken Yamamoto è stato nominato vincitore del Pritzker Architecture Prize 2024, il riconoscimento più importante nel campo dell’architettura a livello internazionale. Arrivato alla 53ma edizione e istituito nel 1979, per volontà dell’imprenditore Jay Pritzker e di sua moglie Cindy, il Pritzker Prize spesso è citato come il Premio Nobel per l’architettura ed è stato assegnato ad architetti del calibro di Oscar Niemeyer, Frank Gehry e Robert Venturi, oltre che agli italiani Aldo Rossi e Renzo Piano. Lo scorso anno fu attribuito a David Alan Chipperfield.
Riken Yamamoto è il nono architetto giapponese a essere stato insignito del Pritzker Prize, dopo Arata Isozaki, Shigeru Ban, Toyo Ito, Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa, Tadao Ando, Fumihiko Maki e Kenzo Tange. Il Giappone ha vinto il premio più volte di qualsiasi altra nazionalità.
«Per me, riconoscere lo spazio significa riconoscere un’intera comunità», ha dichiarato Yamamoto. «L’approccio architettonico attuale enfatizza la privacy, negando la necessità di relazioni sociali. Tuttavia, possiamo ancora onorare la libertà di ogni individuo vivendo insieme nello spazio architettonico come una repubblica, promuovendo l’armonia tra culture e fasi della vita». Yamamoto è stato selezionato dalla giuria del Pritzker Prize 2024, presieduta dall’architetto cileno Alejandro Aravena, già vincitore del premio nel 2016, proprio per la sua capacità di «Creare consapevolezza nella comunità su ciò che rappresenta la responsabilità della domanda sociale». «Yamamoto sviluppa un nuovo linguaggio architettonico che non crea semplicemente spazi per le famiglie, ma crea comunità per le famiglie che vivono insieme», ha commentato Tom Pritzker, Presidente della Fondazione Hyatt, che sponsorizza il premio. «Le sue opere sono sempre collegate alla società, coltivando una generosità di spirito e onorando il momento umano».
Nato a Pechino, Cina, nel 1945, Yamamoto ha studiato architettura alla Nihon University, alla Tokyo University of the Arts e all’Università di Tokyo, come allievo di Hiroshi Hara, prima di fondare il suo studio – Yamamoto & Field Shop Co – nel 1973. È stato professore all’Università nazionale di Yokohama dal 2000 al 2011 e presso la scuola di specializzazione in ingegneria dell’Università di Nihon. Nel corso di mezzo secolo di carriera, Yamamoto ha realizzato numerose case private e complessi abitativi ma anche scuole, campus universitari, edifici civici, musei e una caserma dei vigili del fuoco. Le sue opere spesso prevedono terrazze, cortili e altri spazi aperti, per favorire una continuità tra l’interno e l’esterno.
Alcune delle sue opere più rappresentative sono l’edificio Rotunda (Yokohama, 1981); l’Amleto Building (Tokio, Shibuya-Ku, 1988) e i condomini Ryukoentoshi (Yokohama, 1992). Molti anche i progetti in tutto il mondo, Il primo progetto di edilizia sociale di Yamamoto, l’Hotakubo Housing a Kumamoto, in Giappone, prevedeva 110 case disposte attorno a una piazza centrale alberata.
«La sua architettura esprime chiaramente le sue convinzioni attraverso la struttura modulare e la semplicità della forma. Tuttavia, non detta le attività, piuttosto consente alle persone di modellare la propria vita all’interno dei suoi edifici con eleganza, normalità, poesia e gioia», si legge nelle motivazioni della giuria. «Dal Nord al Sud America, attraverso il Mediterraneo fino al Medio Oriente e all’Asia, Yamamoto ha indagato le radici e la storia della vita comunitaria per portare il proprio contributo alla modernizzazione della città contemporanea attraverso l’architettura. Per lui un edificio ha una funzione pubblica anche quando è privato».