Negli anni 50′ è stata laboratorio delle più avanzate teorie architettoniche ed urbanistiche ed è nell’ambito di questa effervescente cultura che nasce il Cine-teatro Duni, un edificio che apre alla modernità, anzi, se pure di poco, la anticipa.
Chi ha visitato Matera la ricorda principalmente per i suoi Sassi, vergogna e vanto di un’intera cittadina, ma Matera non è soltanto questo. Negli anni 50′ è stata laboratorio delle più avanzate teorie architettoniche ed urbanistiche ed è nell’ambito di questa effervescente cultura che nasce il Cine-teatro Duni, una costruzione che apre alla modernità, anzi, se pure di poco, l’anticipa.
Oggi l’edificio compie 50 anni e non li dimostra affatto, per lo meno nella concezione architettonica, anche se, è evidente avrebbe bisogno di un’urgente intervento di recupero e tutela che non può che passare attraverso la riconversione e il riutilizzo della struttura.
Sorto tra una fitta cortina di palazzi a due piani, che si saldano fino a costituire un unico blocco, a cavallo fra due vie principali, della Matera moderna che andava formandosi proprio in quegli anni, l’edificio di Ettore Stella, ha il pregio di non tentare di mimetizzarsi, né di ricercare improbabili legami linguistici con un passato fin troppo recente, ma di proporsi come organismo moderno, semplice e innovativo, espressione di un’architettura che tenta il ricongiungimento con l’innovazione tecnologica. La continuità della struttura cementizia, le rampe che legano platea e galleria, l’uso di materiali innovativi per la pavimentazione, la novità delle coperture e l’attenta declinazione della tipologia architettonica, sono tutti segni tangibili di come questo edificio sia da ritenersi un “giovane monumento” dell’architettura moderna italiana.
Con dovizia di particolare l’autore del saggio, Luigi Acito, ripercorre gli eventi che precedettero la costruzione, ne indaga ogni dettaglio, trascrivendo appunti, riprendendo schizzi, rilevando particolari e facendo così emergere non solo la storia della costruzione di questo mirabile gioiello di provincia, ma anche la storia di una città, di una comunità, che, come risvegliata da un lungo letargo, spera in un futuro migliore, nella modernità che la porterà ad essere da “vergogna nazionale”, come fu definita in un famoso discorso di Togliatti, sulle condizione igienico sanitarie, in cui versavano i suoi abitanti, a “patrimonio dell’umanità”, come è stata recentemente riconosciuta dall’Unesco.
Brunella Santeramo
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