Un nuovo, importante tassello per completare un piano di rigenerazione urbana attraverso la cultura: negli spazi delle ex Caserme di via Guido Reni, nel quartiere Flaminio, a Roma, troverà sede il nuovo Museo della Scienza di Roma. Il progetto sarà realizzato da Adat Studio, studio di architettura romano con esperienza internazionale – Terminal A dell’aeroporto di Newark e Padiglione Sostenibilità a Expo 2020 Dubai, insieme allo studio Grimshaw, Jianmu Tower a Shenzen, con Carlo Ratti -, vincitore del bando internazionale.
«Abbiamo voluto far concorrere gli studi di architettura a livello internazionale e abbiamo avuto un’ottima giuria, il cui lavoro è stato difficile perché erano tutti progetti di alto livello», ha dichiarato Roberto Gualtieri, sindaco di Roma. «Ci sono spazi museali ma anche spazi esterni in cui si incontrano scienza e natura. Stiamo procedendo a un ritmo serrato fuori dalla tradizione di questa città per il Giubileo e vorremmo arrivare presto a conclusione anche dell’iter del Museo della Scienza per vederlo operativo il prima possibile».
Il Museo della Scienza fa parte del progetto complessivo di riqualificazione dell’ex caserma curato da CDP Real Asset SGR e rappresenta uno dei principali interventi di rigenerazione urbana avviati a Roma. Il nuovo polo culturale nell’area dell’ex Stabilimento Militare di via Guido Reni andrà a completare un sistema nel quale sono già presenti, tra gli altri, il Ponte della Musica, l’Auditorium e il MAXXI con il suo progetto di espansione. L’investimento messo in campo per la realizzazione dell’opera ammonta a circa 75 milioni di euro. Parte delle risorse necessarie alla costruzione derivano dal contributo urbanistico straordinario che CDP/soggetto attuatore verserà in ragione del proprio intervento.
«Con il Museo della Scienza e la rigenerazione della Caserma da parte di Cdp, il grande Maxxi, il lavoro del Foro Italico, il recupero dello stadio con l’ipotesi progettuale che vorremmo fosse presentata quanto prima da Cdp e Credito sportivo e con gli interventi di Sapienza nel Borghetto, il Flaminio è uno dei quadranti di più intensa trasformazione urbanistica. Vogliamo esaltare in modo coordinato e unitario questa trasformazione, valorizzando l’idea del Distretto del Contemporaneo lanciata dell’ambasciatore Vattani a cui stiamo lavorando con Sapienza e con tante personalità , a partire dal Prof. Purini», ha sottolineato l’assessore all’Urbanistica Maurizio Veloccia.
Il concorso è stato nel novembre scorso dall’Assessorato all’Urbanistica di Roma Capitale e si è articolato in due fasi. La prima, finalizzata all’acquisizione di proposte ideative, si è conclusa lo scorso gennaio con la presentazione di 70 proposte progettuali, tra le quali la Commissione giudicatrice presieduta dall’architetto Daniel Libeskind ha selezionato i cinque finalisti ammessi alla seconda fase. Quindi, acquisiti i progetti di fattibilità tecnica ed economica dei cinque selezionati, la Commissione ha scelto il vincitore, che è risultato appunto Science Forest, presento da Adat Studio. Presieduta da Daniel Libeskind, la commissione era composta da Fokke Moerel, Benedetta Tagliabue, Alessandro d’Onofrio, Ernesto Dello Vicario.
L’obiettivo è affidare ad Adat Studio la realizzazione del progetto definitivo entro fine anno per poter indire la conferenza dei servizi entro l’estate 2024 e, al termine, procedere all’affidamento del progetto esecutivo e all’indizione della gara di appalto. Se tutte le tempistiche saranno rispettate i lavori potranno iniziare entro il 2025.
Combinare le attività del Museo della Scienza con la vita della città , negando le dicotomie tra naturale – artificiale, interno – esterno, pubblico – privato, passato – futuro. Questa la finalità del progetto presentato da Adat Studio. L’edificio è dunque inteso come un frame importante ma non definitivo della storia del luogo, lasciando aperto il lotto a possibilità di riformulazioni future e considerandolo un’estensione della città esistente.
Il progetto integra il paesaggio interno con l’esterno proponendo un parco pubblico all’interno delle sue mura, proponendo un nuovo comfort collettivo attraverso il contatto con l’ambiente: il cuore del progetto è infatti pensato come un ampio parco aperto ma coperto in cui si può attraversare un paesaggio misto.
«La soluzione progettuale adottata per il Museo della Scienza di Roma dà priorità a due aspetti chiave: minimizzare l’impatto ambientale e assicurare la flessibilità dell’edificio», spiegano da ADAT. «Alcuni degli elementi dell’edificio esistente sono conservati e riutilizzati con interventi mirati, come il mantenimento della facciata esistente in muratura, mentre le strutture interne in calcestruzzo saranno demolite e riciclate. Le funzioni contenute nel piano terra sono pubbliche e accessibili a tutti i cittadini e rendono il museo un polo per lo svago, lo studio, il dibattito e l’incontro incentrato sulla scienza. Nel podio dell’edificio esistente si trovano, oltre al parco aperto alla città , il foyer a doppia altezza, la caffetteria, il bookshop e il ristorante su via Guido Reni, il punto informazioni e la galleria espositiva per allestimenti speciali. Il mezzanino prevede gli spazi per la ricerca e la direzione del museo».
Gli spazi espositivi sono caratterizzati da configurazioni e caratteristiche eterogenee per consentire la massima libertĂ museografica e allestitiva, permettendo allestimenti flessibili e immersivi con la possibilitĂ di dialogare con lo spazio esterno.
All’ultimo piano, numerose “capsule” di diverse geometrie e dimensioni sono sospese sul parco, sorrette dalla selva di alberi artificiali e connesse tra loro da corridoi vetrati. L’edificio è coronato da una teca semi-trasparente aperta per consentire la ventilazione incrociata e l’effetto camino. La copertura, così come il fronte sud della facciata è completamente rivestita da celle fotovoltaiche che garantiscono all’edificio una rilevante produzione di energia elettrica.
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