Agli inizi degli anni ‘90 nell’editoria mondiale si verificò una repentina svolta tecnologica che portò alla nascita delle riviste digitali. La trasformazione incise sulle strutture occidentali della cultura dei nuovi media e influenzò inevitabilmente le arti. Tutto iniziò con la pubblicazione nel dicembre 1980 (già prima che nascesse nel ’91 la WWW) del primo periodico online, la versione elettronica di The Columbus Dispatch, tramite il servizio di accesso remoto Compuserve. Riguardo al dibattito teorico, se Wired (uscita nel 1993 su carta e con HotWired l’anno dopo sul web) rappresentò la faccia “pop” della nuova cultura digitale, presto sostenuta dal Media Lab di Negroponte, l’iniziativa più colta fu CTheory fondata nel 1996 dai filosofi canadesi Arthur e Marilouise Kroker. Prima col testo SPASM, poi col libro-CD Data Trash (scritto insieme a Michael A. Weinstein), Kroker fu un riferimento per numerosi intellettuali postmoderni già molto attivi con le loro analisi sui temi della sparizione, della leggerezza, del transito, che gradualmente vennero coinvolti anche nella redazione di CTheory (Paul Virilio, Felix Guattari, Manuel De Landa, Bruce Sterling, DJ Spooky).
Difficile indagare sul piano globale un settore come quello delle webzine che trattavano, in tutto o in parte, le culture estetiche e artistiche. Senza dubbio è il Canadian Journal of Political and Social Theory (il “padre” cartaceo di Ctheory) ad aver scritto in anticipo anche sui temi legati alle nuove visioni architettoniche e urbane, sviluppate poi nella dimensione digitale, ospitando saggi di Ellen Zweig, Hannah Vowles & Glyn Banks, Marcos Novak. Altri preludi teorico-filosofici si manifestarono nel 1994 con Hakim Bey, l’autore del libro-manifesto “T.A.Z.” della nuova controcultura tecno-anarchica, e in Italia con Il sex appeal dell’inorganico di Mario Perniola, un testo fondamentale per capire quale fu la portata filosofica e artistica di quell’affascinante stagione culturale di fine Duemila.
in particolare, è abbastanza difficile investigare prima del 1995 le attività editoriali sul web riguardanti lo stretto campo delle culture del progetto. Dal 1995, a marzo, si rileva per la prima volta l’esistenza della rivista newyorkese Core77, diretta da Eric Ludlum, che si concentrò sulla promozione dell’industrial design. Riguardo all’architettura, nello stesso mese in Italia apparve sui monitor Arch’it diretta da Marco Brizzi, che darà spazio a saggi, recensioni e progetti legati in particolar modo alla nuova ondata digitale. A Napoli a giugno uscì il primo numero di Ventre, una dirompente rivista curata da Diego Lama, che a partire dal secondo numero di ottobre si munì anch’es
sa dell’appendice telematica Cyber Ventre. Nel 1996 è la volta della spagnola WAM (Web Architecture Magazine) tuttora visibile online, curata da Josep Quetglas e L. Félix Arranz. WAM raccolse sette numeri dove trovarono spazio testi su architetti locali emergenti e non, oltre a nuove linee teoriche che toccarono temi come la città virtualizzata. Nel 1997 nacque Archinect sviluppata da Paul Petrunia. Nel 1998 aprì a Roma la piattaforma Europaconcorsi, che più tardi (sotto il nuovo nome di Divisare) diverrà il più esteso archivio fotografico digitale internazionale di architettura. Le storiche riviste cartacee si trovarono, così, all’improvviso, totalmente spiazzate dalla crescita esponenziale di una miriade di iniziative editoriali non appartenenti a circuiti istituzionali, gestite in modo indipendente spesso da giovani ricercatori neolaureati o perfino giovani studenti di architettura. Il settore dei periodici su carta, com’era inevitabile, iniziò a perdere gradualmente lettori per via della massiccia diffusione di informazioni reperibili facilmente e gratuitamente sul web. Nel settembre 1996, all’interno della 6° Biennale di Architettura di Venezia, l’allora direttore di Domus Francois Burkhardt iniziò a affrontare le relazioni tra architettura e nuovi media. Ma un resoconto esastivo riguardo il panorama italiano venne sviluppato nel 2003 grazie alla pubblicazione del volume Generazione della Rete curato da 2A+P, Marco Brizzi e Luigi Prestinenza Puglisi. Quest’ultimo e Antonino Saggio (entrambi provenienti dall’attivissima e sensibile fucina culturale di Bruno Zevi) saranno tra le punte più vivaci in questo nuovo approccio digitale. Nel 1999 a Milano nasce Designboom, ottenendo un forte seguito globale.
Nel primo decennio del 2000 la proliferazione sarà più estesa in campo internazionale, determinando una competizione sempre più dura. Il web 2.0 portò infine all’atomizzazione dell’informazione tematica con la nascita dei blog. In Italia molte webzine indipendenti continueranno a resistere (Achphoto, Antithesi.com, NIB), altre rimarranno congelate (Arch’it), o perfino svaniranno (Channelbeta, Iperspazio) senza avere il tempo necessario per poter essere scansionate da qualche archivio digitale.
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