Sarà l’architetta di origini libanesi e di base a Parigi Lina Ghotmeh a realizzare il 22mo Serpentine Pavilion, una delle commissioni annuali di architettura più prestigiose del Regno Unito e del mondo, promossa dalla storica Serpentine Gallery di Londra e con il supporto di Goldman Sachs. La selezione del Padiglione è stata effettuata dal direttore artistico della Serpentine, Hans Ulrich Obrist, dalla CEO Bettina Korek, dalla Direttrice dei Progetti Speciali, Julie Burnell, dalla Direttrice Curatoriale Yesomi Umolu e dalla Curator at Large Natalia Grabowska, insieme ai consiglieri Sir David Adjaye e David Glover. Il progetto di Lina Ghotmeh sarà presentato al pubblico nel giugno 2023 e proseguirà l’indagine, già avviata negli ultimi Padiglioni, sui temi della memoria, dello spazio e del paesaggio, riuniti nella prospettiva di una “Archeologia del Futuro”. Nel caso della nuova commissione, questi termini, già cruciali per la contemporaneità, saranno incrociati con quelli della collettività e della ritualità, a partire dal titolo stesso del progetto, “À table”, che in francese suona come un invito a sedersi insieme a un tavolo. Inteso, in questo caso, come struttura complessa, dal design all’interazione, dalla materia alla relazione.
«À table è un invito a vivere insieme, nello stesso spazio e attorno allo stesso tavolo. È un incoraggiamento a entrare in dialogo, a riunirsi e a pensare a come potremmo ripristinare e ristabilire il nostro rapporto con la natura e la Terra», ha dichiarato Lina Ghotmeh a proposito del suo progetto per il Serpentine Pavilion. «Nella mia pratica di architetto, scavo per progettare (e imparare) dalle tracce del passato, ascoltando le voci dei miei antenati così come quelle del nostro mondo vivente. Queste voci entrano vividamente in risonanza con le strutture future, come modi per influenzare e sfidare l’architettura di domani», continua Ghotmeh che, nella sua ricerca, spesso ha ibridato architettura, arte e design, per condurre lavori profondamente riferiti al contesto e alle sue storie.
«Nei tempi che cambiano, questo padiglione offre uno spazio celebrativo. È dotato di un tavolo, attorno al quale ci siederemo insieme, in una struttura modesta, bassa e in un’atmosfera che ricorda le capanne Toguna del popolo Dogon in Mali, Africa occidentale, progettate per coinvolgere tutti i membri della comunità nella discussione. Qui possiamo mangiare, lavorare, giocare, incontrarci, parlare, ripensare e decidere», ha concluso Ghotmeh. Insomma, un luogo di incontro aperto a diverse declinazioni, un po’ come il progetto di Theaster Gates presentato questa estate, realizzato con il supporto di Adjaye Associates.
E se già il padiglione progettato da Counterspace nel 2021 fu riconosciuto come carbon negative, cioè a impatto negativo – il che vuol dire che, nel corso della sua esistenza, ha rimosso dall’atmosfera più Co2 di quanto prodotto – anche per il Pavilion 2023 saranno rispettati i canoni di sostenibilità. La struttura verrà costruita con materiali di origine biologica e a basse emissioni di carbonio. Le nervature in legno di provenienza sostenibile saranno disposte per sostenere un tetto plissettato sospeso, traendo ispirazione delle foglie degli alberi che sorgono a Kensington Garden. Il potrà inoltre essere adattato, smontato e rimontato, così da poter essere conservato anche oltre il consueto periodo di esposizione.
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