In un sistema attraversato da interessi economici di altissima entità, come quello del calcio, non c’è tempo per guardarsi indietro. Anche se la storia è quella della grande ingegneria e della grande architettura. Succede così che un gioiello del razionalismo italiano, come lo Stadio Artemio Franchi di Firenze, già Stadio Comunale, progettato nel 1929 dagli ingegneri Pier Luigi Nervi e Gioacchino Luigi Mellucci, sia a un passo dalla distruzione, in base a un emendamento inserito nel Decreto Semplificazione. L’articolo 55-bis del DL n. 76/2020 va infatti a indebolire di una serie di articoli del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, a sua volta legato a uno dei più importanti principi della Costituzione, l’art. 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione».
«Senza considerare i caratteri di generalità e astrattezza che ogni norma giuridica dovrebbe avere, del tutto ignorata dal suddetto emendamento, in tutta evidenza si rivela una visione parcellizzata del Patrimonio dell’architettura italiana, quasi fosse dettata da interessi particolari», ha dichiarato l’architetto Ugo Carughi che, impegnato nel movimento di salvaguardia dello Stadio Franchi, fa notare come il vulnus sia grave, anche al di là del caso specifico. «Al Ministero competente è unicamente affidata l’individuazione di alcuni “specifici elementi strutturali, architettonici o visuali di cui sia strettamente necessaria a fini testimoniali la conservazione o la riproduzione anche in forme e dimensioni diverse da quella originaria” con “modalità e forme di conservazione, anche distaccata dal nuovo impianto sportivo”», continua Carughi, che è stato direttore presso la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio Napoli.
«Viene qui contemplata la possibilità di operare con interventi sistematici che portino a modifiche irreversibili, fino alla demolizione completa di un impianto sportivo in virtù della prevalenza conferita alla sua fruibilità rispetto alla tutela del suo interesse culturale. Viene addirittura immaginato di poter smembrare un edificio già sottoposto a dichiarazione di interesse culturale: alcune delle sue parti sarebbero ricostruite in altri luoghi e in “dimensioni diverse”. Il che è da ritenersi inammissibile ai sensi di tutte le Carte e le Convenzioni, nazionali e internazionali e contrario al concetto stesso di tutela, di cui l’Italia è, nel mondo, uno dei principali custodi. La parcellizzazione investe, così, nello stesso modo, le norme e le opere ad esse sottoposte».
Ma l’industria del calcio è vorace e il progetto di una nuovissima “cittadella dello sport”, o meglio, un centro commerciale dello sport, è uno dei cavalli di battaglia di Rocco Commisso, imprenditore naturalizzato statunitense, fondatore di Mediacom, quinta azienda fornitrice di TV via cavo negli USA, e presidente e proprietario delle squadre di calcio dei New York Cosmos e della Fiorentina, la cui nobile eredità calcistica è legata a doppio filo con lo storico stadio in Campo di Marte. «L’Italia possiede nello Stadio di Firenze un’opera architettonica insuperata nel suo genere», scriveva il grande storico dell’architettura Siegfried Giedion, nel 1933. Parole antiche, che evidentemente oggi hanno poco valore.
Quelle di Commisso – che è anche laureato in ingegneria, oltre che in economia e commercio -, invece, sembrano avere un altro peso specifico, almeno di questi tempi e per certe orecchie: «In totale, stadio compreso, il mio sarebbe un investimento da 550 milioni di euro. Per trovare qualcuno che abbia fatto a Firenze investimenti del genere bisogna tornare ai tempi dei Medici», .
Insomma, il patron fa il modesto e chiama in causa una storia tutta sua del mecenatismo, per rispondere alle opposizioni della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, presieduta da Andrea Pessina che, tra pochi giorni, dovrà presentare le sue carte alla Direzione Generale, per impedire la distruzione dello Stadio Artemio Franchi.
«Wembley è stato distrutto, lo Yankee Stadium è stato distrutto. E ora sono ancora lì, più belli di prima. Però se distruggere è un termine troppo forte, allora potrei usare demolire. Anzi, meglio: rifare. Ecco, rifarò il Franchi», risponde Commisso a una intervista rilasciata a Calcio e Finanza. E come dargli torto? Da qualche parte hanno adirittura rifatto Venezia e il Colosseo.
Per difendere l’impianto, sono partite diverse iniziative. Sul sito salviamoilfranchi.org sono riportate molte informazioni utili e precise per conoscere la storia dello stadio.
Architettura tra le più innovative al mondo per la sua epoca, con la pensilina priva di sostegni intermedi, le scale elicoidali e la torre di Maratona – dove peraltro si ricordano i giovanissimi Martiri del Campo di Marte, vittime della barbarie fascista –, lo Stadio fu uno dei primi capolavori ingegneristici di Pier Luigi Nervi, che vi lavorò insieme a Gioacchino Luigi Mellucci, maestro del Liberty e autore a sua volta di apprezzatissimi edifici, in particolare a Napoli. Perfetta fusione tra alti standard tecnologi ed estetica coerente, lo Stadio è un esempio del tipico approccio progettuale di Nervi ma già in occasione dei mondiali del 1990 fu sottoposto a diversi rifacimenti che, tra le altre cose, soppressero la pista di atletica.
Su change.org è inoltre partita una petizione indirizzata al sindaco di Firenze, Dario Nardella, firmata al momento da quasi 2mila persone. A lanciarla, qualcuno oltreoceano: Thomas Leslie, architetto, storico e professore all’Università dell’Iowa. «In qualità di architetti, storici, ingegneri e conservazionisti internazionali, siamo preoccupati per i progetti della squadra di calcio Fiorentina che minacciano lo status storico di questo monumento dell’ingegneria. Il lavoro di Nervi è noto in tutto il mondo per la sua integrazione tra arte e scienza. Lo Stadio di Firenze è stata l’opera fondamentale da cui è cresciuta la sua carriera e la sua conservazione è fondamentale per salvare la storia del più grande ingegnere italiano», si legge nella petizione.
A muoversi anche Carughi e Marco Nervi, presidente di Pier Luigi Nervi Project Association, che invitano a scrivere una lettera «Che spieghi brevemente perché lo Stadio Franchi merita di essere preservato nella sua integrità. Noi aggiungiamo che va anzi ripristinato al suo splendore originale, come era prima delle manomissioni realizzate in occasione dei Mondiali del 1990». La lettera va intestata a: Andrea Pessina Superintendent, Superintendence of Archeology, Fine Arts and Landscape for the metropolitan city of Florence and the provinces of Pistoia and Prato, Piazza Pitti 1 – 50125 Florence. E via mail, ad andrea.pessina@beniculturali.it, per conoscenza a Marco Nervi, marconervi@googlemail.com, e Ugo Carughi, ugo.carughi@gmail.com.
Peraltro, non è l’unico stadio storico che rischia la demolizione. In bilico anche il San Siro, il tempio del calcio, tra i simboli di Milano dopo il Duomo e la Triennale, inaugurato nel 1926 su progetto dell’architetto Ulisse Stacchini. Le due squadre milanesi, Inter e Milan, hanno già trovato l’intesa per un nuovo stadio, la cui costruzione prevede anche la riqualificazione dell’intera area. E anche in questo caso il San Siro è di troppo.
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Il Franchi non è più e non potrà mai ridiventare uno stadio adatto ad ospitare moderni eventi sportivi. L'unica soluzione che accordi tutte le esigenze è quella di ripristinarlo nella pulizia delle linee originali rimuovendo per esempio infrastrutture posticce e gli orrendi seggiolini.
Lo stadio adatto ad ospitare non solo la Fiorentina, ma anche importanti eventi internazionali va costruito nuovo in altra zona.
L'avidità che ostacola questo percorso non è quella del proprietario della Fiorentina, ma del Comune di Firenze che evidentemente perderebbe gli introiti derivanti dall'affitto del Franchi e si dovrebbe accollare le spese di manutenzione.