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“Stodistante”: l’installazione per vivere lo spazio pubblico in sicurezza
Architettura
Alla domanda come rendere vivibile, ma soprattutto sicuro, il distanziamento sociale dopo il lockdown risponde Caret Studio, con l’opera di design urbano “Stodistante”.
Situata nella piazza dedicata a Giotto nella città di Vicchio, “Stodistante” è stata progettata seguendo i parametri di distanza di sicurezza stabiliti dalla Regione Toscana e corrispondi a 1, 80 m.
Una misura che è divenuta strumento di progettazione per costruire una griglia di piccoli quadrati bianchi, dipinti con vernice rimovibile che crescono di dimensioni man mano che arrivano al centro della piazza.
“Stodistante” è una soluzione di design urbano intelligente, che non ostacola la bellezza della piazza, ma che crea nuove prospettive.
Matteo Chelazzi, Federico Cheloni e Giulio Margheri, che hanno fondato Caret Studio nel 2014, spiegano che durante le settimane di quarantena, «La nostra percezione dello spazio pubblico è cambiata, e questa è la prima volta che la nostra generazione si è trovata nella posizione di avere paura della comunità».
“Stodistante” si configura, dunque, come una linea guida visiva per tornare a vivere in sicurezza, ma con serenità, lo spazio pubblico. Uno spazio da vivere senza paura.
I giovani architetti descrivono l’opera come una «Soluzione temporanea per un “uso consapevole” dello spazio pubblico secondo le attuali misure di sicurezza del Paese».
“Stodistante” riflette anche il nome dello studio; il cursore è un simbolo tipografico che indica dove manca una parola o una frase. Caret Studio «Entra in gioco quando manca qualcosa, segnala l’assenza ed evidenzia la necessità».
Il progetto è una strategia di progettazione applicata per la prima volta a Vicchio, ma che desidera essere implementate in diverse aree pubbliche della città, per creare «Un’infrastruttura temporanea per un nuovo tipo di socializzazione,. Il desiderio è quello di realizzare “Stodistante” nelle piazza di tutta Italia.
Che squallore: la griglia regolare rappresenta proprio il rimbecillimento degli umani sottomessi a inquadramenti meccanicistici, la post-umanità regredita nell’appiattimento bidimensionale del pensiero. Meno male che è temporanea!