Negli ultimi anni Steven Holl è spesso presente in Italia, arrivato ora a Vicenza dopo l’inaugurazione a Roma di una mostra a lui dedicata, ha presentato, assistito da Francesco Dal Co, una sua interessante lettura del mondo giapponese e americano e dei suoi lavori più recenti. Pro Kyoto, così Holl ha intitolato la veloce comunicazione vicentina. La stessa conferenza è stata tenuta a Washington l’estate scorsa: dopo i fatti dell’11 Settembre l’architetto aveva deciso di non parlare più e soprattutto di non parlare della realtà occidentale e di quell’Oriente occidentalizzato, luoghi nei quali lavora con successo. Oltre che grande costruttore Steven Holl è però anche un architetto un po’ filosofo e, dopo avere meditato su letture buddiste e su musiche new age, come David Byrne, ha deciso che forse in Italia avrebbe potuto riproporre i suoi dialoghi.
Il suo mondo di progettista è molto diverso dalla realtà italiana: l’entusiasmo dell’architetto americano per la dimensione contemporanea del Giappone è giustificato dall’intenso lavoro che l’Oriente commissiona a Holl: a Kyoto, nell’esempio di Makuhari, ben 190 unità di abitazioni sono state edificate su suo progetto in appena 11 mesi. Le tipologie usate sono state 32. Al termine di questo progetto i giapponesi hanno incaricato nuovamente l’architetto per un edificio di altre 280 unità, costruito poi in 14 mesi. Paradiso felice per un ideatore la cui intenzione è costruire, il Giappone lecitamente si rivolge a colui che, lavorando con elementi prefabbricati, riesce a gestire tempi e modalità così rigidamente compressi. Ed è proprio questa sua attitudine al controllo del processo che fa di Steven Holl un così fertile progettista ma anche un grande e moderno architetto attento a tutti i procedimenti legati ad una ecologia del vivere.
Il suo studio è una Babele di lingue e di nazionalità. Ci dice che vi lavorano 20 persone che parlano ben 25 lingue diverse: questa mescolanza di idee, tradizioni e costumi si riflette nel mondo progettuale di Holl che lavora sul contesto filosofico dell’abitare, proponendo un suo piano di vita a cui giunge attraverso intensi studi sociologici e di economia/ecologia ambientale. Ma è il concetto primordiale dell’acqua che indirizza implicitamente (nel progetto per la Cappella di Sant’Ignazio a Seattle del 1997) ed esplicitamente (nel progetto per il trattamento delle acque del lago Whitney nel Connecticut del 1999) tutto il lavoro di Steven Holl: lo segue, lo ispira, si rende partecipe delle sue invenzioni architettoniche, lo ossessiona. Il risultato è poesia d’avanguardia.
Articoli correlati:
Presentazione dell’ultimo libro di Steven Holl
La mostra di Steven Holl a Roma
Link correlati
Sito ufficiale dello studio di Steven Holl
Sito dell’associazione di Vicenza che ha organizzato la mostra
Sito dell’American Academy di Roma
Chiara Visentin
Appuntamento questa sera, 28 luglio, con “be here now”, l’esposizione dei tre lavori inediti che l’artista olandese herman de vries…
La galleria Pinksummer porta l’arte fuori dalle sue mura espositive per fondersi con la città presentando una collettiva estiva dal…
Manna Rain: le nuove piogge astratte e cinematografiche di Rita Ackermann in dialogo con l’eredità di Cy Twombly, per la…
La maison italiana fondata nel 1974 fa il suo ingresso nel gruppo d’aste Millon, ma mantiene forte la sua identità
Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…
WineWise: parte la open call per artisti emergenti promossa da Art Days Napoli Campania. In palio la produzione di un'opera…
Visualizza commenti
grande Steven Holl, exibart fa bene a dargli il giusto spazio (brava anche la redattrice)