18 luglio 2001

Taccuino 30.VI.2001 Villard: luogo, progetto, teoria ritrovati Lecce, Conservatorio di S. Anna

 
La settimana del Villard 2001 si chiude con l’annuncio di una mostra itinerante dei progetti del workshop a partire dal capoluogo talentino in ottobre. Qualche anticipazione...

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“La scuola ebbe inizio con un uomo sotto un albero, un uomo che non sapeva di essere un maestro e che si mise a discutere di quel che aveva compreso con alcuni altri che non sapevano di essere studenti. Gli studenti si misero a riflettere su quanto era passato tra di loro e sull’effetto benefico di quell’uomo. Desiderarono che anche i loro figli lo ascoltassero, e così furono eretti degli spazi e la prima scuola venne in presenza”. Questo secondo L. Kahn il processo di ispirazione – istituzione – costruzione della scuola. Forse è stato per il progressivo invisibile tramontare della luce ed il contemporaneo stemperarsi nell’ombra delle forme del cortile del Seminario di Lecce che la manifestazione conclusiva del Villard 2001 – una volta terminata la esposizione dei progetti ed iniziato il dibattito – mi è parsa sempre più una trasfigurazione della menzione kahniana. O forse perché circostanza ha voluto la traslazione della centralità del cortile (marcata con barocco-leccese tautologia da pozzo) nella centralità simbolica dell’albero kahniano, per il disporsi dei presenti proprio su un lato del cortile stesso a ricostituire nello spazio dell’autorappresentazione un luogo deputato allo scambio delle idee.
Poiché idee ve ne erano e tante, affermate, negate, suggerite (…ispirate) dai progetti dei “ragazzi del Villard”, impegnati su un’area vasta ed esemplare delle questioni urbane correnti. Dalle infrastrutture dei trasporti e dell’accessibilità (rete ferroviaria, viabilità urbana e connessioni territoriali), alla risoluzione delle aree e dei rapporti lasciati liberi dalla dismissione di attività produttive (cave) e militari (poligono), al modo di intendere la relazione tra antico e nuovo (per la prossimità dell’area archeologica di Rudiae ma anche e più estesamente per la complessità delle relazioni centro-periferia-territorio) era nata una tensione riorganizzativa dei sistemi funzionali delle attività di vita associata (istruzione, cultura, tempo libero, persino un contestualizzato riuso primario del suolo) ma anche di ri-mediazione di un paesaggio i cui segni di antropizzazione erano finalmente riconosciuti come problemi di architettura e non come accidenti da rimuoversi anche dalla rappresentazione cartografica.
I progetti, assorbita e superata la questione del programma, hanno innanzitutto espresso un metodo di lettura del substrato di una nuova configurazione urbana, nel quale pluralità e peculiarità di scuole, culture e poetiche personali si ricompongono nella estrema riduzione dei margini di soggettività. Il riconoscimento dell’attualità del “dismesso”, della forza dell’area “debole”, della qualità del sito da “valorizzare”, presentava il comune importante denominatore che le potenzialità di simili luoghi e la loro specificità di eccezioni non sono assolute ma vivono proprio del rapporto con un contesto al quale vanno ricondotte per esprimere la loro valenza di trasformazione. La condivisione, non scontata, di tale procedimento non ha significato l’omologazione dei supporti teorici, metodologici ed operativi. Nella complessità dell’interazione indicata si è anzi evidenziata la individualità dei progetti quali elaborazioni di posizioni teoriche diverse e procedure operative manipolanti elementi, segni, caratteri, relazioni e non solo linguaggi differenti, il che non esclude possibili interessanti tassonomie.
Ma soprattutto il farsi del progetto più che occasione centro di approfondimento teorico ha indicato se non portato alla sintesi di categorie e strategie per un riassetto fondato ma non statico della città, che meriterebbe attenzione non solo da parte della amministrazione cittadina di Lecce. Questo non tanto per la connotazione multipolare originaria, riscontrabile ma non sempre riconosciuta altrove, ma quanto per la logica di fisicità relazionale sottesa all’adozione semantica delle rilevanze morfologiche fatta in alcune proposte ovvero, in altre, a quella di alcuni paradigmi di modellizzazioni mutabili ma non per questo meno riconoscibili e significative.

Daniele Di Campi


Link correlati:
per saperne di più sul Villard:www.le.archiworld.it
e sull’area dei progetti: www.le.archiworld.it/images/tesi
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“L. Moretti architetture dal 1933 al 1970”
Lecce: dal 25 al 30/VI/2001
Settimana conclusiva del seminario itinerante Villard 2001 cui partecipano le facoltà di Architettura di Venezia, Torino, Genova, Ascoli, Pescara, Roma 3, Napoli e Palermo, con progetti elaborati da selezionati gruppi di studenti sull’area tra Stazione ferroviaria ed Ospedale. La manifestazione si articola in conferenze, incontri-dibattito, mostre d’architettura, una piccola rassegna cinematografica ed un particolare spettacolo di “dolci architettonici”, oltre alla presentazione, sabato 30/VI, dei progetti.


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